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mercoledì 15 Gennaio, 2025

Torna Living Memory, 80 anni fa la liberazione di Auschwitz

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Il Festival propone 15 giorni di approfondimenti e incontri. Rocca: «La memoria ha senso se è attiva, se agisce come chiave di lettura del presente»

Accessibilità della storia e trasmissione della memoria, evitando rischi di retorica e di banalizzazione. Memoria attiva, che diventi chiave di lettura del presente. Storia e memoria strettamente unite, nella consapevolezza che gli eventi diventano storia perché oggetto di ricordi e narrazioni. Stretta collaborazione con le scuole del Trentino, fornendo a studentesse e studenti contenuti rilevanti per interpretare la crisi che la democrazia oggi incontra a livello globale, ma anche capaci di sollecitare un pensiero critico.
Sono questi i capisaldi attraverso cui si sviluppa «Living Memory», il Festival della Memoria, che in questa quinta edizione conduce «Dentro la storia: fatti, memorie e persone». L’80esimo anniversario dall’apertura dei cancelli del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau, avvenuta il 27 gennaio 1945, è ricordato con quindici giorni di incontri, dibattiti e approfondimenti, che si dipanano seguendo un doppio programma. Fino al 23 gennaio Living Memory entra nelle scuole della provincia di Trento (Avio, Tione, Predazzo, Rovereto, Borgo) mentre dal 24 al 27 gennaio raggiunge Trento con una serie di eventi dedicati al grande pubblico, che si svolgeranno nella sala InCooperazione, in Via Segantini 10. Nel vivo del calendario conduce Denise Rocca, curatrice dell’evento, organizzato dall’associazione Terra del Fuoco Trentino con Museo di Auschwitz-Birkenau, Fondazione Museo Storico del Trentino, Laboratorio Interdipartimentale Memoria e Società – Lims dell’Università di Trento, Federazione della Cooperazione.
Rocca si sofferma sulle «due grandi anime del Festival». Una che ha preso il via ieri mattina nella scuola di Avio (ne riferiamo in dettaglio a pagina 25) con l’apertura di due mostre, dedicate all’anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau.
«La nostra ambizione è quella di portare fin nelle scuole più periferiche del Trentino, per sua stessa natura terra di confine, contenuti e relatori di spessore, per avvicinarci al mondo giovanile, a ragazze e ragazzi impegnati nel progetto didattico “Il treno della Memoria”» spiega Rocca. La seconda «anima» del festival, è rappresentata invece dal caleidoscopio di eventi in programma dal 24 al 27. «Si tratta di incontri in cui vogliamo parlare di tutte le vittime, non solo di quelle della popolazione ebrea, tenendo presente che la memoria ha senso se è attiva, se agisce come chiave di lettura del presente, rivelando la sua vicinanza alle persone e raccontando la quotidianità».
In tal senso, si ricordano due incontri in programma il 26: «Vivere la guerra, realizzare la pace», alle 16.30, con la testimonianza del dialogo tra genitori israeliani e palestinesi. In prima nazionale, alle 20.30 alla presenza degli autori si darà spazio poi al libro «Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz» di Filippo Boni e Oleg Mandić, protagonista del libro e ultimo bambino a uscire dai cancelli di Auschwitz-Birkenau. Il mattino seguente (9.30-12.30) «Living Memory. Dentro la storia: fatti, memorie e persone», rappresenterà l’apice e la chiusura della rassegna, con le testimonianze di Oleg Mandic, e dei rappresentanti di Parents Circle, oltre agli interventi di Giuseppe Ferrandi (Fondazione Museo storico del Trentino) e Giorgia Proietti (Lims-Università di Trento).
Ferrandi mette in luce come «uno dei rischi che si avvertono, anche nello specifico del museo, è la tendenza un po’ ad annacquare, a non riconoscere e rendere utile la restituzione della testimonianza. La conoscenza della storia, nello specifico quella concentrazionaria, non sembra più sufficiente a cogliere determinati obiettivi, ha bisogno dello sguardo interdisciplinare di Living Memory, con strumentazioni e modalità innovative di narrazione – prosegue –. Se rimaniamo in ambito specialistico perdiamo la partita, è necessario promuovere il confronto e il dialogo con esperti, preparandoci a diventare sempre più testimoni di testimoni» afferma.
Giorgia Proietti osserva poi come «la memoria sia una facoltà umana complessa e trasversale a generazioni e culture». Per comprenderne i meccanismi serve dunque uno sguardo multidisciplinare. «Gli eventi non sono storia in sé, ma lo diventano nel momento in cui sono oggetto di racconti, di rappresentazioni, di memorie».
Nel suo intervento Italo Monfredini, vicepresidente vicario della Federazione Trentina delle Cooperative, sottolinea il piacere «di ospitare nella Casa della Cooperazione – movimento che persegue la pace per definizione e anche per statuto – un festival che ha il compito di rendere accessibile la storia. Quella storia che, a volte, nelle sue dimensioni più tragiche, è costretta in ambienti accademici e che va invece largamente diffusa, soprattutto tra i giovani, attraverso delle modalità che vadano oltre il rischio di retorica e di banalizzazione».
Il sovrintendente scolastico Giuseppe Rizza, infine, sottolinea la rilevanza del Festival per le scuole da tre punti di vista: contenuti, ricchezza dei metodi utilizzati, a distribuzione delle attività sul territorio.