la storia
sabato 19 Ottobre, 2024
di Ottilia Morandelli
Nel giro di un anno, fra il 2022 e il 2023, in Trentino la percentuale di famiglie povere è passata dal 5,1% al 6%. Considerando che in provincia sono presenti circa 240mila nuclei familiari, si può stimare che più di 14mila famiglie siano in difficoltà, che vivono sotto la soglia di povertà relativa. Un parametro che cerca di stabilire il livello di reddito al di sotto del quale una famiglia o un individuo possano venire considerati poveri. Per un nucleo di 4 componenti la linea di povertà si attesta a 1.973,75 euro. La famiglia di cui parleremo, composta da papà, mamma e due bambini piccoli, si ferma a 1.300 euro al mese, «se tutto va bene», dice il papà.
Qual è il suo mestiere?
«Sono un addetto alla sorveglianza all’ospedale Santa Chiara di Trento. Sono l’unico che lavora in famiglia. Mia moglie è una persona con invalidità, non riesce a trovare un posto di lavoro purtroppo».
Qual è il suo contratto?
«Ho un lavoro part-time. Ho sempre fatto questo, fin da quando sono arrivato dal Marocco 17 anni fa. Avrei voluto lavorare a tempo pieno ma non ci lasciano».
Perché?
«All’azienda non conviene. Tanto ci fanno lavorare molto lo stesso e pagano poco. Abbiamo giornate piene di 8 ore, con una turnazione diversa rispetto ai canonici giorni di lavoro. Lavoriamo tre giorni, poi tre giorni di riposo. I guadagni sono pochi e la fatica è tanta».
Le aggressioni ai medici in ospedale vi stanno complicando il lavoro?
«Sì, siamo stressati. Tutti i giorni ci sono problemi e non siamo tutelati. Se prendiamo un pugno in faccia da una persona aggressiva possiamo metterci in malattia, ma non abbiamo una tutela aggiuntiva legata al rischio del mestiere».
Quanto guadagna al mese?
«Se va bene 1.300 euro, ma non bastano: ho due bimbi piccoli, le spese della macchina della casa, poi i desideri dei bambini. Devo fare i conti ogni mese».
Immagino che non riesca a mettere da parte nessun risparmio.
«No, è impossibile. Questo mese ho risparmiato per riuscire a iscrivere i miei figli in piscina, almeno loro sono contenti. Glielo dovevo, hanno solo 6 e 9 anni. Appena iniziata la scuola parlando con i loro amichetti hanno scoperto che tutti facevano sport. Era giusto che lo facessero anche loro».
Come fa a far quadrare i conti?
«Faccio fatica. Abbiamo provato a fare domanda per la casa Itea, ma ora è tutto bloccato. Ho paura. Sono stressato, voglio far stare bene i miei bambini. Abbiamo cercato una casa migliore, questa ha solo una stanza e un salotto che è anche la camera matrimoniale, ma i prezzi sono troppo alti e noi siamo poveri. Quando vivi situazioni come queste, con lo stipendio che non si alza mai, ti arrabbi. Ma non puoi perdere la calma. Ho smesso di pensare al futuro, vivo ogni giorno, accettando quello che verrà».
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