il blitz
giovedì 7 Novembre, 2024
Da Trento aprivano e chiudevano società in Pakistan per evadere il fisco: sventata associazione per delinquere transnazionale
di Redazione
Evasi oltre 8,7 milioni di euro. Tre le persone sottoposte a misure cautelari

I Finanzieri del Comando Provinciale di Trento hanno sventato una rete societaria transnazionale dedita alla commercializzazione internazionale di apparecchi e materiali di telefonia, in totale evasione fiscale per un totale di oltre 8,7 milioni di euro.
Tre le persone che sono state sottoposte a misure cautelari: la custodia in carcere per un cittadino pakistano e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per due professionisti trentini.
Il reato contestato è associazione a delinquere, comprendente altri due soggetti pakistani, finalizzata all’occultamento e distruzione di documentazione contabile e all’evasione fiscale.
Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trento e coordinate dalla Procura della Repubblica di Trento, sono scaturite da un’autonoma attività investigativa contro il riciclaggio e la frode fiscale, nonché dallo sviluppo di numerose segnalazioni di operazioni sospette. E’ stata disvelata una rete societaria transnazionale dedita alla commercializzazione internazionale di apparecchi e materiali di telefonia, in totale evasione fiscale.
Dalle investigazioni è emerso che l’organizzazione, alternando nel tempo sette soggetti economici (ditte individuali e/o società) dalla breve durata operativa, le cosiddette “imprese apri e chiudi” intestate a diversi prestanome di origine pakistana, acquistava prodotti di telefonia mobile da varie società dislocate in Italia e in diversi Paesi dell’Unione Europea, per poi rivenderli formalmente a società appartenenti alla stessa organizzazione e ubicate in Spagna, Francia e Belgio (sconosciute al VIES).
In tal modo, trattandosi di cessioni intra-UE, le operazioni venivano documentate come non imponibili, ma in realtà gran parte della merce era destinata al mercato italiano senza l’assolvimento dell’imposta, consentendo così la rivendita a prezzi più bassi e condotte anticoncorrenziali.
Le imprese coinvolte risultavano “evasori totali” o avevano presentato dichiarazioni fiscali con importi pari a zero; solo grazie al ricorso alle banche dati in uso al Corpo ed al riscontro delle indagini finanziarie è stato possibile ricostruire che, tra il 2015 e il 2023, sono stati effettuati scambi commerciali per oltre 88 milioni di euro, con un’evasione fiscale accertata di oltre 8,7 milioni di euro.
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