Tour del'Autonomia

sabato 16 Novembre, 2024

Alta Valsugana, Senesi: «All’ex Cederna housing sociale»

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A Pergine la terza tappa del Tour dell’Autonomia. Sciortino: «Bisogna rendere la Valsugana un sistema unito»

Una valle frammentata, con un disperato bisogno di trovare una coesione. Ma anche un territorio che nelle sue divisione ha trovato un fermento economico, politico, culturale e sociale. L’Alta Valsugana, insomma, è un luogo dai mille volti, e ognuno di questi è stato esplorato durante la conferenza sui campi liberi dell’Autonomia, moderata dal nostro direttore Simone Casalini. Riuniti al centro giovani #Kairos, sette relatori hanno analizzato le specificità del perginese e delle sue vicinanze: Boglarka Fenyvesi-Kiss (del Comitato esecutivo della Comunità di Valle Alta Valsugana Bersntol), Patrizia Bocher (presidente dell’istituto culturale mòcheno), Denis Fontanari (attore e direttore artistico AriaTeatro), Denis Pasqualin (presidente Apt Valsugana Lagorai), Giuseppe Sciortino (docente di sociologia di UniTrento) e Franco Senesi (presidente della Cassa Rurale Alta Valsugana).
Hanno introdotto il dibattito due giovani studenti del Marie Curie di Pergine: Krenar Chamka e Desi Zaccagnino. «Per me una parola chiave che descrive l’Autonomia è “radici” — ha spiegato Krenar —. Un elemento che spesso associamo al passato, ma che diventano un riferimento che ci ancora al presente, e ci permette di guardare al futuro». Per Desi, invece, una parola che descrive bene le specificità dell’Autonomia è equilibrio. «Questo è quello che ho visto 4 anni fa, quando mi sono trasferita in Trentino — ha sottolineato —. Un equilibrio tra le identità locali e quelle nazionali, la ricerca del futuro e il rispetto delle tradizioni».
La riflessione dei relatori è partita proprio con una fotografia dei giovani della zona. «Come Comunità di Valle abbiamo portato avanti il programma “Io non dipendo” — ha spiegato Fenyvesi-Kiss —. Con un questionario abbiamo fotografato quello che vivono i ragazzi dell’Alta Valsugana: ci sono dati spiacevoli, come l’uso di sostanze e il pericolo del gioco d’azzardo, ma abbiamo visto tante cose positive. Qui sono attivi ben quattro Piani giovani di zona, e continuiamo a collaborare con diversi attori per far sì che ci sia un contesto dove ragazzi e ragazze possano vivere il territorio al meglio».
Le sfaccettature dell’Alta Valsugana, coinvolgono diversi settori: quello culturale in primis, dove c’è grande fermento ma anche molta frammentazione. «Quando invitiamo delle compagnie da altre regioni si stupiscono sempre di vedere un programma culturale che di solito c’è solo nei capoluoghi — ha proseguito Fontanari —. I progetti sono tanti, per varietà quantità e innovazione: molte sono iniziative culturali sono nate e morte per volontà di singoli privati, come è successo col Book Festival di Caldonazzo. La cultura funziona bene quando è pluralista, ma bisogna anche studiare dei sistemi di cultura e comunità. C’è davvero tanto bisogno di una logica di rete».
Sul piano economico, invece, tre sono le priorità maggiori. «Vorrei vedere realizzati tre progetti — ha aggiunto il presidente Senesi —. Innanzitutto, la struttura di housing sociale di 25 mila metri quadri all’area Cederna, che puntiamo a creare col sostegno della Provincia. Poi c’è il tunnel di Tenna, che aiuterà a creare un nuovo tipo di turismo. Infine, il rilancio delle Terme di Levico, che aspettiamo da fin troppo tempo».
Tutte queste specificità si riflettono anche sul piano sociale. «La Valsugana è priva di una narrativa unica — ha sottolineato il professor Sciortino —. Ed ha anche la peculiarità di essere riuscita ad acquisire nuovi abitanti. Ci sono tanti nuclei abitativi, spesso lontani tra loro, molti contesti economici e tanti stili di vita. Ma è un territorio che non è pensato come un sistema unico e interconnesso: bisogna riflettere proprio su questo se si vogliono portare nuove famiglie in valle. Quelle che ci sono non garantiranno la sopravvivenza del territorio».
Nel cuore dell’Alta Valsugana, la specificità più grande è forse quella della minoranza linguistica mòchena. «La Valle dei Mòcheni ormai preserva la sua lingua da ormai 700 anni — ha spiegato ancora Bocher —. Oggi non è un compito semplice, in un mondo che spinge all’uniformazione linguistica e culturale. A livello legislativo c’è una grandissima tutela: quello che ci manca è insegnare la lingua mòchena anche dopo le elementari. I bambini della valle sono sempre meno: più sono pochi, più è difficile convincerli a parlare mòcheno».
Tuttavia, questi frammenti di territorio hanno anche portato dei vantaggi notevoli. «Le potenzialità turistiche di una valle così varia sono enormi — ha concluso Pasqualin — Nel 2019 siamo stati il primo territorio al mondo a ottenere la certificazione Gsdc per il turismo sostenibile: e questo è stato fatto unendo albergatori, industriali, commercianti e cittadini in numerosi tavoli da lavoro. Questo ha permesso di unire tutte le realtà dell’Alta e della Bassa Valsugana, e lo sviluppo di questo sistema turistico sarà sempre più forte nei prossimi anni. Alla fine siamo la quarta Apt del Trentino, c’è tanta potenzialità che tendiamo a sottovalutare».