le indagini
giovedì 5 Dicembre, 2024
di Davide Orsato
Dalle feste durante la pandemia Covid alle «vendette», parola che ricorre nelle carte dell’indagine quando si tratta di nomine, nel caso specifico quella del revisore dei conti. Sono diversi gli addebiti nei confronti della sindaca di Riva del Garda Cristina Santi, finita agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere (con l’aggravante del metodo mafioso), corruzione e omissione di atti d’ufficio. L’indagine ha rilevato una serie di altre condotte penalmente rilevanti, molte delle quali, va detto, figurano sotto l’ipotesi penale dell’abuso d’ufficio, reato nel frattempo abolito e quindi non perseguibile.
La cugina e i dubbi di Fugatti
Una nomina, in particolare, emerge dalle carte: quella di Emanuela Ceschini, a membro del Cda della Lido di Riva del Garda srl e poi, nell’aprile del 2022 all’Hotel Lido Palace Spa, altra società di cui il Comune di Riva è socio di maggioranza. Ma a gennaio del 2021, il nome di Ceschini è stato fatto anche per affiancare il presidente del Cda di Trentino School of Management, di cui la stessa faceva parte. In questa occasione è stato il presidente della Provincia a manifestare dei dubbi. «Il fatto che sia tua cugina… uhm, uhm, uhm». Al che la sindaca ribatte. «Qui ci sono parenti dappertutto». E poi: «Non ha neanche il mio cognome». Il nome di Ceschini che, afferma Santi in un’altra intercettazione «è nella Lega da tempo ed è un avvocato» emerge anche quando si tratta di parlare di una querela che riguarda un rappresentante dell’opposizione rivana: «Io l’avvocato non lo pago, è mia cugina, lui se ne dovrà prendere uno».
Nomine e «vendette»
All’attenzione dei carabinieri del Ros e della Guardia di Finanza sono finiti anche gli incarichi a Marco Torboli, ex segretario della sezione di Riva del Patt, in particolare la sua nomina ad amministratore unico della società Altogarda Parcheggi e Mobilità. Anche i dialoghi tra Santi e Torboli al telefono sono finiti nelle intercettazioni, dove si sottolinea le critiche dell’opposizione che riteneva il neonominato, «un soggetto scarsamente competente». C’è poi l’appalto per il sentiero della Ponale, con le supposte pressioni a funzionari della Provincia e l’affidamento di parte dei lavori all’associazione «Mondo Ponale», «per velocizzare – è quanto afferma Santi in un’intercettazione – una parte l’ha fatta la Provincia, una parte li abbiamo dati a un’associazione che si chiama Mondo Ponale, perché se lo facevamo attraverso il Comune ci mettevamo molto di più». Tra i supposti «favori» elargiti, una parte riguardano l’imprenditore Emiliano Calzà, tramite la partecipata del Comune, Lido di Riva del Garda Immobiliare Spa. «Stavo pensando a quello che ha fatto per la ditta – le parole dell’imprenditore, rappresentante legale dell’Em.Ca Srl – sei fuori come un cammello svizzero». Ma ci sono anche le nomine saltate, come la mancata riconferma del revisore contabile Zeno Ricchiardone. Per ragioni personali, emergerebbe dalle intercettazioni. «Pensa come sono vendicativa», l’affermazione raccolta dagli inquirenti.
Festini Covid
Per quanto riguarda le accuse a Santi, si è parlato di mancata applicazione delle norme anti-Covid. La novità che emerge dalle carte è che la sindaca avrebbe partecipato a una festa a sorpresa per un compleanno, assieme a una ventina di persone, ad aprile del 2021, durante un periodo di lockdown. Proprio nello stesso periodo, il comune di Riva era impegnato nel reprimere «assembramenti», come quello di un gruppo di ragazzini sul prato della Rocca. Ma c’è anche un episodio che vede protagonista un commerciante rivano che chiama la sindaca lamentandosi di una serie di sanzioni, dovute proprio al mancato rispetto delle normative anticovid: 3.600 euro da pagare. «Penso di avere il potere di cancellarti le multe», la risposta della prima cittadina, «quando arriveranno i vigili col pacco di multe gli tiro le orecchie».
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