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venerdì 6 Dicembre, 2024

Volontariato, il Trentino in vetta: 6400 realtà associative

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Il report Istat: sono 120 le assicurazioni ogni 10mila abitanti. Sopra il 14 anni il 18% dei trentini ha frequentato un'associazione

Il Trentino è sempre la «terra del volontariato» italiana. È quanto emerge dai dati del Censimento permanente delle istituzioni non profit e dall’indagine sugli aspetti della vita quotidiana realizzati entrambi dall’Istat, elaborati e presentati ieri dall’istituto statistico provinciale in occasione della Giornata mondiale del volontariato.
Numeri che, oltre a ribadire la «legittimità» di Trento come Capitale Europea del Volontariato per questo 2024, parlano di un’autentica «eccellenza» trentina, ben sopra alle medie nazionali praticamente in ogni aspetto delle indagini, dalla percentuale di gente impegnata in attività ai sostegni economici per le associazioni.
I numeri del volontariato trentino
A dicembre 2021 erano 6471 le organizzazioni di volontariato presenti in Trentino. Rapportato alla popolazione, si parla di un totale di 120 di queste organizzazioni ogni 10mila abitanti, il numero più alto di tutto il Paese, ben al di sopra della media nazionale che si attesta sulle 61. Le uniche zone in Italia che «tengono il passo» della provincia trentina con dati in tripla cifra sono la Valle d’Aosta (110) e il vicino Alto Adige (108), già al quarto posto occupato dal Friuli Venezia Giulia il distacco inizia a farsi evidente (91).
Sotto alla media nazionale e quindi con un dato inferiore alla metà di quello trentino si trovano sei regioni: in ordine Lazio (60), Lombardia (58), Calabria (55), Puglia (48), Sicilia (47) e Campania (39).

Crescita costante
I numeri dell’Istat fanno riferimento a tre anni fa, ma la possibilità che questo dato sia migliorato ulteriormente anche grazie all’impulso di Trento Capitale Europea del Volontariato è concreta, perché da circa due decenni la presenza in Trentino di istituzioni non profit cresce costantemente di anno in anno. Basti pensare che nel 1999, primo anno del censimento realizzato dall’istituto, le organizzazioni di volontariato ogni 10mila abitanti erano 82 e solo nel 2011 si era superata la soglia del centinaio (102). Un incremento quindi di più della metà, precisamente del 68,2%, che ha permesso alla provincia di raggiungere i livelli di eccellenza toccati oggi.

Chi sono i volontari
Maschio, adulto, occupato e attivo con continuità. È questo l’identikit del volontario medio trentino, sempre secondo il censimento. Il 59.9% di queste persone è di sesso maschile, mentre la fascia d’età più comune è quella fra i 30 e i 54 anni (39.6%) seguita da quella più avanzata dai 55 ai 64 (29%). La «fetta» minore è quella dei minorenni (2.8%), anche se in generale quella di dedicarsi al volontariato risulta una tendenza comune fra cittadini di diverse età: il 18% delle persone con almeno 14 anni ha svolto attività per gruppi o associazioni. Un dato questo che è forse l’unico ad essere un po’ calato in tempi recenti, visto che nel 2019 la percentuale si attestava sopra a un elevatissimo 25%. Rispetto alle medie nazionali si parla comunque di valori ben superiori: ancora una volta l’Alto Adige è fra i territori più vicini alle cifre trentine aggirandosi vicino al 15%, allargando il discorso al Nordest la percentuale scende al 10%, la media nazionale ancora una volta è inferiore alla metà, sul 7.8%. Per quanto riguarda la condizione professionale, il 65.6% dei volontari trentini è occupato, il 23.2% è in pensione mentre gli studenti sono il 7.5%. Il 63% di queste persone, inoltre, svolge la sua attività di volontariato in maniera continuativa e sistematica, mentre il 37% lo fa più saltuariamente.

Il volontariato e i finanziamenti
Anche nel finanziamento alle associazioni quella trentina si conferma la provincia ai vertici del nostro Paese. Più di un trentino su cinque, più precisamente il 21%, dichiara di finanziare le associazioni locali impegnate in volontariato. Si tratta di una percentuale più che doppia rispetto alla media nazionale, pari all’11%. Da questo punto di vista, l’Alto Adige si attesta su valori praticamente identici dopo essere stato «avanti» negli scorsi anni (nel 2014 superava anche la soglia del 35%), prendendo in considerazione l’area geografica del Nord-Est la percentuale scende già sotto il 15%.