La storia

sabato 16 Novembre, 2024

Bartolomeo, da Denno al Salento: riscoperta la figura del nobile anaune che gestì e sviluppò feudi nel leccese

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Alberti d’Enno, aristocratico della Val di Non, nei primi anni dell’Ottocento tramite matrimonio giunse a Collepasso, dove fu artigliere dei Borbone e innovatore agrario

Già il fatto che un nobiluomo di origini anauni se ne vada in giro per il Salento a promuovere lo sviluppo economico e sociale in nome dell’agricoltura, è interessante. Ma se siamo all’inizio dell’Ottocento e a ciò aggiungiamo una rocambolesca storia d’amore, allora abbiamo una storia che potrebbe diventare un romanzo, o magari un film. Il nobiluomo in questione si chiama Bartolomeo Alberti d’Enno, nato nel 1768 e morto nel 1850, di professione conte, artigliere imperiale e cavaliere di Malta; il posto è Collepasso, nel Salento leccese, oggi comune di circa 6.000 abitanti posto sulla storica via di collegamento che unisce Gallipoli e Otranto.
Oggi Collepasso annovera il nobile dennese come il primo dei padri fondatori del comune, nato ufficialmente nel 1907, quando il centro si staccò dalla vicina Cutrofiano. Quel lungo cammino era iniziato negli anni in cui l’Alberti e l’amante governarono con lungimiranza e illuminazione il vecchio feudo di lei, utilizzando i contratti fondiari di enfiteusi per attirare coloni, ingolositi dalla prospettiva proposta di poter diventare proprietari dei fondi lavorati e dall’obbligo di abitarci in case proprie. Nell’era del latifondo e della mezzadria, l’illuminismo agricolo noneso apriva prospettive fino ad allora mai sperimentate nel tacco d’Italia e in generale nel regno borbonico.
Così, nella prima metà dell’Ottocento, terreni vennero bonificati e messi a coltura, ponendo le basi per una costante crescita demografica e la creazione di un’identità comunale nuova. Fino al coronamento del 1907 e la nascita del comune.
Del conte Alberti e della sua storia, in Trentino da oltre un secolo si erano perse le tracce. Ne parlò in termini sommari Francesco Ambrosi nel 1883, ma di lui in pratica poco o nulla si sapeva. Tanto che nel 2007, quando a Collepasso programmarono i festeggiamenti del centenario del comune, l’allora vicesindaco Pantaleo Gianfreda invitò anche il sindaco di Denno, Fabrizio Inama, ignaro di quella storia insieme agli storici cui aveva chiesto aiuto. Proprio nel corso di quella monumentale manifestazione ebbe modo di apprendere dagli storici del posto la statura del personaggio, tanto da riproporne le gesta su una pagina del notiziario comunale nel 2008. E poi, una classe delle medie di Collepasso arrivò in gita scolastica a Denno, ballando la celebre «pizzica» davanti ai compagni nonesi.
Dopo di che è stato solo nel 2024 che sul numero 1 di «Studi Trentini Storia», rivista della gloriosa Società di Studi Trentini di Scienze storiche, il conte Alberti d’Enno è stato descritto nei tanti interessanti aspetti della sua vita avventurosa. Dalle origini in una delle primarie famiglie nobili trentine, con due principi vescovi in casa, fino alla precocissima entrata nell’Ordine di Malta, le guerre napoleoniche e infine, dopo un ballo a Venezia, l’incontro al fulmicotone con Aurora Leuzzi Contarini, baronessa di Collepasso e sposa infelice di un nobile della Serenissima.
Da qui il trasferimento a Napoli e a Collepasso, l’avvio delle già descritte opere di miglioramento fondiario e il prestigioso ingresso, nel 1816, nelle file dell’intendenza militare di re Ferdinando delle Due Sicilie. Arrivarono due figli, dati in adozione formale a due famiglie amiche, ma anche qualche guaio: come nel 1820, nel pieno dei moti che costrinsero il re a concedere la costituzione, quando l’Alberti parlò decisamente troppo con un noto cospiratore e cadde nella disgrazia reale, perdendo gli incarichi e venendo riabilitato solo vent’anni dopo con la carica di giudice conciliatore. O per le dispute con i notabili refrattari ai cambiamenti.
Ma poco importava, dato che già prima di morire nel 1850, aveva costruito la solida fama di operoso riformatore e di promotore di sviluppo economico e sociale, ma anche quella, recentemente riemersa, di scrittore politico e storico-filosofico.
In questi giorni si è verificato un percorso inverso rispetto a quello del 2007, con una piccola delegazione dennese scesa in Salento proprio per presentare, davanti a un numeroso e assai interessato pubblico, le novità emerse sulla figura di Bartolomeo Alberti d’Enno. Pochi giorni per rinverdire i fasti di un personaggio riscoperto tra Trentino e Salento, nobile «dei due mondi», uno posto ai piedi del Brenta, l’altro tra Ionio e Adriatico.