La guerra a Beirut

martedì 1 Ottobre, 2024

Libano, le studentesse di Unitn bloccate a Beirut: «Le bombe non si fermano. Speriamo di tornare presto a Trento»

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Parla una delle giovani: «Commosse dalla solidarietà, doneremo anche noi. Siamo in lista d'attesa per un volo»

Non è molto, ma in mezzo alle bombe e con l’incubo di un’invasione di terra di Israele alle porte, la gara di solidarietà iniziata dai loro amici e compagni di corso a Trento è quanto sta dando speranza a Karen e Aria, le due studentesse libanesi dell’Università di Trento, rimaste bloccate a Beirut, dove si erano recate in visita alle famiglie, a causa dell’attacco israeliano. «Sono davvero sorpresa di tutto il supporto che è arrivato per la nostra situazione – dice Karen al telefono – Ci sono persone che stanno donando, che stanno condividendo la nostra storia sui social media, non solo amici, compagni di corso e professori, ma anche persone che conoscevamo poco o per nulla. Tutto questo ci dà un po’ di speranza nell’incubo che stiamo vivendo». Karen e Aria sarebbero dovute tornare in Italia con un volo sabato, ma a causa dei bombardamenti non sono riuscite a raggiungere l’aeroporto ora sono alla ricerca di un’alternativa. «Purtroppo, nonostante la generosità delle persone, siamo ancora lontane dal prezzo dei biglietti delle navi. Quindi siamo andati a chiedere all’ufficio bigletti aerei. Al momento c’è solo una compagnia che vola da Beirut e c’è una lunga lista d’attesa per i voli. Non so quanto sia sicuro volare al momento, ma è più economico della nave. Abbiamo i nostri documenti e siamo in lista d’attesa. Speriamo che si liberi un volo al più presto, andremo in qualunque paese e poi da lì raggiungeremo l’Italia». Intanto le studentesse cercano di rimanere al sicuro per quanto possibile. «I bombardamenti non si fermano mai – racconta Karen, che al momento si trova a Beirut con la madre – Colpiscono la capitale, ma anche il nord e il sud del paese. Ogni volta che mi arriva una notifica sul cellulare ho un tuffo al cuore temendo il peggio». Il Libano è un paese dalla storia tormentata, ma quello che sta succedendo non ha precedenti. «Io fino alla guerra civile vivevo in Siria, ad Aleppo – ricorda Karen – Poi siamo scappati in Libano. Per quanto fosse terribile non è paragonabile a questo. La tecnologia militare è più avanzata, l’escalation negli attacchi molto più veloce». Le ragazze però non perdono la speranza. «I tanti messaggi di supporto ci danno molta forza. Non ci dimenticheremo mai quello che hanno fatto per noi. Per questo abbiamo deciso che qualunque somma avanzerà la vorremmo donare a una ong che si occupa di aiutare le persone qui in Libano e ad un’altra che aiuta in Ucraina. Perché la nostra amica che ha lanciato la raccolta fondi è ucraina e noi crediamo davvero che i popoli siano uniti nella sofferenza che travalica i confini». L’ultimo pensiero Karen lo dedica al suo paese. «Spero che finisca tutto presto. La guerra e le invasioni non risolvono i problemi. Bisogna rispettare la sovranità nazionale e anche le leggi internazionali».