Il dramma

venerdì 20 Settembre, 2024

Emilia-Romagna, l’alluvione fa mille sfollati: «È peggio di maggio 2023»

di

Romagna e Marche devastate dalla pioggia. Dispersi a Bagnacavallo dove la piena ha fatto crollare i muri di alcune case

La Romagna, parte dell’Emilia e il nord della Marche tornano a fare i conti con l’alluvione, a distanza di poco più di un anno (era metà maggio del 2023). Secondo Arpa Emilia Romagna «una cumulata massima d’acqua caduta nelle ultime 48 ore che ha superato, in alcuni casi, i 350 millimetri, con picchi massimi, in Emilia-Romagna, nella zona tra Ravenna e Brisighella. Quattro i bacini interessati, nei territori tra Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena, con tracimazioni. Oltre un migliaio le persone evacuate, di cui 800 solo nel ravennate».
Sono i primi effetti della pesante ondata di maltempo causata dagli effetti del ciclone Boris che, arrivato in Italia, si è abbattuto con particolare violenza sulla Romagna e nel Bolognese. Un dato, su tutti: nel maggio 2023 furono 400-450 i millimetri d’acqua caduta, ma in due alluvioni; ora, in un unico evento, si sono superati, in alcune aree, i 350 millimetri.
Oltre 200 gli interventi effettuati dai Vigili del Fuoco. Colonne mobili nazionali del volontariato di Ana (Alpini) e Misericordia e delle Regioni Veneto, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento, Lombardia sono già operative in Emilia-Romagna con più di 500 volontari. Arrivate ieri sera anche quelle di Liguria, Lazio, Marche e Umbria. L’Agenzia regionale ha immediatamente attivato più di 100 volontari. A Bagnacavallo (Ravenna) due persone risultano disperse per il crollo di una casa; la furia dell’acqua del Lamone fuoriuscita dall’argine a Traversara di Bagnacavallo ha provocato il crollo dei muri di alcune case, le persone si sono rifugiate sui tetti. Le scuole nella zona rossa resteranno chiuse in gran parte delle province. L’allerta rossa è stata prorogata anche per oggi in tutto il territorio del Ravennate. L’innalzamento del livello del torrente Savena preoccupa a Bologna mentre a Modigliana (Forlì-Cesena) fa paura la piena del torrente Tramazzo. Inondato Castel Bolognese (Ravenna) e alluvionata Faenza, dove sono esondati i fiumi Marzeno e Lamone. Sono oltre mille le persone sfollate in tutta la Regione. Sospesa la circolazione di molti treni. Ad Ancona è straripato l’Aspio, strade allagate e zone isolate; disagi anche nel Pesarese al confine con la Romagna. A Senigallia (Ancona), colpita pesantemente in passato da alluvioni nel 2014 e 2022, a causa di abbondanti piogge è tracimato in alcuni punti il fosso Sant’Angelo e diverse vie limitrofe sono parzialmente invase dall’acqua, in particolare in via Rovereto e via Ciucci, zona Ponterosso. Sotto costante monitoraggio, come di consueto, il livello del fiume Misa che però, al momento, non presenta criticità alla foce con l’acqua che defluisce regolarmente in mare. «Sto seguendo con grande attenzione la situazione del maltempo in Emilia Romagna e altre zone d’Italia, in costante contatto con gli operatori sul campo per vigilare sulle infrastrutture e garantire la sicurezza dei cittadini, a cui va la nostra vicinanza in questi momenti difficili. Un ringraziamento a soccorritori e volontari, il ministero dei Trasporti è pronto a fare la sua parte» ha scritto ieri sui social il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Polemica a Faenza, sempre nel Ravennate per la costruzione in extremis di un muro di contenimento della piena, che è comunque finito sott’acqua, insieme a strade e primi piani delle case. Una parte della città è infatti attraversata dal fiume Lamone che riceve le acque dal Marzeno. Ed è proprio quest’ultimo torrente, che scorre a valle provenendo da Modigliana (nel Forlivese), a provocare da sempre disagi, quando piove tanto. In piena “gonfia” il fiume Lamone, che da Brisighella corre fino al mare e scarica sulla città. «A reggere ieri – spiega il sindaco Massimo Isola – è stato un altro muro, permanente e consolidato, costato diversi milioni ed eretto negli scorsi mesi sulla sponda destra, quella che non ha esondato».
E qui è scattata la polemica, perché un muro simile, il Comune avrebbe voluto costruirlo anche sulla sponda sinistra, quella dei quartieri ancora alluvionati. «Il Marzeno confluisce nel Lamone con una curva in prossimità di via Cimatti, che è stata allagata – spiega il primo cittadino -. Avevamo proposto alla struttura commissariale un progetto per costruire un muro in questa zona. Viene deciso che poteva essere realizzato con i fondi concessi dall’ordinanza 13bis del commissario. Ma per lungaggini burocratiche non è stato fatto niente».
A Mezzano, frazione di Ravenna, è stato chiuso il ponte sulla Statale 16 Adriatica. A Rimini il fiume Marecchia aveva superato la soglia rossa alla mezzanotte tra mercoledì e ieri e attualmente si sta ritirando con il livello di piena in discesa.
«Un particolare pensiero e piena solidarietà ai cittadini, ai Sindaci agli operatori di protezione Civile coinvolti dall’alluvione in Romagna. Il lavoro di un anno e mezzo sembra vanificato, troppo vicino all’alluvione del maggio 2023 e troppo intenso questo evento, non ha lasciato il tempo per realizzare i complessi interventi necessari per affrontare il tema del cambiamento climatico». Lo afferma Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna. «Dopo l’alluvione del maggio 2023 i geologi avevano indicato nel dare spazio ai fiumi, la strada principale da intraprendere. Oggi più che mai, nella drammaticità di queste ore, ribadiamo il concetto come principale tipo di intervento necessario per affrontare i problemi legati agli eventi alluvionali. Siamo in allerta rossa, le precipitazioni simili all’evento del maggio 2023, a Modigliana la situazione sarebbe addirittura peggiore. Di fronte ad eventi del genere c’è poco da fare, non bastano le casse di espansione, non basta abbassare le golene e adeguare le sezioni, occorre dare spazio all’acqua senza se e senza ma», spiega Antolini.