Val di Fiemme
giovedì 17 Ottobre, 2024
di Francesco Morandini
«Il bilancio di sostenibilità deve avere un’anima, tanti sono fatti col manuale e l’anima non ce l’hanno». Parole di Aldo Bonomi, sociologo, fondatore e direttore del consorzio Aaster e professore alla Iulm, che ieri mattina nel Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme a Cavalese, ha tenuto una lectio magistralis sul tema «Sentieri di sviluppo possibili» in occasione della presentazione del bilancio di sostenibilità sociale del Pastificio Felicetti di Predazzo. E il Pastificio Felicetti l’anima ce l’ha, anche perché, come ha sottolineato in apertura il presidente Stefano Felicetti, «le cose che scriviamo nel bilancio sociale le facevamo già, piccole azioni che possono trasformare il mondo» ha affermato, sottolineando che «la sostenibilità vuol dire lasciare qualcosa di buono a chi verrà».
Parole confermate dallo Scario Mauro Gilmozzi che ha fatto gli onori di casa ribadendo che «la Felicetti è un’azienda guarda al bene comune». L’anima, ha proseguito Bonomi, non sta nel bilancio di sostenibilità, ma nelle sue radici. In tempi invasi dall’ipermodernità e dal green watching la sostenibilità parte dai legami col territorio: «Qui la Sloi non l’avrebbero potuta fare, gli avreste detto di “no”». E il territorio è terra, ecologia, ma soprattutto costruzione sociale. Ha suggerito di segnarlo nella produzione, magari con la «pasta Vicinia», parola che rimanda ai beni comuni. Per Bonomi, che ha ricordato i problemi dell’abitare e della denatalità, è necessario un equilibrio fra il distretto manifatturiero e quello turistico. «Voi non siete ai margini – ha proseguito – siete tra l’Europa del burro e quella dell’olio, una terra di mezzo nel cuore della macro regione alpina».
Restanza e marginalità sono le parole che ha voluto sottolineare l’ad Riccardo Felicetti, citando un esempio portato ad un recente convegno in Sicilia: «Un gruppo di pecore in un recinto è ai suoi margini che alla fine trova il cibo buono».
I numeri 2023 del pastificio gestito dalla famiglia Felicetti da 5 generazioni sono: 2 stabilimenti, 6 linee di produzione, 35.000 t. di capacità produttiva e 28.700 tonnellate di pasta venduta (-7,4%), 58% esportata, e oltre 100 stelle Michelin assegnate ai ristoranti che hanno scelto la pasta Felicetti.
Ma non è sui numeri che ha voluto soffermarsi l’ad, se non in particolare, su quelli riguardanti la ricerca e sviluppo nel packaging sostenibile. «Nel 2017 un cliente inglese ha eliminato la plastica – ha ricordato – e in due anni abbiamo studiato le confezioni di carta che prima non esistevano». Per il futuro l’obiettivo è di introdurre nuovi materiali innovativi, stabili e performanti da smaltire nell’organico. Per intanto però il pack di carta ha prodotto il 30% di riduzione del global warming, il 55-57% dei combustibili fossili, col risultato di risparmiare 56 tonnellate di Co2 nel 2023, e con l’obiettivo di raggiungere nel 2027 il 30% della pasta confezionata nella carta. Fra gli altri dati del 2023 ricordati dall’amministratore delegato, l’utilizzo del 100% di semola di grano duro di origine italiana per i prodotti a marchio, il 37% di incidenza delle paste biologiche sulla produzione, il 5,6% in meno di emissioni di gas serra, la riduzione del 28% dei rifiuti prodotti, il 100% dei quali avviati al recupero, senza alcun ricorso allo smaltimento in discarica, mentre è in avvio il conferimento dei residui dell’impasto al biodigestore di Predazzo per la produzione di biogas e biodigestato, che consentirà di trasformare in risorsa i sottoprodotti del processo di trafilatura dentro un possibile processo di creazione di una comunità energetica. Temi legati anche all’identità di questa comunità che Bonomi ha sostenuto, col filosofo Levinas, essere legata non tanto al soggetto, quanto alla relazione, per dire che è stata la relazione col cliente inglese a produrre il cambiamento plastica/carta. Una «identità aperta al mondo» per lo Scario Gilmozzi che ha ricordato a Bonomi, con cui ha lavorato quand’era assessore, l’azione di FiemmePer. È stata anche l’occasione per il neopresidente di Confindustria Lorenzo Delladio di presentarsi ai suoi valligiani, ribadendo come il bilancio di sostenibilità non sia ancora un obbligo, «ma qui siamo obbligati a farlo per rispetto del nostro territorio». Il vicepresidente Paolo Felicetti, che si occupa di ingredienti, ha voluto sottolineare che quelli fondamentali tra grano e acqua, sono le relazioni e il buon esempio, e tenersi stretti i collaboratori. All’incontro ha partecipato anche una classe della Rosa bianca che collabora con Felicetti nel progetto Simulimpresa.
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