Ambulanti

venerdì 15 Novembre, 2024

Il libraio Arturo Osti: «È un lavoro duro ma porta soddisfazioni. Ora voglio cedere»

di

Il racconto di Osti: «Quella volta che Hermann Hesse salvò la vita a un cliente. Grazie a quello che faccio sono riuscito a crearmi un bello spazio»

Ogni giorno chi passeggia per le piazze del centro di Trento si imbatte nella bancarella di libri di Arturo Osti, conosciuta come «L’isola di Arturo». Un angolo di cultura e curiosità dove ogni volume racconta una storia e ogni passante può trovare il libro giusto per sé. Quest’anno, Arturo celebra il decimo anniversario della sua attività, ma dietro la sua libreria all’aperto qualcosa sta per cambiare. L’ironia e la passione che hanno caratterizzato la sua avventura di libraio sono pronte ad evolversi.
Mi racconti un po’ chi è Arturo Osti, da dove nasce l’Isola di Arturo e cosa si cela dietro l’uomo che ogni giorno i passanti delle principali piazze del centro vedono trafficare tra libri e vinili.
«Sono nato il 1° gennaio 1965 a Spormaggiore. Sono sposato, ho due figlie e tre nipoti. Negli anni ’80, come era comune a quel tempo, ho svolto diversi lavori stagionali. Dopo le scuole medie superiori ho provato a studiare ragioneria, ma non era un ambiente che mi affascinava. Poi ho fatto il servizio militare per un anno, negli alpini, come tanti trentini. È stata un’esperienza importante per l’opportunità di imparare a gestirmi da solo lontano dalla famiglia. Dopo il servizio militare ho deciso di intraprendere la carriera di agente di commercio. Poi, intorno ai cinquant’anni, ho sentito il bisogno di un cambiamento. Avevo perso mio fratello, un biologo grande appassionato di libri. In qualche modo i libri mi hanno ispirato e mi hanno messo sulla strada per scoprire una nuova attività, che fino ad allora non conoscevo. Così è nata l’idea di rendere accessibili questi libri a tutti. Ho chiesto un po’ di supporto all’amministrazione comunale, siamo riusciti a far partire il progetto ed ho iniziato davanti alla sede di Sociologia. Abbiamo istituito uno spazio specifico, è stata fatta una gara d’appalto a cui ho partecipato e vinto. Ero l’unico concorrente. Chi altro avrebbe voluto fare un lavoro del genere? Sapevo che sarebbe stato un impegno duro e, dopo dieci anni, posso confermare che è così».
Aveva qualche esperienza in merito al mondo dell’editoria?
«Quando ho cominciato non avevo nessuna esperienza specifica sui libri. Venivo dal settore industriale e artigianale, dove vendevo di tutto. Così all’inizio mi sono inventato un sistema. Vendevo i libri a 10 euro al chilo. Col tempo però ho capito che serviva qualcosa di più mirato. Ho imparato a conoscere le case editrici. Clienti e passanti mi hanno aiutato, dicendomi quali erano le edizioni importanti. Poi ho allargato il mio raggio. Ora, oltre alla postazione iniziale in via Verdi, ho anche uno spazio il giovedì e il sabato in Piazza d’Arogno e un altro il martedì in Piazza Fiera. Mi piacerebbe poter lavorare anche la domenica ma ho delle difficoltà. Il Comune di Trento mi considera un semplice venditore ambulante. Mi piacerebbe essere visto come un libraio, qualcuno che fa cultura e che merita più attenzione».
Qual è il futuro dell’attività dell’Isola di Arturo? Ha progetti per il futuro?
«Devo ammetterlo, questa attività mi ha dato tante soddisfazioni, sia a livello culturale che emotivo. Quando entri nella mia libreria non è come entrare in un negozio convenzionale. Non è una libreria normale. Chi entra qui spesso non ha l’idea di comprare qualcosa, ma semplicemente viene attratto dalla curiosità. Da me la logica è diversa. E poi l’interazione con le persone, questo è tutto per me. Il primo gennaio compirò 60 anni. Ora sto entrando nell’undicesimo anno e, sebbene sia stato un percorso fantastico, penso che sia arrivato il momento di cedere l’attività. Ora voglio godermi i miei nipotini e tornare in sella alla mia vecchia moto Guzzi California II e girare nuovamente l’Europa. Vorrei comunque vedere l’Isola di Arturo assumere una nuova linfa. È stata la mia vita per anni, ed è un’attività troppo bella per essere lasciata cadere».
C’è qualche aneddoto che le piacerebbe condividere con i lettori?
«Una delle ultime cose che mi è successa riguarda un signore che è venuto da me a comprare un libro di Hermann Hesse. Mi ha detto che ogni volta che vede quel libro sulle bancarelle lo compra, il che mi ha lasciato un po’ perplesso. Poi mi ha spiegato che quel libro gli ha salvato la vita. Dopo essere andato in pensione, si è trovato senza stimoli, senza amici e senza famiglia. Un giorno pensò di farla finita e si diresse verso un ponte. Prima di arrivarci, però, si fermò in un bar per un caffè. Sul tavolo c’era quel libro. Chiese al cameriere cosa fosse, e lui gli disse che un signore lo lasciava lì per chi voleva leggerlo. Così lo prese e iniziò a leggerlo. Invece di andare al ponte, tornò a casa. Da quel momento ha ricominciato a vivere. Mi ha raccontato che da allora non ha mai smesso di comprare quel libro, arrivando ad acquistarne trentacinque copie. È stato un momento molto emozionante. Senza quel libro forse non mi avrebbe mai raccontato questa storia. Mi ha insegnato che a volte, in modo inaspettato, una piccola cosa può cambiare la vita di una persona. E anche io, nel mio piccolo, ho capito quanto la lettura possano avere un impatto profondo sulla vita di qualcuno».