il lutto
sabato 26 Ottobre, 2024
di Patrizia Rapposelli
«Gabriele, vola e corri verso questa nuova vita». Don Matteo Moranduzzo, parroco di Castello Tesino, ha voluto dare così l’ultimo saluto a Gabriele Dorigato, il diciasettenne scomparso nei giorni scorsi dopo una lunga malattia.
Il funerale di Gabriele si è tenuto ieri alla chiesa parrocchiale di Castello Tesino, invasa da un’ondata di calore e di affetto.
La morte del ragazzo ha scosso profondamente il paese, che si è stretto tutto attorno alla famiglia: papà Livio, mamma Romina, il fratello Guido, i nonni Enio e Maria, i parenti e gli amici. Così, alla cerimonia, si è riunita una vera propria folla e molti sono dovuti restare fuori dalla chiesa. Con il portone spalancato, una leggera brezza accarezza i fiori gialli e arancioni adagiati sulla bara di legno chiaro, simbolo di una giovane vita strappata troppo presto agli affetti della famiglia e dei suoi tanti amici.
A piangere Gabriele c’erano tutti, compaesani, amministratori locali, gli studenti e i professori dell’istituto di istruzione superiore Degasperi di Borgo, dove lui frequentava la quarta liceo Scienze Applicate, sezione B. Il dirigente Giulio Bertoldi, i docenti, i suoi compagni di classe. Gli amici tutti rigorosamente vestiti di nero, compatti e in lacrime, a farsi forza a vicenda.
La cerimonia funebre è iniziata con le parole di don Matteo Moranduzzo: «Quello che più mi ha colpito di Gabriele sono la tenacia e l’attaccamento alla vita: oggi è la sua forza a sostenerci». Durante l’omelia, don Moranduzzo ha ricordato il diciassettenne come una presenza vivace e affettuosa: «Gabriele ha insegnato a tutti noi a lottare». Il sacerdote ha poi dato voce al dolore e alla rabbia di tutta la comunità: «Perché tutto questo? Oggi, le domande fanno a botte dentro di noi. Gabriele aveva una vita davanti, con tanti progetti e un futuro promettente. Il nostro Dio ha attraversato la morte per noi. La morte non è un fallimento, è solo un apparente sconfitta: Dio promette il paradiso e dà spazio alla speranza». E così, il sacerdote ha cercato di dare conforto alla comunità: «Il nostro Dio ha attraversato la morte per noi. La morte non è un fallimento, è solo un apparente sconfitta. Dio promette il Paradiso e dà spazio alla speranza. Questo Gabriele lo aveva capito. Nell’ultimo momento aveva detto a mamma e papà “vorrei andare in Paradiso e incontrare il Signore”. Lascio a voi queste parole in regalo: Gabriele aveva intuito che la vita è qualcosa di più grande».
Anche i compagni di scuola hanno voluto dedicare un pensiero al loro amico: «Caro Gabriele, è strano scriverti una lettera. Fino a qualche settimana fa eri qui tra di noi, sui banchi di scuola, a fantasticare sulla nostra gita di quarta superiore. Il tuo coraggio e la tua tenacia ci hanno stupito. Tu non hai mai smesso di sorridere. Ti ricorderemo sempre con il gilet, in fondo alla classe, con tutta la tua allegria. Alla nostra età si fanno progetti e ci si senti immortali: è ingiusto quello che ti è successo. Proviamo rabbia, ma come avresti voluto tu trasformeremo questo sentire in pace e serenità».
Al termine della celebrazione, sono stati fatti volare in cielo palloncini bianchi, come ultimo, struggente omaggio a un giovane che, nonostante la sua breve esistenza, ha saputo lasciare un segno indelebile nelle vite di chi l’ha conosciuto.
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