Domanda e Risposta

lunedì 9 Dicembre, 2024

Il «Sistema Benko»: il filone d’inchiesta altoatesino spiegato bene

di

le tre fasi del sodalizio e le mani su Bolzano: domande e risposta sui fatti dell'Alto Adige

C’è un filone altoatesino e un filone trentino nell’inchiesta dei carabinieri del Ros e della Guardia di finanza, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della Procura di Trento. In questo articolo, nella formula «domanda&risposta», si ripercorrono i tratti salienti dell’impianto accusatorio e delle vicende altoatesine. A destra, invece, l’articolo sul filone trentino. L’accusa più pesante è quella di associazione a delinquere con metodo mafioso. Le responsabilità devono essere dimostrate. Per ora ci sono solo indagati, persone innocenti.
Quanti sono gli indagati?
«Sono 77, di cui 9 accusati di associazione a delinquere, con ruoli diversi: il magnate austriaco Benko, il commercialista bolzanino Hager, l’imprenditore arcense Signoretti, l’ex giornalista Barzon, gli architetti Saccani e Rossa (Area 17), la funzionaria pubblica del Comune di Bolzano Eisenstecken, l’ex senatore Fravezzi e la sindaca di Riva del Garda Santi. Le altre 68 persone sono coinvolte a vario titolo per reati minori».
Come era organizzata la presunta associazione a delinquere?
«Il sodalizio aveva una struttura di tipo “federativo-verticistico”. Secondo gli inquirenti la “più rilevante dannosità” dell’associazione consisteva nel non essere riconosciuta come tale, sia per una questione culturale ma anche e soprattutto perché “le condotte sono state diluite nel tempo con un’ideologia e narrativa che le ha rese ineludibili e per certi versi le ha legittimate”, così si legge negli atti dell’inchiesta. Inoltre sarebbe stata minata l’indipendenza della politica attraverso il finanziamento delle campagne elettorali».
Chi erano i vertici?
«Secondo l’accusa, a capo del sodalizio ci sarebbe stato Benko, fondatore di Signa, il gruppo immobiliare oggi in stato di insolvenza. Benko è considerato dagli inquirenti come la mente del sodalizio, seppur defilato. Hager e Signoretti sarebbero stati i bracci operativi».
Qual era l’obiettivo dell’associazione?
«Lo scopo sarebbe stato quello di controllare concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici. Gli inquirenti hanno ricostruito tre fasi».
Qual è la prima fase?
«Avvicinare esponenti di rilievo del mondo politico, istituzionale e bancario che “siano in grado di favorire l’iter amministrativo e autorizzatorio” dei progetti immobiliari».
La seconda fase?
«Creare un “sistema di favoreggiamento” da parte di funzionari pubblici».
La terza fase?
«Monopolizzare il mercato imprenditoriale».
Perché viene contestato il metodo mafioso?
«Gli inquirenti parlano di un “condizionamento ambientale”. I vertici avrebbero generato “la sensazione di impotenza a sottrarsi al loro meccanismo”, suscitando un presunto effetto intimidatorio».
Come nasce l’indagine?
«Nasce nel settembre 2019 su impulso della Procura. La direttiva è chiara: analizzare le grandi iniziative imprenditoriali in regione, con l’obiettivo di verificare anche l’eventuale infiltrazione mafiosa. I carabinieri partono dal progetto WaltherPark di Bolzano».
Cosa prevede il progetto WaltherPark?
«La riqualificazione di un quartiere centrale di Bolzano. Il progetto vale 600 milioni di euro. I lavori sono in corso. L’iniziativa porta la firma di Hager».
Cosa è emerso?
«Nella fase iniziale delle indagini una figura chiave è il geometra Federico Ferrari, dipendente del Comune di Bolzano, che di fatto aiuta gli investigatori a fare luce su un presunto trattamento di favore da parte di alcuni funzionari della pubblica amministrazione – sia in Comune che in Provincia – nei confronti della cordata Benko. Il trattamento di favore avrebbe permesso di eludere una serie di presunte irregolarità del progetto. Sarebbero state riscontrate le stesse dinamiche per il progetto Gries, un complesso residenziale nell’area dell’ex cantina di Bolzano».
Quali sono invece i finanziamenti elettorali finiti sotto la lente?
«La campagna elettorale delle Provinciali del 2018, da cui emerge come gli imprenditori indagati, e soprattutto Hager, puntassero le loro fiches sul governatore altoatesino Kompatscher, estraneo all’inchiesta. Da Hager e dalle società a lui riconducibili, risultano regolari contributi per 45mila euro, attraverso 9 versamenti da 5mila euro ciascuno».
E a Bolzano e Merano?
«Gli investimenti sono arrivati anche per le comunali di Bolzano nel 2020 e di Merano nel 2021. Nel primo caso le intercettazioni svelano un lungo calcolo con l’ex giornalista Barzon, allora collaboratore del sindaco Caramaschi (estraneo all’inchiesta), che si traducono nella consegna di 15mila euro. A Merano, la destinataria sarebbe stata Zeller (estranea all’inchiesta): 5mila euro con il «solito» trucco di versamenti «anonimi» in tranche da 500 euro l’uno da diverse società».