la sentenza

lunedì 25 Novembre, 2024

Impagnatiello condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Tramontano. La madre: «Non è vendetta»

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I giudici popolari hanno riconosciuto il 31enne colpevole di tutti reati contestati dalle pm: omicidio volontario con tre aggravanti (aver ucciso la convivente, con premeditazione e per aver agito con crudeltà), interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere con l’aggravante di averlo commesso per coprire l’omicidio

Ergastolo con isolamento diurno per 3 mesi. È la pena inflitta ad Alessandro Impagnatiello dalla Corte d’assise di Milano nel processo per l’omicidio commesso con 37 coltellate nei confronti della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, la sera del 27 maggio 2023 nella loro casa di via Novella 14 a Senago. Nella Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne i giudici popolari presieduti da Antonella Bertoja hanno riconosciuto il 31enne di Sesto San Giovanni colpevole di tutti reati contestati dalle pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella con l’esclusione dell’aggravante dei motivi futili e abietti: omicidio volontario con tre aggravanti (aver ucciso la convivente, con premeditazione e per aver agito con crudeltà) interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere con l’aggravante di averlo commesso per coprire l’omicidio. Per questi ultimi due reati è stato condannato a 7 anni. Alle lettura del dispositivo, nell’aula – gremita di giornalisti e curiosi – si è levato un timido applauso mentre la madre di Giulia Tramontano, Loredana Femiano, è scoppiata in un pianto disperato a pochi metri di distanza dall’ex barman, completamente impassibile e in piedi accanto alle sue legali, avvocate Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, prima di essere scortato fuori dalla polizia penitenziaria. «Non abbiamo mai parlato di vendetta, non esiste vendetta. Abbiamo perso una figlia, un nipote, abbiamo perso la nostra vita. Io non sono più una mamma, mio marito non è più un papà, i nostri figli saranno segnati a vita da questo dolore», le prime parole a caldo della donna. Alla quale fa eco il marito, Franco Tramontano: «Oggi non abbiamo vinto, abbiamo perso in tutto».

Risarcimento di 700mila euro per la famiglia Tramontano

I giudici hanno riconosciuto alla famiglia della 29enne di Sant’Antimo – Franco, Loredana, il fratello Mario e la sorella Chiara Tramontano, tutti costituiti parte civile con l’avvocato Giovanni Cacciapuoti – 700mila euro di provvisionale come anticipo immediato sul risarcimento da stabilire in sede civile. L’imputato dovrà saldare 18mila euro di spese legali. «Non lasciamo» che altri «ragazzi diventino uomini senza conoscere il rispetto verso le donne» dice Chiara Tramontano dopo la lettura della sentenza, prendendo parte al flash mob contro la violenza di genere organizzato fuori dal Tribunale di Milano dal Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati. Cita «i due elementi» che devono «fare la differenza»: «l’educazione sociale che non inizia nelle scuole, ma in famiglia dove si impara la base della suddivisione dei compiti, il rispetto verso una sorella» e il ruolo dei genitori: «Se mai ci si rendesse conto di un figlio che sta assumendo un comportamento sbagliato, è importante agire».

Impagnatiello decaduto dalla responsabilità genitoriale

Impagnatiello, detenuto a San Vittore dall’1 giugno 2023 quando fu fermato dai carabinieri, genitore non lo sarà più, almeno dal punto di vista giuridico. La sentenza lo ha dichiarato decaduto dalla responsabilità genitoriale per il figlio avuto da una precedente relazione. Interdetto anche dai pubblici uffici, i giudici si sono presi 90 giorni per il deposito delle motivazioni della condanna. Nessuna replica lunedì mattina in aula da parte di Procura e difese in attesa della camera di consiglio. Nemmeno Impagnatiello ha voluto per l’ultima volta prendere la parola per chiedere clemenza. Un drappello di cancellieri e funzionari del tribunale si è presentato in aula con un mazzo di rose bianche da consegnare alla madre di Tramontano e un biglietto con scritto «Un messaggio per Giulia e il suo bimbo mai nato». Il verdetto arriva al termine di un processo faticoso iniziato a gennaio 2024 e durato 13 udienze. Un «viaggio nell’orrore» e nella testa di un «manipolatore» e «scacchista» lo ha definito la pm Alessia Menegazzo durante la sua requisitoria in cui ha chiesto il massimo della pena.

La ricostruzione del caso

Impagnatiello ha ucciso la fidanzata incinta del piccolo Thiago, che sarebbe dovuto nascere ad agosto 2023, con 37 coltellate, di cui 11 quando la giovane era ancora viva, fra le 19.06 e le 21.29 di sabato 27 maggio 2023 nella loro casa di via Novella 14 a Senago, in provincia di Milano. Quel pomeriggio Tramontano aveva incontrato per la prima volta la ragazza con cui da mesi l’uomo intratteneva una relazione parallela, una collega 23enne italo-britannica dell’Armani Cafè di via Montenapoleone. Da dicembre 2022, appena scoperta la gravidanza della compagna, il 31enne aveva cominciato ad avvelenarla con del topicida che le è stato somministrato in più occasioni dopo aver effettuato ricerche online sugli effetti del veleno sull’uomo e sui feti. Dopo l’omicidio ha tentato di bruciare il cadavere 2 volte nella vasca da bagno e nel box con alcol e benzina. Per i primi 4 giorni ha tentato di depistare le indagini denunciando l’allentamento volontario di Giulia a causa di una lite e inviandole messaggi sul cellulare, mai ritrovato, chiedendole dove fosse. Il cadavere è stato trovato, su sua indicazione dopo essere stato fermato dai carabinieri, la notte fra il 31 maggio e l’1 giugno in un’intercapedine di via Monterosa a Senago, carbonizzato e avvolto dentro sacchi di plastica gialla. L’ex barman è stato sottoposto a perizia psichiatrica che lo ha dichiarato capace di intendere e di volere al momento dei fatti.