Emergenza casa

sabato 5 Ottobre, 2024

Provvedimenti di sfratto, nel 2023 saliti del 5,6%. Esecuzioni in calo ma superiori agli anni precedenti

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I dati del Ministero dell’Interno: in Trentino 246 richieste di esecuzione e 120 sfratti eseguiti, il 73% del totale è per morosità dell’inquilino Uil e Uniat: affitti troppo cari

Nel 2023, in base ai dati del Ministero dell’Interno appena pubblicati, i provvedimenti di sfratto emessi in provincia di Trento sono 206, in crescita del 5,6% rispetto all’anno precedente. Le richieste di esecuzione e gli sfratti eseguiti risultano in calo, ma solo perché l’anno prima, il 2022, è finito il blocco delle esecuzioni deciso in periodo Covid. Le richieste 2023 sono 246, inferiori alle 335 del 2022 ma superiori a quelle degli anni precedenti, compreso il 2019 quando erano 180. Gli sfratti eseguiti, 120, sono sotto i 173 dell’anno prima ma superano quelli del periodo precedente, anche pre-Covid: nel 2019 erano 82. A livello nazionale invece le sentenze di sfratto emesse nel 2023 risultano 39.373 mentre nel 2022 il dato definitivo era pari a 41.849. «Gli sfratti si riducono, fatto positivo, ma restano troppi, il problema casa comunque non si risolve» affermano il segretario della Uil trentina Walter Alotti e la presidente di Uniat, l’Unione nazionale inquilini ambiente e territorio, Antonella Scarsella. In Trentino, per la verità, non sono nemmeno in calo. Dei 206 provvedimenti trentini, 151 sono per morosità, di cui 62 nel capoluogo e 89 nel resto della provincia, e 55 per finita locazione, 20 a Trento e 35 nel resto del territorio. La morosità dell’inquilino, spesso incolpevole, rimane la causa principale dello sfratto, ma è in calo sul totale: l’anno scorso era il 73%, nel 2022 sfiorava il 78%, prima del Covid, nel 2019, gli sfratti per morosità erano il 94% del totale.
In tutta Italia, degli oltre 39mila provvedimenti di sfratto, 2.231 sono per esigenze del locatore, 6.440 per finita locazione e 30.702 per morosità. Poi, sono state presentate all’Ufficiale Giudiziario 73.800 richieste di procedure di sfratto e sono stati oltre 21mila gli sfratti eseguiti. «In attesa di eventuali dati a consuntivo – sostengono Alotti e Scarsella – si può dire che siamo comunque in linea con gli anni passati. Le sentenze per morosità restano la principale motivazione di sfratto, infatti su un totale di 39.373 nuove sentenze, quelle per morosità sono 30.702, circa il 78%. Tra i dati regionali da segnalare, le regioni maggiormente interessate dagli sfratti per morosità risultano Lombardia, Lazio e Campania».
«Per quanto riguarda la nostra Regione – precisano gli esponenti di Uil e Uniat – abbiamo 482 provvedimenti di sfratto emessi (276 a Bolzano e 206 a Trento) praticamente fermi rispetto al 2022; 508 richieste di sfratto esecutivo presentate all’Ufficiale Giudiziario ( -27,22% sul 2022) e 289 sfratti eseguiti (169 a Bolzano contro 120 a Trento) con l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario (-18,82% sul 2022)». Questi dati, dicono Alotti e Scarsella, parlano «di un mercato delle locazioni con valori eccessivi e che rimangono tali, senza alcun riferimento ai redditi delle persone che possono solo prendere una casa in affitto. L’affitto e i suoi valori insostenibili, restano una delle emergenze consolidate, anche in Trentino».
«La questione abitativa derivante dagli sfratti, ma anche dagli altri indicatori sociali quali povertà, lavoro povero, lavoro precario e famiglie nelle graduatorie, avrebbe bisogno di una assunzione di responsabilità programmatica e quotidiana, invece assistiamo sia a livello nazionale che locale ad una attenzione mediatica e, perché no, anche strumentale, politica e propagandistica, ma a pochi provvedimenti concreti ed efficaci. In Trentino sarebbe importante tornare al più presto ad una messa a disposizione delle famiglie in graduatoria del migliaio di alloggi pubblici Itea di risulta sfitti e destinarne alcune decine per le famiglie sfrattate che rimangono per strada, almeno per un tempo minimo, necessario a terminare l’emergenza».
«Non più eludibile – sottolineano – anche l’indicizzazione dell’Icef, l’indicatore che misura la ricchezza/povertà delle famiglie e che purtroppo non è più rappresentativo della condizione economica delle famiglie per il welfare provinciale e per le politiche della casa in particolare. Infine precisiamo che i dati del Ministero dell’interno non riguardano gli sgomberi di occupazioni, anche di case popolari, o gli interventi di esecuzione di espropri per mancato pagamento dei mutui».