l'analisi

domenica 6 Ottobre, 2024

Elezioni in Tunisia, mille «trentini» al voto. Redissi: «Saïed sarà confermato»

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Il politologo dell'Università di Tunisi: «Si è speso molto per blindarsi: nuova costituzione, nuova Camera parlamentare, controllo del sistema giudiziario. Ma il Paese è fermo»

Sono quasi mille i trentini di origine tunisina che questo fine settimana sono stati chiamati alle urne per scegliere il loro futuro presidente della Repubblica. Kaies Saied, infatti, ha concluso il suo primo mandato e ora si contenderà la poltrona con altri due candidati: il nazionalista di centrosinistra Zouhair Magzhaoui e il leader del partito liberale Azimoun, Ayachi Zammel, che al momento si trova in carcere per aver presumibilmente falsificato alcuni documenti durante la campagna elettorale. Tra venerdì e sabato sono stati circa un centinaio i cittadini tunisini regolarmente residenti in Trentino che hanno espresso la loro preferenza nel centro di voto di Piazzale Lionello Groff, a Gardolo. Ma quest’anno l’Agenzia superiore indipendente per le elezioni ha introdotto una novità per i tunisini residenti all’estero: oltre alle persone regolarmente iscritte nel registro degli elettori del Trentino, potranno votare anche quelle iscritte nel registro di un’altra regione ma che si trovano in Trentino magari per motivi di lavoro o per le vacanze. Inoltre, potranno votare anche coloro che sono irregolarmente presenti sul territorio italiano ma che possiedono un valido documento di riconoscimento tunisino e che, quindi, compariranno iscritti nel registro di appartenenza in Tunisia. Le urne, in Trentino, rimarranno aperte anche oggi e sarà possibile votare fino alle 18. Seguirà lo scrutinio che potrà o meno riconfermare il presidente uscente.

Un primo mandato «magro»

È lapidario Hamadi Redissi, politologo dell’Università di Tunisi, nell’analizzare i primi cinque anni dell’attuale presidente della Repubblica che ha di fatto interrotto la transizione democratica tunisina iniziata nel 2011 e la destituzione del dittatore Ben Ali. Una rivoluzione che aveva fatto il giro del mondo. Saïed «ha fatto molti sforzi per ottenere il potere autoritario: una nuova costituzione, nuove elezioni parlamentari (con una nuova seconda camera), controllo del sistema giudiziario, nomina dei membri dell’Isie. Ma il Paese è fermo» spiega Redissi, che nel 2023 ha diretto la stesura del libro «Le pouvoir d’un seul» (Edizioni Al Diwen): un’analisi di più intellettuali che si interrogano sul potere del presidente uscente. A peggiorare la situazione sociopolitica del Paese, secondo Redissi, è stata la scelta di Saïed di impadronirsi di tutti i poteri nel 2021. «Un self-coup – lo definisce – un colpo di forza costituzionale» ma che è servito a poco. Tirando le somme, quindi, si tratta di un primo mandato «magro – afferma il politologo – che si è ridotto a poco più che onorare i debiti internazionali e a garantire che ai tunisini non manchi l’essenziale, a partire dai beni di prima necessità come gasolio e medicinali».

La vittoria al primo turno è garantita

Le possibilità di vincere di Zouhair Maghzoui e Ayachi Zammel «sono praticamente nulle». Non usa mezzi termini Redissi che ha già pronosticato una vittoria schiacciante da parte di Saïed. Una vittoria che si può già percepire passando qualche minuto nel seggio elettorale dove alcuni cittadini hanno votato esprimendo ad alta voce, in modo così naif, il loro supporto al presidente uscente. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. Questo perché gli altri due candidati «non sono molto conosciuti» spiega Redissi. Inoltre, «Zammal è in carcere con l’accusa di falsa sponsorizzazione ed è stato recentemente condannato in via definitiva a dodici anni di reclusione – continua – mentre Maghzoui, sebbene sia leader di un partito nazionalista arabo che ha appoggiato l’intero processo politico avviato da Saïed dal 25 luglio, durante la campagna elettorale ha rifiutato il ruolo di complice e ha assunto una linea più dura». Una cosa è certa: questa volta i partiti, le Ong e gli elettori sono divisi sullo svolgimento di queste elezioni. «Alcuni – spiega Redissi – invitano a boicottare una finzione elettorale, mentre altri invitano a partecipare anche se le elezioni non sono regolari, perché votare è l’unico modo per cambiare le cose».

L’ultimo mandato di Saïed

Per Saïed questo potrebbe essere il secondo e, quindi, ultimo mandato quinquennale. Ma è troppo presto per dire quale sarà il futuro della Tunisia nell’era post-Saïed. Il presidente «sta cercando di ottenere un secondo mandato in base alla costituzione del 2014, perché la costituzione che ha inventato per il 2022 non prevede nuove elezioni (come ci si potrebbe aspettare)» spiega Redissi e conclude: «C’è spazio per improvvisare soluzioni. Al momento non ho le idee chiare anche se iniziamo a raggiungere un punto morto».