L'aiuto

lunedì 25 Novembre, 2024

Violenza contro le donne, contributo agli orfani di femminicidi: 10mila euro fino a 26 anni

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La misura prevede di destinare i soldi a ciascun bambino rimasto orfano dopo il 1° gennaio 2020. Nel frattempo a Riva del Garda apre un nuovo centro antiviolenza

Spesso è l’altra faccia (tragica) della violenza di genere. C’è una donna che viene uccisa dal partner o dall’ex partner e un figlio o più figli che restano soli. Senza la madre, e senza il padre femminicida. Un trauma vissuto da molti bambini e ragazzi, anche in Trentino. Una situazione che richiede interventi specifici da parte di professionisti. Per agevolare i percorsi medico-assistenziali e di supporto psicologico, nei giorni scorsi la giunta provinciale ha definito i criteri e le modalità di accesso a un contributo a titolo di solidarietà nei confronti degli orfani di femminicidi.

Il contributo agli orfani
Sabato la Provincia ha organizzato una conferenza stampa in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (domani 25 novembre). Una delle ultime misure è appunto quella sugli orfani. Lo scorso settembre è stata modifica la legge provinciale del 2010 sugli interventi per la prevenzione della violenza di genere e per la tutela delle donne prevedendo, tra le altre cose, un contributo per sostenere gli orfani di femminicidi. Ora, con provvedimento della giunta, è stata data attuazione alla legge. Il contributo è riconosciuto a ogni figlio di vittima di femminicidio commesso contro il coniuge, anche legalmente separato, contro l’altra parte dell’unione civile o contro la persona stabilmente convivente con il colpevole, o legata a lui da una relazione affettiva. Il contributo è previsto anche se al momento dell’uccisione la relazione affettiva, che sia un’unione civile o una convivenza, fosse conclusa, o anche dopo il divorzio.
La misura prevede di destinare 10mila euro una tantum a ciascun bambino o ragazzo rimasto orfano dopo il 1° gennaio 2020, che alla data del reato era minorenne o maggiorenne fino ai 26 anni e risiedeva in provincia di Trento. La domanda va presentata all’Unità di missione speciale sulla prevenzione della violenza e della criminalità della Provincia entro cinque anni dal provvedimento dell’autorità giudiziaria di sentenza di condanna irrevocabile o di non luogo a procedere per la morte del femminicida.

Nuovo centro antiviolenza a Riva
Come già anticipato nei giorni scorsi, è prevista l’apertura di una sede periferica del Centro antiviolenza di Rovereto a Riva del Garda. La struttura andrà ad aggiungersi a quelle di Cles e Cavalese e al Centro antiviolenza di Trento. L’attivazione è prevista tra dicembre e gennaio.
L’apertura della sede di Riva è stata deliberata nelle scorse settimane dalla giunta. Il provvedimento prevede una revisione della convenzione sottoscritta nel gennaio scorso con l’Associazione coordinamento donne, che gestisce il Centro di Rovereto dal primo febbraio di quest’anno, integrando il contributo di oltre 83mila euro. Questo atto aggiuntivo riconosce come necessario il potenziamento del supporto alle donne vittime di violenza con un servizio territoriale che prevede almeno tre sedi periferiche oltre alla sede principale di Rovereto, per un importo massimo di spese ammissibili per la gestione del servizio di 666mila euro fino al 31 dicembre 2026.
«Sta nascendo una rete capillare di luoghi in cui si possono rivolgere le donne che rischiano di subire violenza — ha detto il presidente della Provincia Maurizio Fugatti — Nella scorsa legislatura, sotto l’assessorato di Segnana, sono nate anche due case rifugio». Ci sono 26 posti letto totali nelle due strutture: «Attualmente sono ospitate 13 donne con i loro figli — ha spiegato Laura Castegnaro, dirigente dell’Umse sulla prevenzione della violenza e della criminalità — In caso di necessità, quando non ci sono posti disponibili, c’è la possibilità di inviare queste donne in altre strutture fuori regione oppure in un albergo per 10 giorni. Le persone che si rivolgono ai centri antiviolenza — ha concluso — stanno aumentando». «Questo aumento — ha aggiunto Fugatti — va messo in relazione anche all’aumento della consapevolezza e delle strutture e dei servizi presenti sul territorio».
Nei primi due trimestri del 2024 le chiamate di utenti o vittime al servizio 1522 per chiedere aiuto o informazioni sono state rispettivamente 17.880 e poi 15.109, un aumento significativo rispetto agli stessi trimestri del 2023 quando le richieste erano state 9.796 e 9.602 (il T del 20 novembre).

Nuovo elenco contro la violenza
Di recente è stato istituito anche l’elenco «Insieme contro la violenza sulle donne». Un elenco a cui possono iscriversi anche gli attori non istituzionali (come le imprese) per contribuire attivamente al sostegno delle donne vittime di violenza. Gli iscritti avranno la possibilità di utilizzare il logo provinciale sulla violenza contro le donne e ricevere un attestato di iscrizione. «La prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne sono una responsabilità collettiva e prioritaria – ha dichiarato Fugatti – Questo nuovo elenco rappresenta un tassello importante per costruire una rete sempre più efficace, lo abbiamo voluto per valorizzare chi si impegna ogni giorno, per costruire una rete che accolga anche i soggetti non istituzionali che lavorano al fianco delle donne».

Il convegno
In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, domani ci sarà un convegno della Provincia dedicato alla sensibilizzazione sul tema e alla presentazione delle misure e dei dati relativi alla violenza di genere a livello provinciale.