Reazioni
mercoledì 9 Ottobre, 2024
di Simone Casciano
Questa mattina (mercoledì 9 ottobre ndr) il direttore del Centro Santa Chiara Massimo Ongaro incontrerà i sindacati per rassicurare loro e i lavoratori sulla stabilità dell’ente, ma è lui il primo a riconoscere che ora serve un intervento della Provincia per mettere in sicurezza i conti. Conti che si trovano di fronte a una situazione debitoria indipendente dall’ordinaria amministrazione del Centro culturale, «che anzi tra abbonamenti e offerta continua a far crescere i suoi ricavi» e che va invece imputata principalmente all’estate della Trentino Music Arena.
Direttore alla fine quanto è costata l’estate di San Vincenzo?
«Il disavanzo è di circa 2,1 milioni di euro che, unito a quello legato alle Vigiliane, porta il totale a circa 2,5».
La Provincia vi aveva dato un milione. Cos’è successo?
«Un mix di maggiori costi e minori ricavi rispetto a quanto previsto».
Ecco partiamo dai costi?
«La mia lettura è che ci sono due elementi che hanno inciso pesantemente sul risultato. Primo i tempi: troppo stretti per organizzare bene le cose dal punto di vista della comunicazione, promozione e anche programmazione. Se programmi a marzo sulla piazza non trovi tutti gli artisti che vorresti, ma prendi quelli che hanno disponibilità. Tempo a disposizione che poi si riflette sulla partita degli allestimenti. Nel momento in cui iniziamo a lavorare all’Arena non era noto come sarebbe stato l’allestimento definitivo. La stima di quei costi fatta all’inizio era ipotetica, senza avere contezza delle spese effettive. Quello che abbiamo poi riscontrato nello svolgimento del progetto sono state le reali condizioni di esercizio di quell’area; sia in termini di allestimenti che di servizi. Quando parliamo di allestimento intendiamo tutto: palco, luci, audio, transenne, torri di illuminazione. Ci siamo trovati a gestire un’area enorme e che necessitava di forniture costose. Tutti elementi che abbiamo dovuto prendere a noleggio. Infine, ci sono i costi dei servizi: quando abbiamo preso in gestione l’area l’abbiamo riorientata e riparametrata. L’abbiamo compattata e l’obiettivo era quello di ridurre così i costi legati al personale addetto a security, presidi sanitari e simili. Quando siamo andati in dialogo Commissione provinciale pubblico spettacolo, abbiamo visto che invece non si poteva ridurre l’impegno o almeno non da subito. Poi sempre rispetto al preventivo iniziale sono stati aggiunti eventi aggiuntivi: dovevano essere 4 festival più il concerto degli Europe. A questo abbiamo aggiunto, per sperimentare l’area e la sua funzionalità, 3 concerti con un pubblico diverso, maturo e seduto, ossia quelli organizzati da Showtime e Radio Italia: Pooh, Tozzi e Mannoia. Chiaramente aggiungendo costi di gestione per questi tre concerti. Questi sono gli elementi principali che hanno portato allo sbilancio. In sintesi, non abbiamo speso soldi a vanvera. Abbiamo allestito l’area al meglio, ma senza esagerare e abbiamo fatto la programmazione che era stata proposta. Solo che i costi si sono rivelati maggiori di quanto si poteva preventivare in sede di pianificazione».
A questo si sono aggiunti anche ricavi sotto le attese?
«Indubbiamente ci aspettavamo un risultato migliore. La nostra previsione d’incasso era di riuscire a coprire il 55% dei costi artistici con i biglietti, alla fine abbiamo coperto il 47% e anche perché abbiamo abbattuto i costi dei cachet spendendo poco meno di 900mila euro su un budget di 1,2 milioni. Rimane il fatto che i ricavi sono stati inferiori alle attese. Anche qui torno al tema delle tempistiche: è importante partire prima con la promozione. Poi siamo stati sfortunati con il tempo a giugno e questo ha influito anche sulla prestazione di luglio».
Quale sarà il futuro della Trentino Music Arena?
«Io resto convinto che l’area ha delle grandi potenzialità e con i tempi necessari il Centro è disposto a lavorarci ancora. Se si lavora bene e la si fa crescere l’Arena può essere un successo. Se riusciamo a darci i tempi giusti per progettare, pianificare gli allestimenti, scegliere gli artisti giusti e fare promozione può essere un progetto vincente, ma serve iniziare per tempo».
Direttore il tempo è adesso?
«E infatti noi abbiamo già iniziato le valutazioni, poi serve l’indicazione dalla politica».
Che nomi vorrebbe portare?
«No per carità niente nomi. Del resto, quelli che porterei io, per gusto musicale, o sono morti o hanno smesso di suonare (ride, ndr). Penso a Lou Reed, Bowie o Frank Zappa».
Direttore il Centro ora ha un debito per circa 2,5 milioni di euro questo che effetti ha sulla sua programmazione ordinaria?
«Potrebbe risentire degli effetti di questo debito, qualora il reintegro dei fondi non ci fosse».
Sembra un campanello di allarme.
«Ovvio che di fronte a uno sbilancio del genere bisogna stare attenti. Il bilancio è come una coperta: se la sposti da una parte qualcosa si scopre. Il rischio c’è ed è anche la preoccupazione segnalata dalle organizzazioni sindacali nella loro lettera. Però siccome il debito è legato ad un progetto ben preciso che ci è stato chiesto dalla Provincia ora ci aspettiamo che ci sia un reintegro da Piazza Dante».