il convegno
venerdì 22 Novembre, 2024
di Francesca Dalrì
Consapevolezza che quanto fatto finora come comunità nella prevenzione del suicidio sia ancora troppo poco, pur se a livello di servizi socio-sanitari il percorso sia iniziato da tempo (il progetto «Invito alla vita» è operativo dal 2008). Ma anche speranza, quella di una sala Filarmonica da tutto esaurito, con partecipanti arrivati persino da fuori regione, rimasti per tre ore attenti ad ascoltare relatori e testimonianze spontanee dal pubblico. Questo il primo bilancio di «Suicidio: parliamone!», incontro organizzato da Artigiani e Comune con l’associazione Auto mutuo aiuto (Ama), l’Apss e la moderazione de il T quotidiano. Tra le testimonianze più toccanti, quelle di una «sopravvissuta» – così si chiamano in gergo le persone che hanno perso un caro per suicidio – arrivata appositamente in città da Verona. Ai presenti in sala la donna ha chiesto di non usare più l’espressione togliersi la vita: «Queste persone non si sono tolte la vita, che è bellissima, ma il suo contrario: una sofferenza insopportabile e totalizzante. Se non capiamo questo, non potremo mai fare una buona prevenzione».
I numeri del fenomeno
L’incontro ha voluto innanzitutto fornire ai presenti informazioni e numeri per inquadrare il fenomeno. Il suicidio –ha spiegato Wilma di Napoli, responsabile del Centro di salute mentale (Csm) di Trento e referente per l’Apss del progetto «Invito alla vita» – è tra le prime quattro cause di morte nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni; il fenomeno colpisce soprattutto il genere maschile con un rapporto di 4 a 1; in Trentino si contano in media 42-43 casi all’anno; per ogni persona suicida si stima che ne vengano colpite in maniera diretta e profonda almeno altre nove; nel post Covid le richieste di aiuto al Csm sono aumentate del 350%, in particolar modo tra gli under 25. «Purtroppo – ha spiegato di Napoli – in Trentino i dati sono fermi al 2019: non smetterò di ribadire che serve un osservatorio più presente, non vincolato ai dati Istat che vengono pubblicati con quattro anni di ritardo». I relatori hanno inoltre sottolineato come il suicidio sia un fenomeno multifattoriale, non per forza esito di una malattia mentale, anzi: ogni storia è a sé stante e quando se ne parla bisogna sempre tenere presente molteplici cause, dai fattori individuali a quelli ambientali.
«È urgente entrare a scuola»
Tra i temi più caldi sollevati sia dai relatori sia dal pubblico, la difficoltà di entrare nelle scuole. «Quando veniamo chiamati è quasi sempre sull’emergenza, subito dopo uno o anche più casi di suicidio – ha detto la psicologa e psicoterapeuta di Invito alla vita Martina Segatta –. Non dico che non serva, ma questi interventi faticano a fare la differenza. Ciò di cui abbiamo bisogno sono invece progetti strutturati e costruiti assieme, anche su più anni». «Non potete immaginare che fatica abbiamo fatto all’inizio a portare questo tema alle professioni sanitarie, figuriamoci nelle scuole – ha aggiunto di Napoli –. Oggi però sul fronte sanitario le richieste di formazione stanno finalmente arrivando. Insomma, le cose possono cambiare».
Prevenire si può: gli strumenti
Segatta ha presentato anche le principali azioni del progetto «Invito alla vita»: una linea telefonica di ascolto, gratuita e anonima, attiva tutti i giorni dalle 7 del mattino all’una di notte chiamando l’800061650; il gruppo di auto mutuo aiuto con i sopravvissuti che si incontra settimanalmente; i colloqui di sostegno che forniscono supporto e orientamento sia a chi sta attraversando una situazione di profonda sofferenza, sia a chi si trova ad accompagnare una persona in questa situazione (in questo caso i numeri da chiamare sono lo 0461239640 e il 3358443035); attività di sensibilizzazione come la serata di mercoledì. C’è inoltre una chat (Tra-di-Noi Youngle) dedicata ai giovani e attiva tre giorni a settimana. «Questa sera vorrei che andaste a casa con un messaggio di speranza – ha concluso Segatta –: un aiuto è sempre possibile. Magari non nell’immediato, ma dandoci tempo e chiedendo aiuto, anche le situazioni più dolorose e tragiche possono essere affrontate».