La storia
domenica 19 Gennaio, 2025
di Matteo Arnoldo
Nella vita di ognuno di noi c’è un prima e un dopo. Un evento, un incontro o una circostanza che in qualche modo ci cambia l’esistenza e che spesso rimane impresso nella nostra memoria. Michele Pasquazzo, originario di Cogatti di Civezzano, visse quel momento nell’agosto del 2016 quando, a seguito di un incidente con la sua moto, perse il braccio sinistro. Da quel giorno la sua vita prese una direzione inaspettata di cui, per certi versi, lui stesso se ne sente grato. La ripresa, infatti, lo portò a riprendere l’attività fisica, tanto da proiettarlo per una possibile candidatura ad un posto per le Paralimpiadi di Los Angeles 2028.
Pasquazzo ha sempre avuto lo sport nel Dna. Da adolescente si classifica quarto ai campionati italiani juniores di canoa, quando è costretto a dividere l’attività sportiva con l’ingresso nel mondo del lavoro. Il sogno di Pasquazzo, infatti, era riuscire a comprarsi una moto sportiva: all’età di 22 anni riesce a questo desiderio diventa realtà. Il 22 agosto 2016 però, appena sei mesi dopo, ha un terribile incidente. In ospedale si risveglia con il corpo paralizzato, a seguito di un periodo di coma. «Non ho rimpianti. Se potessi tornare indietro, la moto, la prenderei comunque – racconta – L’adrenalina che mi dava la moto era eccezionale. Mi ha cambiato, stravolto e migliorato la vita».
Con il tempo recupera la mobilità, ad eccezione del braccio sinistro. Comincia così una lunga battaglia che lo porta perfino in una clinica specializzata di Vienna per cercare di recuperare l’arto. Nel frattempo però qualcosa comincia a cambiare: sbatte, si scotta, il braccio comincia a dolere e rischia di contrarre infezioni. È lo spettro della sindrome dell’arto fantasma. Prende così la decisione di volerlo amputare ma trova subito opposizione. I medici rifiutano l’intervento in quanto nel braccio è ancora presente un sistema circolatorio funzionante. Un calvario che trova il suo epilogo quando il dottor Alexander Gardetto acconsente all’operazione. «Riuscire ad ottenere l’amputazione del braccio è stata una lotta durata 6 anni. Nonostante l’arto non si muovesse più e rischiassi di farmi male, la motivazione non era sufficientemente a giustificarne la recisione – ricorda – È stato assurdo. La mia compagna Anna mi ha sostenuto e finalmente ottenni l’ok da parte dei medici. Una cosa che mi ha cambiato totalmente la vita. Ho fatto la scelta giusta».
Nella storia di Pasquazzo lo sport torna prepotentemente protagonista. Se i motori gli hanno tolto una parte di sé, l’atletica è ciò che gli dona una seconda vita. L’assenza del braccio sinistro lo costringe a ridimensionare le attività che può svolgere e la corsa sembra essergli una scelta naturale. Le prime soddisfazioni non tardano ad arrivare con la vittoria di molteplici campionati italiani ma è con il paratriathlon che l’atleta cambia marcia. «Ho provato il triathlon e ho visto che mi piaceva. Nel 2024 ho ottenuto due terzi posti in Coppa del Mondo e una convocazione per i mondiali di Malaga. Quando mi alleno svuoto la mente».
Ora Pasquazzo spera di ricevere la chiamata da parte di un corpo sportivo che possa trasformare la sua passione in un lavoro a tempo pieno, con la mente rivolta alle prossime Olimpiadi di Los Angeles 2028. «Ai ragazzi voglio dire di non arrendersi e non abbattersi mai. Nella vita è importante porsi un obiettivo e crederci fino in fondo che sia più o meno realizzabile. Se credi nel tuo sogno, devi inseguirlo fino in fondo». Un uomo che ha saputo superare l’ostacolo della disabilità affrontandola faccia a faccia, di petto – e perché no – anche con le sue gambe velocissime