L'esperto

domenica 13 Ottobre, 2024

L’agro-ecologo Delugan: «Penso come una pianta, vi spiego come si fa»

di

L’esperto della val di Fiemme: «I sensi sono 12, io spiego come riattivarli»

«Sono un agroecologo e il mio lavoro è bellissimo» parola di Stefano Delugan, un fiemmese che ha sposato la natura in tutte le sue forme, tanto da essere presidente della «Federazione trentina per l’agricoltura biologica e biodinamica». Ma Stefano non si occupa solo di agricoltura, è anche wellness natural coach, divulgatore, istruttore e formatore nazionale di forest bathing e tra gli ideatori e le guide del Parco del Respiro in Paganella. Parlando di sé dice «penso da pianta», ecco perché trascorrere del tempo con lui in ambiente dolomitico è più che arricchente: alberi, foreste, sottobosco, funghi, erbe e frutti spontanei, grazie alla sua preparazione, si osservano con occhi diversi, acquisendo nuove conoscenze o, spesso, riappropriandosi di quei saperi atavici insiti in tutti noi ma che abbiamo dimenticato. Stefano, specializzato nelle dinamiche di connessione tra uomo e natura, è anche protagonista assieme con Miscele d’Aria Factory, ovvero Mariano De Tassis, lighting show designer e performer, e Carlo Casillo, musicista, compositore e sound designer, del trekking-spettacolo «Essere Bosco», in scena il 17 ottobre alle 15 (aperto a tutti), nei boschi accanto alla chiesa di Santa Giuliana a Vigo di Fassa.
Stefano, «Essere bosco» che spettacolo è?
«È un’esperienza immersiva che si svolge nel bosco e racconta di piante, alberi, spiriti dei boschi, sensazioni, rispetto e amore per la natura. Si utilizzano le cuffie wireless in modo che parole, suoni naturali e musica vengano percepiti con grande intensità. Io sono il conduttore e con la mia voce porto il pubblico attraverso dodici tappe simboliche che rappresentano i dodici sensi dell’uomo, secondo la teoria olistica. È un percorso emozionante dentro noi stessi per capire davvero come vedere la natura e le foreste che ci circondano».
Conosciamo i cinque sensi, oltre al famoso sesto senso, ma ne abbiamo addirittura dodici?
«Oltre a vista, udito, tatto, gusto e olfatto ci sono altri sensi che i nostri antenati utilizzavano quotidianamente e che noi ci siamo disabituati ad allenare. Nel corso dello spettacolo li riattiviamo».
Quale per esempio?
«L’equilibrio. Nel bosco, dove il terreno non è mai piano, ma ci sono spesso salite, discese, radici e piante, impariamo nuovamente a camminare lungo un itinerario in cui ci è di grande aiuto l’equilibrio».
La natura è una scelta di vita?
«Sì, è una passione e una visione dell’esistenza che rispetta l’ambiente e ne trae insegnamento e soddisfazione. Ogni cosa in natura ha un senso ed è in relazione ad altre. Per questo ho abbracciato l’agroecologia, che concepisce l’agricoltura come una forma di rigenerazione, in una circolarità virtuosa in cui ogni elemento ha un ruolo. Così, ci sono interazioni tra coltivazioni, territori, paesaggi, clima, persone e animali, in un circuito produttivo ed economico che, se ben condotto, porta benessere. L’agroecologia si applica ad ogni settore coltivato o curato dall’uomo, in tal senso anche al bosco e pure alle piante selvatiche influenzate dallo sfalcio dei prati».
Conosce bene le erbe spontanee a cui dedica anche uno spazio nel programma «Benvenuto Autunno» in onda su Trentino Tv.
«Per me non si tratta solo di educare a riconoscere le piante selvatiche, un sapere diffuso in passato oggi conservato da pochi, ma anche di sottolinearne i loro benefici nutrizionali e il gusto autentico. Spesso queste erbe richiamano ricordi, emozioni, tradizioni popolari come ci insegna l’etnobotanica. È importante, poi, far riflettere sul fatto che tutto ciò che è selvatico è suscettibile all’azione dell’uomo, il quale può esserne rispettoso o intervenire pesantemente: quando si sfalcia un prato, ad esempio, si può perdere una risorsa importante per i “sapiens”, ma anche per insetti e altri animali che si cibano di erbe e fiori. Nel caso del programma, raccolgo erbe, funghi e frutti spontanei e, con l’aiuto di chef del territorio, creiamo ricette con connessioni naturali sorprendenti».
In questi anni, in cui la vita è frenetica e competitiva, c’è molto interesse verso la natura e quelle attività olistiche che rappresentano nuove professioni, perché?
«Stare in natura crea “dipendenza” perché si avvertono subito i benefici. Ecco perché sempre più persone riscoprono il piacere di camminare nel bosco o in montagna. Da anni, per dote e poi per formazione e studio, incentivo il dialogo tra uomo e natura, una tematica che sviluppo anche nei miei corsi per guide di forest bathing. Lavorare con la natura è affascinante, forse anche un po’ di moda, ma come ogni mestiere, non è per tutti. Oltre a conoscenze scientifiche e territoriali approfondite, servono sensibilità ed empatia per comunicare messaggi semplici e coinvolgenti, in modo che chi partecipa a esperienze sul territorio, li ricordi e li diffonda».