La denuncia
domenica 13 Ottobre, 2024
di Ottilia Morandelli & Tommaso Di Giannantonio
Il reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento è «in paralisi». A dirlo è la consigliera provinciale del Partito Democratico Francesca Parolari. «Attualmente sono in lista d’attesa più di 300 persone», denuncia la dem. Oltre trecento persone in attesa di un intervento di chirurgia ginecologica (anche di tumori ginecologici).
Una situazione «complessa», in cui i tempi di attesa, in alcuni casi, «possono raggiungere anche un anno, un anno e mezzo». «Per cercare di rispondere a questa situazione è stata formata una rete: Trento per una tipologia di intervento, Rovereto, Arco e Cles per altre tipologie. Cavalese sembra non venga coinvolto in questa rete — spiega la dem — I casi complessi vengono portati a Verona». Parolari denuncia una sorta di «turismo delle pazienti». «Donne malate — rincara — che a seconda della patologia sono smistate in uno piuttosto che nell’altro ospedale». Rimane da valutare «la qualità della assistenza», che deve essere misurata anche in termini di «facilità di raggiungere la sede di cura anche da parte dei familiari». «Non mi sembra un gran risultato. C’è la consapevolezza che si satureranno a breve anche le sedi periferiche», conclude la consigliera del Partito Democratico.
Nei giorni scorsi Parolari aveva già depositato un’interrogazione riguardante proprio il reparto di ostetricia e ginecologia di Trento. «Ricordiamo che l’attuale direttore dell’unità operativa di Rovereto è stato nominato direttore a scavalco di Trento, successivamente poi è diventato direttore di Dipartimento e infine direttore del Dipartimento transmurale — premette la dem — Verso la fine del mese di luglio si annunciava sulla stampa il concorso per il nuovo primario dell’unità operativa in questione. Bando aperto e chiuso in piena estate. Tale bando prevede, in modo curioso, che per il polo di ginecologia oncologica non sia necessario avere specifiche competenze chirurgiche e ciò nonostante le attuali lunghissime liste di attesa per molti interventi chirurgici di tipo ginecologico, al cui smaltimento peraltro pare non abbia mai contribuito fattivamente l’attuale primario. Nel bando viene richiesto di saper “organizzare” l’attività chirurgica, quindi gestire la programmazione delle liste operatorie e la pianificazione della fase post operatoria». A questo punto la consigliera chiede «chi materialmente si occuperà della parte chirurgica?».