Il dibattito

domenica 24 Novembre, 2024

Scuola, presidi scettici sul docente «Faber»

di

Le dirigenti Zini e Pasqualin: «Benessere emotivo, insufficiente il corso di 27 ore». Accolte con favore invece le direttive sui compiti a casa: «Carico da ridurre»

Il docente «Faber» (facilitatore del benessere emotivo e relazionale) può essere utile ma solo se l’idea è quella di potenziare il supporto psicologico già attivo. E 27 ore di formazione non bastano per un ruolo così delicato. Ben venga, invece, la disconnessione: giova sia agli studenti che al corpo docenti. Così si potrebbero riassumere le prime reazioni del personale scolastico alle linee guida dell’assessora provinciale all’istruzione Francesca Gerosa in tema di benessere tra i banchi. E non solo tra i banchi, visto che uno dei punti su cui la vicepresidente insiste maggiormente è proprio la necessità di valorizzare il tempo libero e diminuire la quantità di compiti a casa.
«Sul carico stanno lavorando tutti i consigli di classe – commenta Paola Pasqualin portavoce degli Istituti comprensivi della città e dirigente di Trento 5 – Dal mio punto di vista posso dire che ci sono sia genitori che chiedono di dare meno compiti che genitori che chiedono di darne di più. Di certo, però i ragazzi dovrebbero essere in grado di farli in autonomia, se questo non accade o perché sono troppi o perché serve l’aiuto di un adulto, vuol dire che qualcosa non funziona». Le fa eco Maura Zini, presidente provinciale dell’associazione nazionale dei presidi nonché dirigente dell’Istituto comprensivo di Taio: «Sul tema dei compiti la scuola, viste le sollecitazioni, riaprirà le riflessioni. Credo che il problema non sia tanto se dare o non dare i compiti quanto come vengono intesi. Il lavoro a casa non si deve sostituire all’attività in classe ma deve servire al consolidamento o come esercitazione». Dai compiti alla famigerata disconnessione: «È un tema caro alla vicepresidente, che ne ha parlato più volte – osserva Zini – Sono linee guida preannunciate che però le scuole leggono in questo momento. Mi sembra che l’obiettivo quello di dare delle indicazioni su come regolamentare le piattaforme che si usano a scuola, indicazione su cui ogni scuola, poi deciderà». La precisa precisa però che «regolamentare non vuol dire non usare». Più decisa la reazione (positiva) di Pasqualin: «Nel periodo covid ci siamo attrezzati per rispondere alle esigenze, adesso dobbiamo fermarci per riflettere e organizzare il carico di lavoro digitale. La disconnessione va a vantaggio anche dei docenti. Darsi come dettame, ad esempio che dopo le 17.30 non si mandano mail né in un senso (da docente a studenti ndr) né nell’altro mi sembra una regola di buonsenso». Dulcis in fundo, il forse poco deandreiano docente Faber. «Ancora dobbiamo capire in che termini possa essere utilizzato a scuola – dice Pasqualin – faranno un incontro per informarci nel dettaglio. Accanto agli psicologi servono altre figure come educatori, e psicopedagogisti. Servono professionalità diverse per un tema così complesso». Con lei Zini: «È una figura che deve essere complementare al supporto psicologico, per cui sono state confermate le risorse. Servono competenze ampie e sicuramente non bastano 27 ore. Va fatto un percorso con le scuole per capire esattamente il profilo. Bisogna stare un po’ attenti quando si dice che a volte basta una pacca sulla spalla. Lo star bene emotivo è conditio sine qua non per l’apprendimento».