il caso
mercoledì 23 Ottobre, 2024
di Ottilia Morandelli
Si torna a parlare di Traian Calancea, giovane atleta di Gardolo deceduto il 20 ottobre di 3 anni fa, a soli 24 anni dopo un’emorragia cerebrale. Dieci giorni prima del decesso, avvenuto fra le mura di casa sua, gli era stato somministrato il vaccino contro il Covid, Pfizer. Secondo la madre del defunto non c’era alcuna coincidenza, per la donna la sua morte era una diretta conseguenza del vaccino. Non è così, a stabilirlo il collegio di periti del tribunale di Trento, nominati nell’ambito dell’incidente probatorio. Secondo gli esperti la causa dell’emorragia deve essere ricercata nel fatto che la vittima praticava sport. Nello specifico kick boxing. Già in esami precedenti la morte, visite specialistiche e strumentali per lo svolgimento di questa attività sportiva agonistica avevano fatto emergere che il giovane soffriva ormai da tempo di strane cefalee, una sintomatologia ricorrente che non era mai stata approfondita dal ragazzo, che curava con classici farmaci per il mal di testa. Insomma, nessun nesso tra la tragedia e la dose inoculata. In base all’esito della consulenza tecnica disposta, il giudice per la indagini preliminari Enrico Borrelli ha archiviato il caso. Ma non si tratta della prima richiesta di archiviazione. La prima infatti risale all’estate 2022, sulla base dei periti incaricati dalla procura. Il gip poi aveva disposto altri accertamenti. Poi la seconda richiesta di archiviazione, alla quale la madre del giovane si era opposta con fermezza. Ora questa decisione a seguito della richiesta di archiviazione e di ordinanza del gip di integrazione probatoria, dopo la richiesta formulata dal pm di incidente probatorio.
Secondo gli accertamenti dei periti nominati dal giudice la causa della morte è ascrivibile a un’emorragia endocranica, complicata dallo sviluppo di un gravissimo edema polmonare. Un quadro però che secondo i consulenti di parte risultava sommario. Veniva contestata la mancata ricerca della proteina spike, di origine vaccinale, che, secondo appunto i consulti di parte, avrebbe avuto un ruolo causale, decisivo nella rottura dell’aneurisma cerebrale. Dopo ulteriori analisi e accertamenti però la proteina indotta dal vaccino è risultata negativa, non c’era. Non poteva dunque essere attribuita alla sua presenza e alla risposta immunitaria la causa diretta della morte. Al centro della richiesta di archiviazione anche il quadro sanitario pregresso del ventiquattrenne. I dati anamnestici del ragazzo riportano ricorrenti perdite di coscienza, sospetta epilessia, ma anche un grave trauma alla testa, dovuto a una ginocchiata in pieno volto durante un incontro di kick boxing, con conseguente mal di testa. Dati che secondo i periti concordano con l’insorgenza dell’aneurisma, e del conseguente edema polmonare. Secondo le analisi è perciò da ritenere che l’aumento della pressione del ragazzo, con conseguente rottura dell’aneurisma, sia correlato all’attività sportiva che svolgeva, lo sforzo al quale portava il suo corpo negli allenamenti continuati fino a soli tre giorni prima del decesso. Una ripetuta tensione fisica che gli causava dei picchi di pressione. Questo quello che i periti ritengono sia la causa della morte di Traian Calancea. «Inconsistente» invece un’eventuale associazione fra il vaccino e il malore fatale.
Argomentazioni queste ultime di teorie antivaccinali supportate dalla difesa della famiglia di Traian. L’avvocata Renate Holzeisen evidenziava infatti «la natura sperimentale del vaccino». «Se un produttore non può garantire né l’efficacia e tantomeno la sicurezza è per definizione impossibile escludere la natura sperimentale del prodotto- veniva riportato dall’avvocata- È ovvio che l’inoculo di una nuda e cruda sostanza sperimentale è gravemente illegittimo». Aspetti questi che secondo il gip, Enrico Borrelli, sono da considerarsi, per quanto emerso nel corso degli accertamenti, «del tutto infondati». Holzeisen in merito all’archiviazione è dura: «Sono molto stupita, stanno archiviando un caso di un giovane ucciso dallo Stato».