Il dibattito

venerdì 17 Gennaio, 2025

Bibbia a scuola, il commento di Schuster (laici trentini) e il teologo Conci: «Una follia. Va fatta storia, no catechesi»

di

Il docente: «Dobbiamo capire come sarà introdotta nei programmi didattici. L’impressione è che ci sia tanta superficialità, fraintendimento»

Introdurre lo studio della Bibbia nel programma scolastico è nostalgia del vecchio o rinnovamento? Laici e teologi bocciano la linea guida del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara presentata in Consiglio dei ministri: «È una follia inopportuna. Giusto valorizzarla, ma spazio anche agli altri testi sacri». La riforma delineata da Valditara, che sarà ufficializzata entro marzo per entrare in vigore nell’anno scolastico 2026-2027, vuole segnare una svolta nell’approccio didattico, con un focus sulle discipline umanistiche, sulla storia intesa come narrazione delle radici occidentali e sull’inclusione delle esigenze locali nel dimensionamento scolastico. Le nuove Indicazioni Nazionali del primo ciclo di studi presentate da Valditara si prestano a commento, come spesso accade per il settore della formazione, dove ci sono mille idee, certezze, mille pregiudizi e a volte poca sintesi.

Nostalgia del passato
Torna il latino alle medie, anche se non sarà obbligatorio. E tornano le poesie: da imparare a memoria come filastrocche. E poi spazio alla storia italiana: i bambini dovranno concentrarsi sui popoli italici, sulle origini e le vicende dell’Antica Grecia e di Roma, sui primi secoli del Cristianesimo. Sulla storia dell’Occidente, insomma, non su quella del mondo. Verrà dato anche un nuovo impulso allo studio della storia, non però come disciplina fondata sullo studio dei documenti, dei reperti, ma come grande narrazione, partendo dalla lettura della Bibbia.

«Discepoli nelle scuole»
E sull’idea di un percorso didattico volto a esplorare la Bibbia, partono le prime riflessioni. Il presidente del Comitato laici trentini, Alexander Schuster, è netto: «Nella scuola pubblica va fatta storia, no catechesi — riflette Schuster — Negli istituti è giusto consultare la Bibbia, il Corano, la stele di Hammurabi». Una novità che lascia perplessi e fa pensare se questa è una scelta politica in linea con le idee reazionarie e conservatrici del governo. «Se l’obiettivo è quello di riportare i discepoli della scuola pubblica italiana sulla strada del cristianesimo il lavoro va fatto altrove, fuori dalla scuola pubblica» continua Shuster. E spara a zero: «Va bene sottolineare l’importanza delle radici culturali, ma ridurre l’orizzonte della storia a quella italiana e occidentale significa fornire una visione parziale. La storia è quella dell’umanità, non solo dell’Occidente —sottolinea — Il cristianesimo ha inciso sulla storia dell’Occidente, è giusto studiarlo ma questo viene già fatto. L’approccio nella scuola pubblica deve restare storico e oggettivo».

«Un testo di riferimento»
Studiare la storia attraverso la Bibbia appare come una scelta che prende una direzione contraria a un’apertura che, soprattutto in questa fase storica, sarebbe necessaria. Il teologo e docente negli Istituti di scienze religiose di Trento e Bolzano, Alberto Conci afferma: «La Bibbia rappresenta uno dei codici fondamentali della cultura occidentale. È un libro di riferimento che si intreccia di fatto con la letteratura, la storia, la filosofia e anche con lo sviluppo scientifico — spiega Conci— La Bibbia è un testo sacro che permette di comprendere lo sviluppo della cultura e lo sviluppo scientifico dell’Occidente, ma da qui a farne un insegnamento… è follia. Le materie sono già impregnate di testi sacri anche se, spesso, non ce ne accorgiamo». L’inclusione della lettura della Bibbia nei programmi didattici della scuola primaria può diventare uno strumento educativo trasversale. «Rappresenta una fonte inesauribile di simboli, temi e narrazioni che hanno ispirato secoli di arte, musica e letteratura, ma dobbiamo capire come sarà introdotta. L’impressione è che ci sia tanta superficialità, fraintendimento, se vogliamo essere clementi, manipolazione, se si vuole utilizzare questo testo per inculcare dei pensieri», conclude Conci.