L'iniziativa
mercoledì 18 Dicembre, 2024
di Redazione
Porta il nome e il sorriso di una ragazzina di 13 anni un’iniziativa introdotta negli ospedali britannici per salvare vite. Si tratta di «la regola di Martha», dal nome di Martha Mills, ragazza di 13 anni morta nell’estate del 2021, dopo un’apparentemente banale caduta dalla bicicletta.
Un infortunio a prima vista poco grave, solo qualche graffio sulle ginocchia. Il manubrio le aveva invece danneggiato il pancreas e nel giro di poche settimane Martha era morta al King’s College Hospital di Londra per sepsi. Una tragedia evitabile, stando anche all’inchiesta condotta sul caso, e aggravata dalla superficialità dei medici, che avevano sottovalutato e minimizzato l’allarme dei genitori.
Per tradurre in azione il dolore insormontabile che ha afflitto la famiglia dopo la tragedia, la madre di Martha, Merope Mills, direttrice della rivista del sabato del quotidiano Guardian, ha pensato di «costruire qualcosa di buono». Si tratta della Martha’s Rule, la regola di Martha: un numero di telefono da chiamare per una seconda opinione. Un intervento che probabilmente avrebbe potuto salvare la vita della tredicenne.
Dopo una lunga campagna di sensibilizzazione, informazione e pressione, il progetto è decollato in via sperimentale, a settembre e ottobre, in 143 ospedali del Regno Unito. Delle 573 telefonate ricevute, nel 50% dei casi c’è stata una revisione urgente del caso segnalato. Un quinto dei pazienti – 57 – ha ricevuto cure diverse grazie alla telefonata. Delle persone che si sono rivolte al numero, 14 sono stati traferiti in terapia intensiva.
«L’introduzione della regola di Martha rappresenta uno dei più importanti cambiamenti nella cura dei pazienti degli ultimi anni, siamo molto incoraggiati dall’impatto che in questa prima fase ha già avuto sui pazienti», ha detto Sir Stephen Powis, direttore medico del sistema sanitario nazionale. L’obiettivo, per Mills, è quello di garantire ai parenti dei pazienti la possibilità di fare qualcosa.
I genitori di Martha, per le loro ripetute richieste d’aiuto, rimaste purtroppo inascoltate, erano stati etichettati in corsia come «genitori particolarmente ansiosi».
«Io me lo sentivo che le cose stavano andando male, e anche Martha l’aveva capito», ha ricordato Merope. «Quando è stata trasferita all’ospedale pediatrico di Great Ormond Street era troppo tardi. Non c’era più niente da fare».