l'inchiesta
sabato 28 Dicembre, 2024
di Benedetta Centin
Il dolore è ancora più acuto quando non si può spiegare, quando non ci sono ragioni e risposte a chiarire la tragedia. Ed è lo stato d’animo di familiari e amici di Alessio Pedrotti, 50 anni, artigiano ed ex macchinista del teatro Santa Chiara, morto il 20 dicembre all’ospedale Santa Chiara. Era ricoverato in terapia intensiva dalla domenica precedente, dopo che era stato trovato in gravi condizioni, ferito, sanguinante, in fondo alle scale dell’abitazione di Barbaniga di Civezzano la cui porta risultava chiusa a chiave. Sul braccio una ferita, un taglio. Lì, in fondo alle scale, sarebbe rimasto a lungo: circostanza, questa, che avrebbe aggravato il suo stato. A dare l’allarme era stato il figlio più grande, che lo ha rinvenuto, e con lui la mamma.
La ricerca della verità
Una famiglia distrutta, che ora vuole sapere, capire, dare un senso a una pesante perdita. Così come gli amici di sempre e gli ex colleghi, increduli, sgomenti, addolorati: «Vogliamo chiarezza su cosa è successo ad Alessio». Una tragedia su cui la Procura di Trento ha aperto un’inchiesta ipotizzando, come atto dovuto, l’omicidio, così da poter disporre l’autopsia. Esame che è già stato effettuato martedì, vigilia di Natale. Un passaggio obbligato, questo, per avere risposte certe, per stabilire cosa abbia ridotto in quelle condizioni l’uomo. Per verificare se si sia trattato solo di un maledetto incidente o se ci sia altro su cui indagare, che possa essere accaduto nella casa su cui i carabinieri della compagnia di Trento hanno apposto i sigilli dopo il sopralluogo.
Il ricordo
Alessio Pedrotti, «Pedro» per gli amici, era nato e cresciuto a Trento, nella zona centro della città. Una persona che ha lasciato il segno in chi ha avuto la possibilità di viverlo. A ricordarlo un amico fraterno che vuole rimanere anonimo. «Ci conoscevamo da una vita io e lui. Chi era Pedro? Una grande persona, una persona speciale di cui fidarsi. Un uomo istrionico, molto intelligente ed amichevole, abile nel suo lavoro di artigiano – lo descrive l’amico – Ma era soprattutto un grande genitore, un super padre che adorava i suoi due figli. E poi un grande alpinista e arrampicatore, amante della montagna, della natura, molto attento alla salute. Non riusciamo a farci una ragione della sua morte: aspettiamo delle risposte».