economia
sabato 7 Dicembre, 2024
di Marco Weber
Nosio chiude l’anno con un fatturato di 134,3 milioni di euro, 2,8 milioni in meno dell’anno precedente, con una diminuzione del 2% anno su anno. Riconfermato, inoltre il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale con sue sole eccezioni: l’ex rettore dell’università di Trento Paolo Collini in sostituzione di Walter Pardatscher nel cda e Federico Grigoli al posto di Lorenzo Penneri, alla presidenza del collegio sindacale. Questo l’elenco completo: Luca Rigotti (Presidente); Alexa Bonfanti (consigliere); Paolo Carli (consigliere); Michele Giovannini (consigliere); Paolo Collini (consigliere); Donato Pedron (consigliere); Federico Grigoli (presidente del collegio sindacale); Lucia Zandonella Maiucco (sindaco effettivo); Marcello Moser (sindaco effettivo); Alessandro Dalmonego (sindaco supplente); Mauro Chemelli (sindaco supplente). A dispetto del calo, i vertici aziendali spiegano che il fatturato rimane di tutto rispetto, visti i tempi non particolarmente felici per il vino. «Il mercato del vino ha riscontrato una grande difficoltà a livello generale – ha detto il direttore Nosio, Stefano Fambri – sia Italia che nei paesi esteri, dove Nosio realizza l’80% delle vendite. Negli Stati Uniti il calo del mercato del vino è stato del 9%. In Germania, Inghilterra e Nord Europa in generale, il calo è stato nell’ordine del 6%. In Italia dell’8%. All’interno di questo quadro non esaltante, Nosio si è difesa bene perché il calo del fatturato è stato del 2% rispetto all’anno precedente, con un +34,9% rispetto al 2011 quando avevamo raggiunti i 100 milioni di fatturato». Dunque un incidente di percorso e un «leggero rallentamento» rispetto all’anno scorso quando si era raggiunto il record storico di fatturato: 137,1 milioni di Euro. «L’unico stato estero dove abbiamo perso fatturato – precisa Fambri – sono gli Stati Uniti, un mercato per noi importante dove abbiamo perso il 5% contro il 9% del mercato. In Italia siamo cresciuti del 4%». Nosio esporta in oltre settanta paesi in tutto il mondo, dove viene realizzato circa l’80% del fatturato, con una predominanza degli Stati Uniti. A livello globale i consumi sono calati per via della perdita di potere d’acquisto. «C’è una situazione internazionale che crea incertezza – commenta Luca Rigotti – con l’aumento del costo del denaro che ha fatto calare il potere d’acquisto dei consumatori». La posizione finanziaria netta, ovvero l’indebitamento aziendale, è calata di 1,3 milioni di euro ovvero il 3,8% in meno rispetto al bilancio precedente. Rispetto al 2011 è calata di ben 32 milioni di euro del 49,1%. In pratica, in 13 anni l’azienda ha quasi dimezzato l’indebitamento verso banche e verso obbligazionisti, molti dei quali soci della Cantine Mezzacorona. Le obbligazioni scadranno tutte i primi mesi del prossimo anno e molti degli obbligazionisti hanno già espresso l’intenzione di non ritirare i loro soldi ma di acquistare le nuove obbligazioni che verranno emesse. L’esposizione bancaria, è calata di seicentomila euro nell’ultimo anno (- 3,2%), e di 30,8 milioni dal 2011 (- 62,4%). L’utile netto è passato dai 2 milioni di euro del 2023 ai 2,3 milioni di euro del 2024 (+ 2,3%). Rispetto al picco degli utili netti del 2018 e 2019 (3,4 milioni di euro in entrambi gli anni) il risultato non è esaltante. Non poteva mancare, però, un accenno all’andamento del Teroldego. «In questo momento storico i vini che vanno per la maggiore sono i vini bianchi e gli spumanti. I vini rossi sono tutti in sofferenza, compreso il Teroldego. Questo non vuol dire che lo abbiamo messo da parte: nel nostro catalogo vini ci sono ben dieci etichette di Teroldego», il commento corale. Per concludere, i vertici hanno voluto anche lanciare un segnale per il futuro: «I tassi di interesse che stanno calando. Questo si rivelerà un fattore positivo per il prossimo bilancio. Anche il mercato sta dando segnali positivi. Nei primi mesi del nuovo esercizio (partito il primo agosto) gli andamenti delle vendite sono positivi».