i numeri
giovedì 28 Novembre, 2024
di Davide Orsato
La «rivoluzione» è partita in estate. Ma Provincia e Apss hanno aspettato prudentemente qualche mese prima di annunciare i risultati. I numeri sono stati snocciolati ieri e se (ma è un se molto grande) la tendenza sarà confermata nel lungo termine, si potrà parlare di trionfo. Quindicimila esami recuperati da giugno, in 5 mesi. Il divario causato dal Covid ormai pienamente colmato. E — forse l’aspetto che conta di più — i codici Rao, quelli che determinano l’urgenza delle singole prestazione, invenzione «trentina», finalmente rispettati, con poche eccezioni. Il Trentino ha trovato finalmente il modo per risolvere il rebus delle liste d’attesa, nodo che attanaglia tutti i sistemi sanitari regionali? Presto per dirlo, ma i primi riscontri, secondo l’assessore alla Salute Mario Tonina e il direttore generale di Apss Antonio Ferro, sono più che positivi.
La situazione odierna (visibile nel grafico, che riporta una simulazione dei tempi d’attesa nel caso si chiamasse il Cup oggi: rimangono criticità in oculistica e urologia) è stata raggiunta con un mix di azioni. La prima è stata la nomina di una figura ad hoc, direttrice del servizio specialistica ambulatoriale, Elisabetta Mon, con un mandato preciso: ridurre i tempi. «Un ruolo non facile — sottolinea il direttore Ferro — dal momento che ha il compito di chiedere alle unità operative dell’azienda sanitario uno sforzo per raggiungere l’obiettivo». La strategia adottata dalla dottoressa Mon è stata quella di «aggredire il contenitore», ossia quello spazio virtuale in cui finiscono le visite prenotate, ma che non potevano avere immediatamente una data. Tra le prime e le seconde il rapporto era di uno a cento. «Quello che abbiamo fatto — dice Mon — è stato “aprire” l’agenda: non ragionare in termini di pochi mesi ma di ampliare l’orizzonte temporale, facendo sì che all’utente si risponda subito con un giorno fissato». Ai reparti si chiede di programmare quello che possono fare a lunga distanza. Non facile, dato che, vista anche la carenza di medici, è difficile sapere quali saranno le «forze». Ma, come ha aggiunto il dirigente provinciale Luca Comper che, dopo l’addio di Giancarlo Ruscitti ha avuto «l’interim» alla sanità, c’è stato un cambio di rotta anche per il trattamento dei pazienti cronici: anche in questo caso si è cercato di pianificare anzitempo le visite di controllo, in modo da non creare code impreviste. C’è, inoltre, l’impiego, al momento agli albori, dell’intelligenza artificiale. Ai medici, però, è stato chiesto anche di lavorare di più, con le «Poa», le prestazioni a orario aggiuntivo: uno straordinario detassato: saranno finanziati con parte dei 5 milioni di euro attesi con la finanziaria proprio per la riduzione delle liste d’attesa. «Sarà cambio anche dal punto di vista culturale», dice Mon. Che riguarda, però, anche il paziente, ha ricordato Tonina. Come? La parola chiave, che risuona da tempo nelle stanze dei bottoni della sanità trentina è «appropriatezza». Vanno evitati esami «inutili», ma hanno anche indicati i tempi d’attesa corretti. «Purtroppo — nota l’assessore — abbiamo notato che nel tempo è aumentato lo scollamento tra quanto prescritto dal medico di base e quanto verificato dallo specialista». Esempio: solo il 27% degli esami Rao A si rivelano realmente urgenti; nel 2022 erano il 53%. «Troppa pressione — conclude Tonina — da parte dei pazienti, ma la situazione dovrà cambiare».