lunedì 14 Ottobre, 2024

Quindici famiglie finiranno in strada a fine mese: «La Provincia sta violando i diritti umani»

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L'attivista dello Sportello Casa per Tutt* Chiara Aliberti: «Manifesteremo per le famiglie abbandonate dal sistema di accoglienza»

Dal 31 ottobre saranno in strada. Quindici famiglie abbandonate, «che hanno smesso di sperare». È la denuncia di Chiara Aliberti, attivista dello «Sportello Casa per Tutt*», sulla situazione di emergenza in cui si trovano giovani mamme e papà stranieri, richiedenti asilo, che da fine mese non avranno più un tetto sopra la testa. Ma come si è arrivati a questo punto? Già dalla primavera di quest’anno i volontari dello Sportello avevano portato all’attenzione dell’opinione pubblica la mancanza di risposte delle istituzioni dell’esaurirsi del Fondo di solidarietà del comune di Trento. Un fondo con il quale l’amministrazione si era sostituita alla Provincia per dare un posto dove vivere alle famiglie richiedenti protezione internazionale, ospitate in alberghi e in strutture di proprietà del Comune. Poi nei giorni scorsi la notizia del bando provinciale destinato al Terzo settore (andato deserto), 700mila euro per la gestione di 10 appartamenti in cui ospitare famiglie mononucleari con almeno un membro minorenne. Ma i volontari e le associazioni «non ce la fanno più da sole, deve intervenire la Provincia». «Un bando destinato ad essere un fallimento», le parole di Aliberti, che si domanda: «Qual è il destino di queste famiglie? Dov’è la politica quando serve?».
Un bando senza risposta. Una quindicina di famiglie che rischiano di finire in strada. Aliberti, cosa sta succedendo?
«Il sistema della accoglienza trentino si sta sfaldando sempre di più. Noi volontari di «Sportello Casa per Tutt*» e i nostri colleghi di altre associazioni, stiamo cercando di aiutare queste 15 famiglie di richiedenti asilo che vivono a Trento. Si tratta di nuclei sia monogenitoriali che con entrambi i genitori. Mamme con figli minori perlopiù che vivono in strutture di proprietà del Comune o vengono spostate in alberghi. I problemi si sono esacerbati in maggio».
Cos’è successo?
«A maggio ci è arrivata notizia che era finito il fondo del Comune per ospitare queste persone. Siamo andati sotto il palazzo della Provincia, abbiamo protestato. Nessuno ci ha ascoltato, nulla è cambiato. L’amministrazione ha avvisato che non poteva più sostenere queste famiglie, ma da Fugatti non sono emerse soluzioni, non se ne sono voluti far carico».
E poi?
«Poi queste famiglie sono state ricollocate in strutture di bassa soglia, luoghi e edifici che di solito il Comune utilizza per le persone senza fissa dimora. Sono rimasti fino ad oggi lì. In attesa di una soluzione, di una risposta. Poi è arrivata la comunicazione che entro il 31 di ottobre dovranno andarsene».
Dove andranno?
«Rischiano di finire per strada. Dovranno lasciare spazio perché in queste strutture verranno allestiti i dormitori per l’emergenza freddo. Nonostante la nostra attivazione non sono seguite prese in carico da parte della Provincia. Tutto tace, dopo mail, telefonate, lettere».
Ma queste persone sono seguite da qualcuno?
«No, sono sole al mondo. Se non fosse per i volontari sarebbero lasciate completamente a loro stesse. Nessuno se ne è preso carico. Una situazione assurda. Tutto è diventato ancora più spaventoso quando ci siamo resi conto in settembre che a breve sarebbe iniziata la scuola, che i bambini e i ragazzi avrebbero dovuto iscriversi».
Come avete fatto?
«Ancora una volta siamo intervenuti noi. Abbiamo accompagnato le mamme nelle varie scuole di Trento per iscrivere alle lezioni i loro figli. Ma ci pensa che sono senza medico di base? Abbiamo dovuto attivarci per richiedere la tessera sanitaria, per far completare ai bimbi il percorso vaccinale, necessario prima di iscriversi all’asilo».
La Provincia ha stanziato 700mila euro per la gestione di appartamenti per nuclei monoparentali, con almeno un figlio minorenne. Il terzo settore non ha risposto.
«Io credo che quella della Provincia sia una presa presa di posizione ideologica. Dal punto di vista del volontariato farsi carico di una quindicina di famiglie è complesso, non è sostenibile, per questo nessuno ha risposto al bando. Ricordiamoci però comunque che stiamo parlando di un numero che sarebbe gestibile da parte della amministrazione provinciale, solo che non vogliono farlo. Poi era rivolto solo ai nuclei monogenitoriali, continuando a separare le famiglie, gli uomini da una parte, fuori, le donne dall’altra».
Cosa intende con fuori?
«Intendo fuori, sulla strada. La Provincia sta separando le famiglie con due genitori. I papà, ma anche i figli maggiorenni sono allontanati dalle strutture di bassa soglia, dove possono stare solo le mamme con i minori. Dormono per strada allora. Ma lei si immagina questi ragazzi che vedono il proprio padre, il proprio fratello sotto un ponte. Come possono sentirsi mentalmente? Con la famiglia distrutta solo per ideologia».
Rimettiamo i protagonisti al centro. Come diceva lei non si tratta di numeri ma di persone. Loro come stanno?
«Sono preoccupati. Vivono con il terrore di non avere più un tetto sulla testa. Nessuno dà loro risposte da mesi, ora finito ottobre non sanno dove andare. Parliamo di famiglie di diversa provenienza, del nord Africa, della Turchia, della Nigeria. Fra di loro tante mamme giovani, incinte. Non hanno prospettive per il futuro, vorrebbero mandare i loro figli a scuola, ma non sanno a chi rivolgersi per pagare i libri, per pagare la mensa, l’abbonamento al bus. Non possono nemmeno sognare».
E i minori?
«Anche loro sono scossi. Vengono da un passato difficile, scappano da situazioni complicate. Bambini e adolescenti con un background pesante. Ora vorrebbero solo una vita migliore, serena. Quando è iniziato l’asilo i bimbi che accogliamo ,guardando fuori, hanno visto i loro coetanei andare verso il bus con il grembiulino, lo zainetto. Hanno pianto tutto il giorno, ci hanno chiesto perché loro fossero esclusi. Non comprendono e intanto soffrono».
Ora cosa farete?
«Stiamo organizzando un presidio, sotto il palazzo della Provincia. Non ci arrendiamo. Fino ad ora siamo riusciti a parlare solo con l’assessore Marchiori. Chi si dovrebbe occupare di questa situazione però sono il presidente Fugatti e l’assessore Tonina. Da loro solo silenzio. Tonina poi sul vostro giornale nei giorni scorsi ha riferito che in merito alla questione «approfondirà». Ma cosa si deve approfondire? Non è un documentario: questa è la vita vera. La realtà è davanti agli occhi di tutti ormai da tempo. Ci siamo rivolti all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Stiamo assistendo a una violazione dei diritti umani. Si deve agire, in caso contrario, dal 31 ottobre, mamme e bambini saranno per strada».