I dati
martedì 26 Novembre, 2024
di Massimo Furlani
I servizi efficaci ci sono, serve però puntare sul loro accesso, su prevenzione e formazione. In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si è tenuto ieri in sala Depero un convegno dedicato alla sensibilizzazione sul tema e la presentazione del quadro relativo al Trentino: «Il fatto che la Provincia metta in campo servizi e sistemi di contrasto alla violenza di genere evidenzia come anche il nostro territorio soffra di queste problematiche – ha dichiarato il presidente della Provincia Maurizio Fugatti – Lo dimostra la tragedia avvenuta a Valfloriana a gennaio. Di fronte a questi fatti dobbiamo dimostrare come istituzioni volontà di sinergia e cooperazione. I dati fotografano un fenomeno che ha la sua stabilità ma anche un maggior numero di donne che ricorrono ai servizi che offriamo e chiede informazioni per accedervi: non sta a me dire quale sia il significato di queste cifre, ma vogliamo credere che si stiano facendo dei progressi».
Dopo le parole della vicepresidente Francesca Gerosa che ha parlato dell’importanza di puntare sulla prevenzione e l’educazione nelle scuole, a presentare i dati sulla violenza di genere in Trentino riferiti al 2023 è stata la dirigente dell’UMSe Prevenzione della violenza e criminalità, Laura Castegnaro: «Il trend che possiamo vedere conferma una stabilità del fenomeno», ha spiegato. Si parla in media di 1,5 casi al giorno di violenza (considerando il numero di denunce e di ammonimenti) che colpiscono le donne tra i 16 e i 64 anni. In particolare, ha riferito Castegnaro, «L’anno scorso le denunce sono state 477: un aumento del 3% rispetto al 2022. Sono scesi invece a 139, del 27,6%, i procedimenti di ammonimento avviati, una flessione dovuta al maggior ricorso da parte delle vittime al Codice Rosso e ai servizi provinciali che si dividono fra quelli residenziali e non. È in questi ultimi che si è registrato l’incremento più importante: nel 2023 sono state in totale 445 le donne che vi si sono rivolte, un 23% in più rispetto al 2022. Ai servizi residenziali accedono invece 91 donne, a cui se ne aggiungono 13 ospitate tramite il Progetto Emergenza e 9 trasferite fuori provincia. In entrambi i casi, il 70% di loro ha almeno un figlio e denuncia episodi di violenza fisica o psicologica. Allo stesso tempo c’è un aumento degli uomini che si recano nei Centri per Uomini Antiviolenza (Cuav) per la rieducazione: 46 quelli accolti in tutto il Trentino. Quanto alle misure volte a contrastare il fenomeno, sono stati erogati 74 assegni di autodeterminazione per una spesa di 308mila euro. In diverse comunità di valle non è stata fatta alcuna richiesta di accesso a questo supporto, le domande provengono soprattutto da Trento e dal basso Trentino».
Hanno poi preso parola i rappresentanti degli enti firmatari del Protocollo d’Intesa per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere in Trentino, fra cui il Commissario di Governo, Giuseppe Petronzi: «Come istituzioni e comunità, l’attenzione verso questo tema di grandissima attualità deve restare massima anche quando si verificherà un singolo caso in tutto il territorio. Siamo tutti attori di una partita che va affrontata e vinta». Ad intervenire anche il procuratore Sandro Raimondi: «Il 25 novembre è un giorno, ma le nostre istituzioni non restano ferme negli altri giorni dell’anno – commenta – La nostra è una lotta per “abolire” il 25 novembre, far sì che non serva più una giornata per ricordare e sensibilizzare su un fenomeno che vogliamo cancellare. Il nostro compito è costruire una rete e garantire i servizi adeguati per la presa in carico dei singoli episodi di violenza di genere. Abbiamo iniziative che coinvolgono realtà e settori diversi perché l’azione di contrasto sia il più diffusa possibile, ad esempio con la collaborazione del Coni per vincere quelle forme di violenza da parte degli allenatori verso giovani atlete. Allo stesso tempo vogliamo continuare a sperimentare e creare nuovi strumenti in questa lotta, portando dalla nostra parte tecnologie nuove come l’intelligenza artificiale». Su questo punto si è espresso Stefano Forti, direttore del centro Salute e Benessere digitale della Fbk: «Stiamo ragionando su come la tecnologia possa diventare strumento per rafforzare l’azione delle istituzioni su questo delicato tema – sottolinea – Il digitale rappresenta dei vantaggi, come raggiungere tutte le persone o erogare interventi educativi costanti. Offre la possibilità di dare un sostegno concreto al “sommerso”, persone che non si rivolgono ai servizi. L’intelligenza artificiale può mettere in campo interventi su individui ed episodi singoli». Il convegno si è poi concluso con la presentazione dei servizi antiviolenza finanziati dalla Provincia.
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