La storia
domenica 6 Ottobre, 2024
di Samanta Deflorian
È passato poco più di un anno da quel giorno in cui Lisa ha ricevuto la telefonata in cui le è stato offerto un posto di lavoro. Un lavoro che non aveva ancora cercato, ma che è arrivato inaspettato. Proprio a lei. Una donna. La ditta Misconel di Lago di Tesero le stava offrendo un posto come autista di camion. «Non ci ho pensato due volte e ho accettato. Mi sono detta: quando mi ricapita che mi vengano a cercare».
Lisa Dellafior ha 24 anni ed è di Masi di Cavalese. La mamma ha un salone di parrucchiera, il papà è da sempre meccanico nelle officine di Misconel. Lisa è cresciuta con due fratelli che oggi fanno i boscaioli. «I miei giochi da piccola erano i lego, trattori, macchinine. Se volevo compagnia, mi toccava fare i giochi dei miei fratelli». Eppure Lisa cresce circondata da un mondo «al femminile». Da piccola trascorre tante ore nel negozio della mamma a stretto contatto con le clienti. Alle superiori frequenta il liceo sociale a Cavalese: la classe è quasi esclusivamente composta da ragazze. E poi arriva il suo primo impiego presso la fabbrica La Sportiva di Ziano, dove viene assegnata al reparto «giunteria»; di nuovo le colleghe sono per lo più donne. «È stato in questi mesi di lavoro in fabbrica che ho deciso di conseguire la patente C, quella che abilita alla guida dei camion. L’ho fatto un po’ per noia, e un po’ perché otto ore di lavoro ripetitivo fermo nello stesso posto mi hanno fatto venir voglia di cambiare stile di vita. Ho iniziato a sognare di fare la camionista di linea, ossia quello che viaggia su lunghe tratte. E così tutto è arrivato da sé, la patente, la chiamata al lavoro, e la nuova vita sempre in movimento, per ora “solo” in regione».
Oggi Lisa conduce camion lunghi circa otto metri; sa manovrare la gru, trasporta materiale nei cantieri, compie tutte le manovre necessarie per cambiare il cassone del camion con la botte, e ha a che fare con colleghi esclusivamente maschi. Chi le vuole bene sa che ha fatto una scelta che l’ha resa felice, anche se non è mancato chi ha tentato di scoraggiarla. Lisa però non ha mollato. Forte dell’appoggio della famiglia, che, se aveva qualche perplessità, era per il timore di incidenti per le tante ore in strada, più che per il lavoro in sé, Lisa ha deciso di seguire l’istinto e accettare un lavoro che gli stereotipi vogliono «da uomo». «Spesso accade che chi mi vede alla guida si giri per guardarmi. Quando mi presento in un nuovo cantiere la prima reazione se va bene è di stupore, spesso vedo sfiducia e diffidenza. Posso capirlo, è strano vedere una donna e per di più molto giovane alla guida di un camion».
Lisa però non si scoraggia e con umiltà e tanta voglia di imparare si è ritagliata il suo spazio in mondo di uomini. «La cosa bella è constatare che chi mi vede all’opera, poi si ricrede». A volte sono accaduti anche episodi divertenti come quella volta in cui si è presentata in cantiere chiedendo dove andasse fatto il getto. La risposta degli operai è stata «Qui, ma stiamo aspettando il camion per farlo». «Quando gli ho detto che il camion che aspettavano ero io, sono rimasti spiazzati e quasi increduli».
Lisa è consapevole di essere una mosca bianca. «Infatti quando mi chiedono che lavoro faccio, preferisco rispondere “l’autista”, e solo se mi fanno altre domande specifico che guido camion. Non amo espormi o richiamare l’attenzione su di me, per me fare questo lavoro è la cosa più normale del mondo. Ma racconto volentieri la mia storia perché chiunque abbia un sogno, sappia che nulla e nessuno può impedirgli di realizzarlo. Io ce l’ho fatta, e come me tutti possono farlo».