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domenica 19 Gennaio, 2025
Quarantamila trentini faticano a far quadrare i conti a fine mese
di Tommaso Di Giannantonio
Il 7% delle famiglie in difficoltà economica. E c’è chi è costretto a chiedere aiuto alle banche. Secondo i dati Istat oltre centomila nuclei non riescono a risparmiare

La nuova fiammata dei prezzi delle bollette riaccende i riflettori sul disagio economico. In Trentino, stando ai dati Istat, quarantamila persone faticano a far quadrare i conti a fine mese. Sono le stesse che poi si rivolgono a familiari, banche o amici per chiedere un prestito: nel Triveneto un abitante su cinque ha chiesto un aiuto per affrontare un periodo di difficoltà economica o caratterizzato da una carenza di liquidità. «Registriamo un malessere sempre più diffuso», conferma Walter Nicoletti, presidente delle Acli trentine.
Chi non arriva a fine mese
L’ultimo aggiornamento dell’Istituto italiano di statistica riguarda il 2023. In Trentino il 7% delle famiglie dichiara di arrivare a fine mese con difficoltà, cioè 17mila nuclei. Quasi quarantamila persone. Il dato è in lieve miglioramento rispetto al periodo della pandemia da Covid.
Chi chiede un aiuto
L’Istat non si limita solamente a fotografare il disagio economico, ma punta la lente d’ingrandimento anche sulle richieste di prestito o aiuto economico. In tutta Italia il 23% dei residenti tra i 18 e i 74 anni – cioè quasi 10 milioni di persone – è costretto a chiedere una mano a parenti (54,7%), alle banche (31,4%), alle società finanziarie (22,7%), agli amici (7,4%) e ad altre persone (2,4%).
In questo caso non sono disponibili i dati provinciali. L’Istat monitora la situazione a livello di macro-area. Nel Nord-est il 20,9% dei residenti ha chiesto un aiuto economico.
«Le difficoltà sono in aumento: i costi crescono e la gestione della famiglia non è sempre facile — spiega dal suo osservatorio Enzo Zampiccoli, presidente della Cassa rurale Alto Garda-Rovereto — La maggiore preoccupazione ricade sulle giovani coppie, che fanno fatica a costruire un progetto di vita, alla luce anche dei prezzi delle case». La situazione di incertezza emerge pure dall’andamento degli investimenti privati. «La propensione al rischio sta diminuendo — prosegue Zampiccoli — Il rapporto tra prestiti e depositi è sempre più basso. Da un lato aumentano i depositi, ma dall’altro i prestiti alle imprese restano fermi. In passato noi eravamo arrivati a un rapporto prestiti-depositi del 110%, ora siamo sul 60-70%».
La Cassa rurale Valsugana e Tesino non registra un incremento significativo di prestiti alle famiglie legati a difficoltà economiche: «Nelle prossime settimane tireremo il bilancio del 2024, ma non sembra che ci sia un aumento marcato di questi episodi, anche perché — conclude il presidente Arnaldo Dandrea — siamo sempre venuti incontro ai nostri clienti». Le Acli avevano lanciato l’allarme già l’estate scorsa: dal 2020 al 2023 una famiglia media ha perso duemila euro di reddito per effetto dell’inflazione. «Chiediamo attenzione perché la situazione sta peggiorando sensibilmente — sottolinea il presidente Walter Nicoletti — Paghiamo le conseguenze di una sottovalutazione dei costi della guerra in Ucraina. I costi energetici sono insostenibili».
Chi non riesce a risparmiare
Da ultimo l’Istat esplora anche la capacità di risparmio delle famiglie. In Trentino il 43,8% dei nuclei — cioè oltre 100mila famiglie (per un totale di 230mila persone) — non riesce a mettere i soldi da parte. Questo si ripercuote sulla capacità di rispondere a eventi inattesi. Il 36,9% delle famiglie trentine dichiara di non riuscire a sostenere spese impreviste.