il reclutamento
sabato 2 Novembre, 2024
di Davide Orsato
Infermieri dall’India e dal Sudamerica, in particolare dall’Argentina. L’idea di reclutarli, in particolare in ottica ospedale di Rovereto, è tutto fuori che una boutade. La Provincia autonoma di Trento, infatti ha dato mandato all’ufficio competente, presso il dipartimento salute e politiche sociali, di aderire al programma del governo che mira a far arrivare diecimila laureati dall’India per sopperire alla mancanza di personale sanitario. Mancanza che, a breve, rischia di diventare cronica, spiega l’assessore alla salute, Mario Tonina: «Mentre per i medici c’è un piano che ci fa ben sperare per il futuro, infermieri e operatori sociosanitari saranno difficili da reperire senza arrivi dall’estero. Del resto ci stavamo già muovendo in quella direzione. Certo, sono necessari dei requisiti, non solo la preparazione sanitaria ma anche la conoscenza della lingua. In ambito lavorativo ho già avuto esperienze con laureati provenienti dall’India e posso testimoniare che il livello è generalmente alto».
La questione è stata discussa proprio questa settimana con l’ordine degli infermieri, ma anche con realtà del settore privato-convenzionato già impegnate con il reclutamento all’estero (come la cooperativa Spes). Anche l’ordine è favorevole all’operazione: «Si tratta di un modello già adottato in diversi Paesi – fa sapere il presidente Daniel Pedrotti – bisogna essere consci, però, che questa soluzione non può costituire una misura strutturale alla carenza di infermieri in Italia e in Trentino». L’ordine inoltre chiede che il reclutamento sia «etico», «non generi a sua volta, cioè, una carenza infermieristica a causa del loro trasferimento. Inoltre, imprescindibile è il rispetto dei seguenti requisiti e standard professionali e linguistici, con una conoscenza dell’italiano che arrivi almeno al livello B2».
Per Pedrotti, «tali requisiti sono a garanzia della sicurezza e qualità delle cure infermieristiche, al fine di tutelare i cittadini e in particolare le persone anziane, disabili e fragili. La priorità – è la conclusione del presidente – rimane, tuttavia, l’aumento dell’attrattività della professione e si rinnova in tal senso, come già recentemente portato all’attenzione dell’Assessore provinciale alla salute: servono interventi sotto il profilo normativo, organizzativo e contrattuale».