Basket
lunedì 9 Dicembre, 2024
di Stefano Frigo
Dieci vittorie consecutive. Dieci vittorie nelle prime dieci giornate. Primo posto in solitaria con quattro punti di vantaggio sulle immediate inseguitrici: Bologna, Brescia e Trapani. Club, lombardi e siciliani, che hanno a diposizione un budget almeno doppio rispetto a Trento. La Virtus spende il quadruplo. Che dire? Il pericolo è solo uno ovvero non capire sino in fondo il miracolo sportivo che la Dolomiti Energia sta compiendo. Abituarsi a quanto sta accadendo ogni fine settimana, dare per scontato i successi, non rendersi conto sino in fondo che il biglietto per le Final Eight di Coppa Italia è stata strappato con cinque – ripetiamo cinque – giornate d’anticipo. Il tutto da una società che si è presentata ai nastri di partenza della stagione con l’obiettivo dichiarato di assicurarsi prima di tutto la permanenza in categoria, magari dichiarazioni un po’ di facciata ma neppure troppo vedendo il livello medio della massima serie nazionale.
Coach Galbiati: il fissato del basket
Difficile trovare un protagonista principe di questa cavalcata di certo però coach Paolo Galbiati hai meriti specifici giganteschi. Vive di basket, con il basket, non respira ossigeno ma basket, mangia pallacanestro e dedica tutte le sue energie a questo sport. Esempio concreto. Dopo il prestigioso successo ottenuto con Milano “La Giornata Tipo” – riferimento social per tutti gli appassionati – raccontò di quando il tecnico brianzolo a 19 anni fresco di maturità chiese ai suoi genitori di pagargli il viaggio ad Atene per seguire la nazionale alle Olimpiadi del 2004. Con i suoi giocatori è in grado di costruire un rapporto unico, i cazziatoni ovviamente non mancano, e la proposta di pallacanestro è moderna. Velocità, corsa, ribaltamenti di fronte, die hard.
Capitano Forray: il tifoso dell’Avellaneda
Ovviamente è capitan Toto Forray a trasmettere in campo il verbo, infinito alla soglia dei quarant’anni ha una forma fisica migliore rispetto al passato. Le soddisfazioni per lui non arrivano solo dal basket, l’amatissimo Racing di Avellaneda il 23 novembre ha infatti vinto la Copa Sudamericana superando nella finale di Asuncion i brasiliani del Cruzeiro per 3 – 1. Proprio in quel weekend l’Aquila non giocava per la pausa delle nazionali e il buon Toto un pensierino verso il Paraguay l’ha fatto, suo papà era pronto ad organizzare il tutto ma poi…ci si è resi conto che in tre giorni sarebbe stato un po’ troppo faticoso. E come dar loro torto.
Lamb, mister talento che studia l’italiano
Il più talentuoso? Per distacco Anthony Lamb che, per inciso, sta giocando ancora al 70 percento delle proprie potenzialità. Sì, perché l’ex Golden State Warriors a febbraio si è rotto il tendine d’Achille, un infortunio che solitamente richiede 8–10 mesi di stop. Lui sta giocando da ottobre. Serve aggiungere altro? Forse sì visto che, insieme a Myles Cale, sta studiando la lingua italiana. Non proprio una scelta banale per chi conosce le dinamiche baskettare.
Cale, il figlio d’arte: la scommessa vinta
A proposito del figlio di George Cale (hall of famer a North Carolina A&T), si è legato per due anni e Trento dopo l’esperienza in Belgio. Si pensava avesse bisogno di più tempo per calarsi nella nuova dimensione e invece è l’ennesima scommessa vinta dal direttore sportivo Rudy Gaddo
Ford, lo scacchista
Per sostituire un certo Kamar Baldwin impegnato ora in Eurolega con il Baskonia si è puntato su Jordan Ford di fatto al suo esordio in Europa a parte un mini parentesi di 6 partite con il Peristeri in Grecia nel 2021. Come spiegare il ragazzo californiano? Così, con le parole rilasciate nel corso di un’intervista al sito della Lega Basket: “Negli scacchi non conta solamente come muovi le tue pedine e come proteggere i tuoi pezzi più importanti, perché devi tenere conto anche di ciò che pensa e fa il tuo avversario”. E Jordan gli scacchi li conosce bene dato che da ragazzino si è laureato campione statale. In campo trasporta quanto imparato davanti alla scacchiera: riflette, pensa, non è quasi mai banale. E poi ha un tiro da tre semplicemente spaziale.
Zukauskas, un cecchino per Grazulis
Tanti tifosi bianconeri avevano vissuto con particolare dispiacere, e dopo una stagione giocata a livelli pazzeschi era più che comprensibile, la partenza di Andrejs Grazulis che si è accasato alla Virtus Bologna. Ecco, il buon Andrejs, nonostante in panchina ci fosse il suo mentore Luca Banchi, non ha mai visto il campo. Il recente arrivo come coach di Dusko Ivanovic complica ulteriormente le cose e la Virtus si liberebbe immediatamente del classe ’93 lettone. Peccato che sia blindato da un contratto biennale di primissima fascia. Al suo posto, sempre dalla Lettonia, è arrivato in silenzio Eigirdas Zukauskas frenato inizialmente da un problema fisico. Da un mese abbondante sta meglio e sta riuscendo nel difficile compito di non far rimpiangere il connazionale.
Ellis e Niang, le speranze
Arriviamo ai due giovani di belle, bellissime speranze. L’inglesino Quinn Ellis ha la maturità di un 30enne su un corpo di un 20enne, ovviamente non è ancora continuo ma andate a cercare un altro play titolare del 2003 nel resto d’Europa. Ah, quando viene chiamato in nazionale contribuisce in maniera determinante a “discrete” vittorie per un Paese senza grossa tradizione cestistica. Lo scorso 22 novembre, alla Copper Box Arena di Londra, ha trascinato i suoi con 15 punti e 8 assist alla vittoria alla contro la Grecia. Sapete che Saliou Niang ha un fratellino – “ino” per l’età non certo per l’altezza – che si dice in prospettiva possa essere un vero crack? Gioca con l’under 17 dell’Aquila, mani educate e fisico esplosivo. Staremo a vedere. Intanto ci godiamo il talento e il dinamismo di Saliou, già convocato in nazionale ma fermato da una distorsione alla caviglia.
Andrea Pecchia, l’equilibratore
Andrea Pecchia, che Galbiati conosceva già molto bene, è il più classico degli equilibratori. Dove lo metti sta, dà il suo contributo, non si tira mai indietro e nello spogliatoio è amatissimo. A tal proposito ecco un’altra curiosità: lo scorso anno non tutti i giocatori brillavano per simpatia e spirito di gruppo, in tal senso fare nomi non è mai carino ma si tratta in particolari di un paio di italiani che ora non giocano più a Trento. Insomma se uno più uno fa due…
Mawugbe e i suoi tentacoli
E finiamo con quelli che devono dare e prendere botte sotto canestro. Il tentacolare Selom Mawugbe ha più volte entusiasmato il pubblico trentino (per la cronaca quello con la Virtus Bologna del 22 dicembre sarà il quarto sold out consecutivo), ora è fermo ai box per uno stiramento ma a Trapani dovrebbe esserci. Insieme a lui nelle tonnare è sempre presente il camerunense Jordan Bayehe, ogni tanto dovrebbe controllare meglio la propria vis agonistica ma è uno di quelli su cui puoi sempre contare.