La protesta
domenica 24 Novembre, 2024
di Jessica Rigo
Più di 200 persone, sabato 23 novembre, si sono riunite a Besenello per assistere al riposizionamento del Guerriero contro la Pirubi, opera simbolo della resistenza contro l’autostrada Valdastico Nord. Con fragorosi applausi la comunità ha ribadito il proprio “no” a un progetto ritenuto «inutile e dannoso». Grazie all’aiuto dei Vigili del Fuoco, il Guerriero, nella sua nuova veste restaurata (è una statua in legno di cedro alta tre metri), ora domina la rotonda Besenello Nord, attigua alla statale 12 del Brennero. Realizzata nel 2014 dallo scultore Florian Grott, l’opera è diventata un monito di opposizione al tracciato autostradale della Valdastico Nord – A31 che dovrebbe collegare Piovene Rocchette a Besenello, in una delle sue ipotesi. Alla cerimonia è seguita un’ovazione: «Viva il Guerriero!». «L’opera rappresenta il pensiero collettivo di una comunità che vuole dire “no” a un progetto dannoso per l’uomo e per il territorio. Sarà il tempo a dimostrare che la nostra determinazione non è stata vana – ha spiegato Grott – Quando un artista rivede le proprie opere può correggerne le imperfezioni. Credo che questa scultura abbia ora raggiunto la sua massima espressività e forza diventando un grido visivo e simbolico contro questa situazione».
«Il restauro e la nuova posa del Guerriero ci permettono di ribadire, come facciamo da decenni, che la nostra comunità dice “no” a qualsiasi uscita autostradale in territorio trentino. L’opera A31 nord è ormai un’infrastruttura fuori dal tempo, contraria a un’idea di tutela e conservazione del nostro ambiente e controproducente per l’economia e la viabilità trentine – ha detto Cristian Comperini, sindaco di Besenello – Ringrazio ogni singola persona presente, i numeri contano. È fondamentale inviare un messaggio chiaro alla politica che deciderà sul futuro del nostro territorio. Abbiamo presentato in Consiglio provinciale una petizione sottoscritta da 19 sindaci e dal presidente della Comunità di Valle. Questo problema non riguarda solo la Vallagarina, ma tutto il Trentino est». Confermando così la posizione del Comune nel dibattito pubblico riguardo alla proposta di modifica del Piano Urbanistico Provinciale presentata dalla giunta Fugatti e oggetto di critiche da parte delle minoranze in Consiglio provinciale.
Presenti, infatti, anche alcuni membri dell’opposizione del Consiglio provinciale, tra cui Alessio Manica che ha spiegato: «Il nostro no è suffragato da dati concreti. Basti pensare alle osservazioni del Comune di Rovereto che contano oltre cento pagine documentate sul perché quest’opera non serve. Ci sono l’impatto ambientale, l’insostenibilità economica e la tutela delle falde. Quest’opera è inutile nel contesto della mobilità attuale e ancor più in quella futura. Chi sostiene la Valdastico lo fa per slogan mentre il nostro approccio è basato su fatti e preparazione. Stiamo facendo ostruzionismo in aula con orgoglio bloccando i lavori fino a quando qualcuno non cederà». La “battaglia” contro la Valdastico Nord non è nuova e nel tempo sono nati il Coordinamento generale NoA31 nord di cui fanno parte molte associazioni e comitati locali veneti e trentini. Il sindaco ha aggiunto: «Ogni aspetto di programmazione della mobilità deve andare insieme a un ragionamento di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Questo è il tempo della cura del dissesto idrogeologico, della prevenzione degli effetti dei cambiamenti climatici, della sostenibilità, non di opere di asfalto del tutto contrarie a una visione del Trentino come terra nella quale si può “respirare” e trovare quel territorio preservato che altrove è già compromesso». Il Guerriero è infatti simbolo di questa resistenza. Pietro Zanotti, del Coordinamento No Valdastico Nord – No A31, ha concluso: «Seguiamo con preoccupazione questo progetto scellerato che va contro principi ormai riconosciuti come diritti costituzionali, cancellando l’idea di una vera transizione ecologica. L’impatto sarà pesante sulle future generazioni colpendo la dignità e il legame con l’ambiente. Dobbiamo costruire una cultura dell’ascolto anziché alimentare conflitti tra comunità».