La manifestazione
domenica 10 Novembre, 2024
di Denise Rocca
Striscioni, bandiere, cartelli, un «muro» di parole belliciste da abbattere, simbolicamente, al suono della sirena di mezzogiorno. I simboli ieri mattina in piazza Malfatti, al sit-in per la pace organizzato in città, non mancavano e con loro le rappresentanze di quel mondo che a Rovereto è forte e attivo, nonostante il lavoro da fare sia immenso e lo scenario internazionale scoraggiante. Accanto al Forum Trentino per la Pace l’iniziativa è stata proposta dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, dal Centro pace ecologia e diritti di Rovereto e dalla sezione Anpi Rovereto-Vallagarina. Al loro fianco c’era la giunta comunale al completo, Mariachiara Franzoia in rappresentanza del consiglio provinciale, l’inossidabile Luisa Zanotelli con le Donne in Nero, Raffaele Crocco dell’Atlante delle Guerre, John Mpaliza il marciatore per la pace, i sindaci Dante Dossi (Brentonico), Rinaldo Maffei (Nomi), il vicesindaco Walter Battisti (Besenello). C’erano le rappresentanze di mondi che per il «cessate il fuoco» si muovono e agiscono quotidianamente, c’erano singoli individui che notoriamente sul tema si spendono. Meno numerosi erano invece, anche se la piazza era animata, vivace e attenta, gli uomini e le donne comuni. Quella massa silenziosa i cui gesti quotidiani possono compiere grandi azioni appare ancora sopita, in parte indifferente in parte indaffarata. È a queste persone, non ancora sufficientemente motivate dallo scenario internazionale a scendere nelle strade e farsi coinvolgere da un’istanza universale come quella per la pace, che molti dei discorsi arrivati da piazza Malfatti si sono rivolti consapevoli che se dal basso deve arrivare la richiesta di pace allora deve essere cospicua, salda e costante. «Speriamo che questa manifestazione – ha detto al microfono la sindaca di Rovereto Giulia Robol – scuota le coscienze anche di chi si preoccupa leggendo i giornali ma poi non trova la motivazione per scendere in piazza, per impegnarsi. È importante insistere, non perdere la speranza che quello che succede qui possa contaminare anche altrove, lavorare nella quotidianità per costruire una cultura del non conflitto». Mariachiara Franzoia, in rappresentanza del consiglio provinciale, ha parlato di un «appello collegiale ad abbattere tutti i muri, un appello alla comunità internazionale a chiedere senza sosta il silenzio delle armi, a non trovare giustificazioni alla crudeltà e alla violenza. Un appello personale e collettivo a scegliere la pace come stile di vita quotidiano. È tempo di scuoterci singolarmente e tutti insieme: da questa piazza risuoni forte un’unica parola: pace subito». Una piazza senza bandiere e senza loghi di partito, piena solo di simboli di disarmo e non violenza, come a dire che la pace non appartiene a nessuno ma è di tutti. «È bello vedere una piazza viva e colorata – ha esordito Antonio Trombetta, presidente del Forum Trentino per la Pace – perché è fondamentale parlare della vita se si parla di pace e altrettanto importante è farlo assieme. Oggi è nelle città che si combattono le guerre, nelle case che non sono più nido sicuro, è perciò importante ripartire da qui oggi, dalle città, a parlare di pace, luoghi simbolo e di concretezza del disarmo». Alla manifestazione ha parlato anche Tommaso Vaccari, consigliere con delega alla Pace del Comune di Rovereto: «Parte un percorso per il non conflitto come atteggiamento quotidiano di ognuno verso e con gli altri – ha detto – vogliamo parlare e dire la nostra su nodi e temi che sono nostri anche se accadono in luoghi fisicamente lontani da noi». La sirena di mezzogiorno ha sovrastato i discorsi ufficiali e riempito di significato bandiere e cartelloni: il monito quotidiano degli orrori e dello sconvolgimento che porta con sé una guerra che i roveretani sentono ogni giorno ha dato il via all’abbattimento del lessico del conflitto, scritto a caratteri cubitali sul muro di cartoni che solcava la piazza come una ferita. «Qui siamo tanti – ha commentato a margine Mario Cossali (Anpi) – ma mobilitare l’uomo comune, in tutti gli ambiti, è la sfida oggi, una sfida difficile da affrontare perché oggi il singolo è indefinito e inafferrabile, complesso da appassionare e muovere. Eppure per la pace, e questo vale anche per i diritti e contro le ingiustizie, la sfida è da affrontare con determinazione e credo che oggi stiamo facendo proprio questo».
L'INTERVISTA
di Anna Maria Eccli
Violoncellista, sposata con un principe africano, gira il mondo per lavoro. Nella città della Quercia ha deciso di comperare un rifugio dalla vita frenetica parigina. Proprio accanto alla residenza per cui i suoi avi si indebitarono