salute
venerdì 29 Novembre, 2024
di Davide Orsato
È un servizio poco noto al grande pubblico, rimborsabile dal servizio sanitario nazionale dal 2022 e può salvare vite. È un modo per combattere l’Aids, malattia dimenticata ma che continua a essere sempre presente — anche sul nostro territorio. È notizia di questi giorni l’aumento di contagi nella vicina provincia di Bolzano: diciotto quelli registrati nel corso del 2023, uno dei dati più elevati degli ultimi anni (nel 2022 erano stati 11). Un campanello d’allarme anche per il Trentino. Dove, da due anni a questa parte, esiste un ambulatorio profilassi pre-esposizione: la «Prep», come una formula più nota. È una forma di prevenzione: si tratta di assumere un farmaco nel caso per evitare di contrarre il virus Hiv. Vi ricorre chi può avere rapporti sessuali a rischio. Nel corso di due anni l’ambulatorio che gestisce questa profilassi, su base settimanale, ogni giovedì, ha visto crescere i propri pazienti da zero fino a diverse decine: sessanta erano seguiti nel mese di settembre. «Si tratta di un numero importante — spiega il dottor Massimiliano Lanzafame, direttore dell’unità di Malattie infettive — in particolare se rapportato alla popolazione del Trentino. Significa, da un lato che c’è conoscenza di questa possibilità». Una possibilità che, però, spesso rischia di essere fraintesa con un «via libera» per assumersi comportamenti a rischio. «La profilassi riduce in maniera impattante il rischio di contagio — prosegue Lanzafame — ma non dà sicurezze al cento per cento. Ecco perché quando si inizia a seguire una persona viene comunque raccomandato l’uso del preservativo, che resta il mezzo più sicuro per evitare le malattie sessualmente trasmissibili».
Il farmaco maggiormente utilizzato ora viene somministrato su base settimanale. «Nel breve termine — afferma Lanzafame — si potrà ricorrere a un altro medicinale che richiede dosi su base mensili. Ma la vera rivoluzione arriverà con un farmaco, ora in via di sperimentazione, che richiede solo due somministrazioni all’anno».
Insomma, la ricerca medica dà una mano, anche concreta, ma poco si può fare se manca una presa di coscienza a livello sociale. «Purtroppo — conclude Lanzafame — quanto vediamo tra pazienti, specie quelli più giovani, non ci rassicura. Alcune malattie a trasmissione sessuale, come la gonorrea, sono in aumento. Ci capita di seguire ragazzi e ragazze non ancora diciottenni che presentano queste patologie e, parlando con loro, scopriamo che non sanno nemmeno che cos’è l’Hiv». Fra pochi giorni, per il primo dicembre, si tornerà a parlare di Aids: è la giornata che, per volere dell’Oms, è stata dedicata alla lotta a questa malattia. La vera sfida, ancora una volta, è non dimenticarsene il giorno successivo.