sanità
domenica 10 Novembre, 2024
di Tommaso Di Giannantonio
È la grande prova della sanità pubblica. Ridurre le liste d’attesa per le visite specialistiche e gli esami diagnostici. Non esiste una ricetta unica. La Provincia ha appena messo in campo nuove misure. Ma qual è la situazione in Trentino? Stando alle prenotazioni delle ultime otto settimane, attualmente ci sono 28mila persone in attesa, di cui 13mila dovranno aspettare oltre il tempo massimo previsto dal Rao, dal proprio codice di priorità.
Il monitoraggio
L’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) ha predisposto un sistema di rilevazione dei tempi di attesa di visite ed esami monitorati dal Piano provinciale per il governo delle liste di attesa (Ppgla). I casi tenuti sotto controllo vanno dai più gravi ai più lievi: il Rao B (10 giorni è il tempo massimo di attesa), Rao C (30 giorni in Trentino anziché 60 come nel resto d’Italia) e poi il livello senza priorità (90 giorni in Trentino anziché 120 come nel resto d’Italia). Non viene monitorato il codice di priorità più grave in assoluto, il Rao A, con un tempo massimo di attesa di 3 giorni.
La rilevazione fa riferimento solo agli utenti che hanno accettato il primo posto libero. Il sistema viene aggiornato settimanalmente in base alle prenotazioni delle ultime otto settimane.
Oltre il Rao
Ieri il sistema segnalava un totale di 28mila prenotazioni. Per ogni visita o esame si riporta il tempo di attesa massimo previsto per il 90% degli utenti (sopra nel grafico ci sono tutti i dati). Ecco, almeno 13mila prenotazioni risultano fuori i tempi massimi: 5mila con codice B, 4mila con codice C e 4mila senza priorità.
Per una colonscopia sotto il Rao B il 90% delle persone deve aspettare 27 giorni (contro i 10 previsti), sotto il Rao C addirittura 108 giorni (contro i 30 previsti) e fino 456 giorni senza codice di priorità (contro i 90 previsti). Per un’ecografia completa dell’addome l’attesa sale a 56 giorni sotto il Rao B e a 73 giorni sotto il Rao C. Per un’elettrocardiogramma rispettivamente 18 e 62 giorni. Le prime visite, dalla dermatologica all’oculistica, dalla chirurgia vascolare all’ortopedica, sforano quasi tutte il tempo massimo previsto dal Piano provinciale per il governo delle liste d’attesa. Vanno meglio le Tac.
Per smaltire le liste d’attesa la giunta provinciale ha da poco approvato le nuove linee di indirizzo, che prevedono, tra le altre cose, il rimborso della visita in libera professione (cioè quella garantita dai medici fuori dall’orario di lavoro) nei casi in cui non sia possibile garantire il tempo massimo. In questi casi il paziente dovrà pagare solo il ticket. È stata inoltre istituita l’Unità centrale per le liste d’attesa, una sorta di task force che dovrà monitorare il rispetto dei tempi di attesa.
Paoli (Smi) critico
Ieri, con un comunicato stampa, il segretario provinciale del Sindacato dei medici italiani (Smi) Nicola Paoli ha voluto ridimensionare la portata del nuovo comitato. «In riferimento al tanto sbandierato piano strategico di Tonina sull’Unità centrale per le liste d’attesa, di cui solo oggi viene fatta una delibera dichiarando che in molte Regioni non c’è ancora, corre l’obbligo sottolineare che tale scelta non è frutto di una iniziativa personale, ma di semplice adempimento di quanto prescritto dalla Legge 107 anche per la Provincia autonoma di Trento — precisa Paoli — Infatti il modello annunciato alla stampa, riprende quello di luglio “romano”. Più che guardare alle altre Regioni, Trento dovrebbe essere capofila di iniziative, autonome dagli altri e prese prima di copiare gli altri».
Il sindacalista ribatte anche sul progetto dei codici bianchi, di cui è slittata la partenza a fronte della scarsa adesione da parte dei medici. «Non c’è alcun “intoppo” ma solo “toppe” nella sospensione del progetto codici bianchi voluta da Tonina, che il sindacato dei medici aveva proposto per primo alla parte pubblica. E non è affatto vero che non ci sono medici sufficienti per aprirlo e montagne di soldi a disposizione — conclude — Delle promesse di impegni che si prende l’assessore a ogni folata di vento, ne abbiamo piene le tasche e vuoti i portafogli».