la tragedia

giovedì 21 Novembre, 2024

Mirko Petrolli, donati gli organi del giovane. La mamma: «Voglio che viva in altre persone»

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Ieri la tragica notizia. Il quattordicenne era scivolato in montagna lo scorso weekend durante una battuta di caccia con la famiglia

«Ero già convinta a dare l’assenso alla donazione degli organi di Mirko ancora prima che me lo chiedessero i medici: il mio desiderio è quello che mio figlio ora viva in altre persone». È stata una scelta descritta come «straziante», condivisa con il resto della famiglia, quella di mamma Cinza Lorandi. Una decisione che è un atto di amore incondizionato. L’ultimo di una serie di un genitore che non sarà mai in grado di rassegnarsi alla perdita di un figlio, il suo unico figlio, eppure sapere che grazie a lui potranno avere speranze di vita altre persone sarà una sorta di carezza per lenire un dolore, una grave perdita, che rimarrà indelebile nel tempo.
Nell’abitazione della famiglia Petrolli, nell’omonima frazione di Cimone, è già forte la mancanza del piccolo di casa, di quel «fratellino» come lo chiama affettuosamente la sorella Romina, 39 anni (il più grande è Daniel, 44). «Ci abbiamo sperato fino all’ultimo che potesse farcela» sospira la parente, dalla voce emozionata, che regala e condivide l’immagine di Mirko. In tutte le sue sfaccettature. «Chi era? Un ragazzo già adulto, bravo in tutto, di un’educazione mai vista, e non lo dico perché era lui, salutava e ringraziava di continuo, era capace di volere bene a tutti, di farsi voler bene».
Un adolescente – 14 le candeline spente il 20 settembre scorso – con le sue passioni, i suoi progetti, i suoi sogni. Quelli che non è stato in grado di realizzare.
Un ragazzo dai tanti interessi. Mirko, con i suoi libri, impegnato nello studio – «nel quale otteneva buoni risultati senza però vantarsene» racconta la sorella – Mirko con la sua passione per la moto, quella che scalpitava per riuscire a guidare presto, ma anche per la pesca, che praticava uscendo anche con il cugino e il nipotino. E c’era posto anche per la montagna. La montagna appunto. «A dire il vero era la sua prima passione, sì, la montagna – fa sapere Romina Petrolli – andare a fare escursioni in quota qui in zona, assieme al papà, al fratello, agli amici». Come è stato domenica scorsa. Ma di quanto accaduto sul Bondone, di quella maledetta caduta, precipitando per duecento metri, non c’è voglia di parlare, solo parole di ringraziamento per i soccorritori intervenuti come pure per medici e personale del reparto di terapia intensiva neurochirurgica dell’ospedale Santa Chiara dove è stato ricoverato. «Mirko è morto dove gli piaceva di più» prosegue la sorella, rimarcando come il 14enne amasse respirare a pieni polmoni in quota, riempiendosi lo sguardo delle meraviglie della natura.
E poi, nella quotidianità dell’adolescente, c’erano i motori. «Mirko aveva una passione per i motorini che aveva imparato a riparare, leggendo tanto, documentandosi anche in rete, tanto che erano i grandi a chiedere a lui. E in più aveva buona manualità» racconta ancora la sorella. Una due ruote tutta sua già ce l’aveva, aspettava, trepidante, solo di poterla guidare. E confidava di riuscirci a breve. «La moto era già in garage – prosegue la parente – Lunedì (il giorno dopo l’incidente ndr) avrebbe ritirato il foglio rosa, e già scalpitava». A mamma Cinzia aveva detto: «Dai che forse ce la faccio a guidare la moto prima che non sia troppo freddo». Sarebbe andato lontano, Mirko. E non solo in sella a una due ruote. «Avrebbe tanto voluto viaggiare, andare in particolare in Alaska, una meta, questa, legata ai suoi studi scientifici. Gli sarebbe piaciuto molto…».