Il confronto
sabato 30 Novembre, 2024
di Leonardo Omezzolli
L’Autonomia si cala in Alto Garda e Ledro come un filo di seta, prezioso e delicato, che vuole essere tessuto con il massimo della cura per vestire il territorio di uno strumento che sia a sua protezione e tutela, ma anche, e soprattutto, dei cittadini, partendo in primissima battuta dalle famiglie che devono poter vivere il proprio territorio. Un sunto complesso e articolato che i relatori del tavolo rivano del Tour dell’autonomia de «il T» quotidiano, andato in scena ieri sera nella sala della Comunità di Valle, hanno esposto ed elaborato. Accompagnati dal direttore Simone Casalini l’assessora di Comunità Tiziana Betta, la presidente dell’Apsp Casa Mia Mariacristina Rizzonelli, il presidente dell’Apt Garda Dolomiti Silvio Rigatti, il presidente della Cassa Rurale Alto Garda Rovereto Enzo Zampiccoli e il presidente di Drodesera Fies Dino Sommadossi si sono impegnati nel declinare come l’autonomia debba insistere a proteggere la moltitudine di sfaccettature altogardesane. Significativa la proposta di Zampiccoli di realizzare un consorzio di tutela provinciale per i proprietari di case affinché si possa dare fiducia e garanzie a chi vuole affittare non solo a livello turistico, ma residenziale. «I proprietari non affittano perché hanno paura che gli inquilini non paghino – ha spiegato Zampiccoli -. Preferiscono lasciare gli alloggi vuoti oppure affittarli turisticamente per brevi periodi. Serve un consorzio di garanzia provinciale per i proprietari, sostenuto da enti pubblici che garantiscano una parte delle spese. Che siano una tutela legale per i proprietari. Questo potrebbe essere un sistema. Poi – chiosa – vanno cambiate le regole: la legge attuale è del ‘72 ma deve essere adeguata all’oggi». Zampiccoli ha poi ricordato come il turismo sia stato creato e che negli anni ‘80 Arco era un deserto con negozi chiusi nei fine settimana, ma che si riaccese con l’invenzione dell’arrampicata sportiva che ha portato flusso turistico ed economia. Se l’abitare deve fare i conti con il mondo turistico, chi già vive l’Alto Garda deve rapportarsi con la vita di tutti i giorni. L’analisi delle famiglie mostra i limiti della società attuale. Ne fa una fotografia impeccabile Rizzonelli che chiede di prevedere il domani, per anticipare e migliorare una situazione che sta mostrando criticità complesse. «Come Casa Mia abbiamo un osservatorio abbastanza ampio della situazione e l’assetto sociale delle famiglie è in una situazione abbastanza buona, ma in prospettiva a rischio di impoverimento e di sviluppo di nuove fragilità. Non esiste solo la famiglia tradizionale – chiarisce Rizzonelli – il numero dei componenti della famiglia in Trentino è di 2,27 componenti di media e sotto i 40 anni scende a due. C’è quindi da fare un bel pensiero sulla natalità decrescente che non accenna a risalire. La formazione dei figli, l’alleanza scuola e famiglia, è entrata in crisi. C’è una tendenza all’isolamento all’interno della stessa famiglia. Non si trovano punti di riferimento e in questo loop si fa fatica a chiedere aiuto. C’è un fortissimo bisogno di risposte, non solo nel sociale. Bisogna avere il coraggio di guardare in queste prospettive e bisogna fare quadrato attorno alla famiglia insieme a enti e istituzioni». Proprio per questo i primi passi sono stati attivati grazie ad un progetto pilota, osservato anche dalle Nazioni Unite, che la Comunità di Valle attraverso i servizi sociali e gli organi competenti: «Non c’è niente da fare». «I giovani hanno uno sguardo sul futuro, e lo vogliamo intercettare con questo progetto – spiega Betta -. La parola autonomia è di per sé una parola che parla di futuro. Già nella primissima infanzia sentiamo di dover acquisire questa autonomia che ci porta ad apprendere le funzioni basilari che ci daranno l’indipendenza per diventare individui autosufficienti. Con «Non c’è niente da fare» stiamo lavorando sulla prevenzione della salute e del disagio con un approccio globale che lavora sui ragazzi e sulle ragazze, sulle famiglie e sulle comunità. Abbiamo voluto ascoltare i ragazzi nelle terze medie, perché sono un’età sensibile. Il dato netto è che i ragazzi non trovano negli adulti figure di riferimento».
Eppure bisogna fare attenzione a demonizzare il territorio e quello che ruota attorno al complesso indotto turistico. Lo denuncia il presidente Rigatti: «Siamo un’eccellenza provinciale e dobbiamo sempre più poter gestire il territorio insieme alle amministrazioni. Noi cerchiamo di migliorare l’accoglienza, non solo facendo promozione, ma gestendo il territorio, il turista e il residente. Attenzione a dire overtourism. Una ricerca mostra che la gente non vuole andare in posti dichiaratamente affollati, richiamo di farci del male da soli». La valorizzazione deve passare anche dalla cultura, che merita attenzioni e risorse. «Autonomia – spiega Sommadossi – non è un privilegio ma una possibilità di contrattazione con lo Stato. Può funzionare se fa meglio dello Stato. Ma bisogna che sia recepita e con l’esperienza di Fies posso dire che spesso non viene capita e questo è un problema, o meglio, un limite. Dietro un’idea serve un progetto. La nostra realtà ha portato un indotto di 12 milioni di euuro».
Il dibattito è stato però aperto dall’intervista con Cecilia Molinari, mezzo soprano, considerata una delle cantanti liriche più importanti a livello internazionale e con una carriera già molto densa. Molinari, oltre ad essere diplomata al Conservatorio di Padova, si è laureata anche in Medicina. «È un retaggio illuminista separare arte e scienza. Invece comunicano e stanno insieme, il canto è anche cura» ha spiegato. Attualmente impegnata al Festival Doninzetti Opera di Bergamo, Molinari sarà nei prossimi mesi anche a Chicago. «L’incontro con l’opera di Rossini mi ha cambiato la vita e mi ha fatto scegliere questa strada» ha ripreso prima di aprire una riflessione sull’Autonomia: «Ha certamente influito nella mia formazione, soprattutto per le opportunità che questo territorio offre. La mia parola chiave per il futuro? Sono due: “promozione” in contrapposizione ad un’idea difensiva di Autonomia e “comunità” intesa in senso plurale».
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