Economia

sabato 12 Ottobre, 2024

Trentino, l’inflazione picchia duro: è la seconda provincia più cara d’Italia (dopo Bolzano)

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Oltre un terzo vanno in spese per la casa. Si risparmia su salute (-6,6%) e sulla qualità del cibo
spesa

L’anno scorso la spesa per consumi delle famiglie trentine è calata dell’1,3% rispetto al 2022, attestandosi a 3.229,17 euro mensili, 38.750 euro in un anno. Il calo è ancora più accentuato in termini reali, oltre il 6% in meno, dato che nel 2023 l’inflazione media a Trento è stata pari al 5%. Il Trentino resta al top in Italia, secondo per valore assoluto solo dietro Bolzano, dove la spesa media è pari a 3.737,26 euro, in crescita in valore nominale, e davanti alla Lombardia (3.189 euro). Il dato provinciale è però in controtendenza rispetto all’andamento nazionale: secondo l’Istat, che ieri ha reso noto il rapporto, nel 2023 la spesa media mensile per consumi delle famiglie è pari a 2.738 euro, in aumento del 4,3% rispetto all’anno precedente, con una riduzione però dell’1,5% in termini reali per effetto dell’inflazione.Il calo trentino non indica necessariamente un peggioramento delle condizioni economiche: uno dei motivi della diminuzione è la minor spesa per le bollette dell’energia, il 3,3% in meno in un anno.

Cosa aumenta

Ma per gli alimentari le famiglie hanno dovuto spendere l’11,7% in più e il costo dell’abitazione è salito: del 2% in media gli affitti, del 5% le rate dei mutui. E così sono diminuiti gli acquisti di abbigliamento e calzature (-2,5%), di mobili e articoli per la casa (-13,2%), la spesa per la salute (-6,6%), sperando che questo significhi che i trentini sono stati meglio e non che abbiano dovuto rinunciare alle cure. Chi ha più disponibilità, invece, dopo la penalizzazione dovuta alla pandemia ha potuto spendere di più per ricreazione, sport, cultura (+23%) e per servizi di alloggio e ristorazione, cioè pranzi fuori casa e vacanze (+9,9%).La spesa mediana, cioè quella della famiglia a metà nella scala dei redditi, è invece pari in provincia di Trento a 2.528,11 euro al mese. In questo caso in calo è più accentuato, 118 euro in meno del 2022 pari ad una contrazione del 4,5%, segnalando che le fasce di reddito più basse hanno dovuto tirare maggiormente la cinghia.

Le bollette? 1.200 in media

Entrando nel dettaglio, la spesa media alimentare mensile dei trentini è pari a 500 euro, il 15,5% del totale. Per l’abbigliamento si spendono in media quasi 139 euro, per i mobili 119 euro, per la salute 135,6 euro, per ristoranti e alberghi 210 euro, per ricreazione e cultura 155 euro, per informazione e comunicazione 80,7 euro, per i servizi finanziari e assicurativi 74,3 euro. Poi ci sono i trasporti che valgono 416,6 euro al mese, l’1,3% in meno dell’anno precedente. E c’è la voce più consistente: abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili, pari a 1.204,5 euro, in calo del 4,5%. Diminuiscono le bollette (-3,3%) e gli interventi di ristrutturazione, ben il 69,4% in meno a seguito del rallentamento dei lavori degli ecobonus edilizi. Aumentano invece gli affitti figurativi: 755,6 euro in crescita del 22,6%. La voce si riferisce a quanto spenderebbero le famiglie che vivono in casa di proprietà se fossero in affitto, ma è anche un indicatore di quanto costano le abitazioni ai nuclei che sono in affitto o a chi paga il mutuo.«Il forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2023, seppure in maniera più contenuta rispetto al 2022 – spiega l’Istat – è stato fronteggiato dalle famiglie risparmiando meno o attingendo ai risparmi, ma anche modificando le proprie abitudini di consumo. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata, infatti, del 6,3%, in calo rispetto al 2022 (7,8%) e molto al di sotto del livello pre-Covid (8% nel 2019).

Si risparmia sulla qualità

Inoltre, analogamente a quanto già osservato nell’anno precedente, anche nel 2023 le famiglie hanno modificato le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare: il 31,5% delle famiglie intervistate nel 2023 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità o la qualità del cibo acquistato (erano il 29,5% nel 2022)».Tra le osservazioni dell’Istituto di statistica sulle varie tipologie di famiglie, quelle sui nuclei di immigrati: «Le condizioni economiche generalmente più precarie delle famiglie con stranieri si riflettono anche nella composizione della spesa. La voce Alimentari e bevande analcoliche assorbe infatti il 22,1% del totale tra le famiglie con stranieri (468 euro mensili) e il 22,9% (413 euro) se in famiglia sono tutti stranieri, mentre si ferma al 19% in quelle di soli italiani (532 euro al mese)».