Alta Valsugana

domenica 27 Ottobre, 2024

Panarotta, sindaci scettici sul rilancio

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La proposta di aprire le piste seguendo il modello di Bolbeno non convince. Oss Emer (Pergine): «I costi di gestione sarebbero troppo alti». Perinelli (Tenna): «È necessario favorire un turismo alternativo»

Mentre Trentino Sviluppo cerca un nuovo gestore per gli impianti sulla Panarotta e le società sciistiche della zona spingono per una riapertura delle piste, gli amministratori dell’Alta Valsugana non sono convinti di poter rilanciare la montagna seguendo il modello di Bolbeno.
L’idea era stata lanciata nei giorni scorsi da Stefano Stelzer, storico presidente dello Sci Club Panarotta. In un’intervista pubblicata venerdì sul T Quotidiano, aveva proposto di ispirarsi a Bolbeno per una futura riapertura degli impianti. Il centro sciistico di Borgo Lares, infatti, riesce a macinare numeri da record nonostante si trovi a soli 600 metri di altitudine. Secondo Stelzer, questo è merito del fatto che Bolbeno si sia proposta come meta per l’apprendimento dello sci, stipulando convenzioni con una cinquantina di Comuni tra Trentino, Veneto e Lombardia.
Questa prospettiva sembra applicabile anche alla Panarotta: le piste si trovano a una quota molto maggiore e potrebbero essere al servizio degli sci club dell’Alta Valsugana. Tuttavia, gli alti costi di gestione e il clima sempre più caldo hanno suscitato negli amministratori locali alcuni dubbi sulla possibilità di rilanciare la Panarotta seguendo il modello Bolbeno.
«Il problema maggiore degli impianti della Panarotta sono i consumi elettrici — sottolinea il sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer — che con ogni probabilità sarebbe molto più alto di un micro-impianto come quello di Bolbeno. Soprattutto, il vantaggio di Bolbeno è la convenzione con moltissimi Comuni, difficilmente replicabile in Alta Valsugana».
In effetti, è stata proprio la collaborazione con un numero altissimo di Comuni a permettere al centro di Bolbeno di contenere i costi. Ancora a fine 2022, il sindaco di Borgo Lares, Giorgio Marchetti, aveva spiegato che le convenzioni, unite allo sfruttamento di due centraline idroelettriche avevano permesso di contenere al 4,7% l’aumento delle tariffe, malgrado i costi energetici siano lievitati. Delle condizioni che al momento non sembrano replicabili in Panarotta.
Il sindaco di Tenna, Marco Nicolò Perinelli, è preoccupato invece per l’aumento delle temperature, che renderà l’innevamento sempre più difficile. «Personalmente penso che si debba vedere la Panarotta con un’ottica diversa — spiega Perinelli —. Con la scuola di sci per bambini gli impianti di Bolbeno funzionano, ma non penso convenga investire sugli impianti di bassa quota. Sul breve termine si può pensare tenere aperte le piste con dei piccole vasche di innevamento (come si proponeva per la Panarotta): fra 10 anni non basterà e saremo costretti a smontare gli impianti. Anche l’impianto del Rigolor dovrà essere smantellato tra pochi anni, perché non è più a norma».
Secondo Perinelli, la via giusta è seguire quel turismo alternativo che si è sviluppato in modo autonomo dopo la chiusura delle piste sulla Panarotta nel 2022, fatto di passeggiate, trekking e sci-alpinismo. «Ci sono molte esperienze europee che dimostrano come si possa vivere la montagna anche senza grandi impianti di innevamento artificiale. Il gestore di Malga Masi, sulla Panarotta, vorrebbe tenere aperto anche l’inverno, sfruttando quello che c’è già: l’ambiente incontaminato, la poca antropizzazione e la natura selvaggia. Gli scorsi anni, anche con gli impianti chiusi, molte persone sono riuscite a fare sci-alpinismo. Il modello di Bolbeno può funzionare ora, ma probabilmente tra alcuni anni sarà fallimentare. Un tipo di turismo diverso può avere nuove possibilità economiche, con ricadute ad esempio sugli alberghi. C’è bisogno di trovare un equilibrio con le necessità delle scuole di sci, che sono comunque importanti per la comunità: ma non bisogna puntare sui grandi investimenti».