L'inchiesta
martedì 21 Gennaio, 2025
di Redazione
Hanno battuto il Trentino, in particolare il capoluogo, porta a porta, convincendo decine di persone. Le quali, a loro volta, hanno sparso ulteriormente la voce, reclutando altri «investitori». Con il classico schema della truffa piramidale. Alla fine sono rimasti tutti a bocca asciutta, rimettendoci migliaia di euro a testa. Sono ben 185 i trentini finiti vittima della «truffa dei lingotti d’oro», come è stata definita dagli inquirenti. A organizzarla una banda basata in Lombardia. E sono stati cinque le persone arrestate (uno, il presunto capo, in carcere, gli altri ai domiciliari), con trenta perquisizioni sul territorio nazionale e un sequestro preventivo di ben 23 milioni di euro.
Guadagni impossibili
Alle vittime veniva promesso un rendimento del 4% mensile e del 48% annuo. Cifre impossibili, ma in tanti ci hanno creduto. I truffatori proponevano investimenti in oro (lingotti, per l’appunto) e in altri tipi di investimenti finanziari, compreso il settore farmaceutico. Funzionava: i malintenzionati avrebbero incassato 60 milioni di euro, ma solo una minima parte (circa il 15 per cento) veniva destinato all’acquisto del metallo prezioso: era l’esca che serviva poi a convincere altri «clienti» con cui allargare il giro.
Gli arresti sono stati eseguiti all’alba di ieri dai militari della guardia di finanza di Milano. Le richiesta di misura cautelare personale avanzate dai pm Francesca Celle e Giancarla Serafini e dall’aggiunto Tiziana Siciliano, erano sette, ma due tra i presunti autori della truffa non sono stati rintracciati. due persone non sono state rintracciate.
Cinquemila vittime
I numeri sono rilevanti anche sotto il profilo delle vittime. Sarebbero almeno cinquemila sul territorio nazionale: non sorprende, pertanto, che si sia arrivati a quota 185 solo in provincia di Trento.
La strategia della banda era la seguente: per attrarre nuovi investitori puntavano in particolare sul passaparola, ma anche su un uso spregiudicato dei social, in modo da avere una platea più ampia possibile. C’era poi la «flessibilità»: i truffatori accontentavano, in parte alcune delle vittime, «smobilizzando» parte degli investimenti effettuati, per non far scoprire la truffa. Non mancavano, inoltre, gli eventi promozionali e gli intermediari, che non erano a conoscenza del piano. In altre parole, avevano messo in piedi uno schema Ponzi, in cui le prime vittime, si rifacevano, almeno in parte, su altre.
L’oro «vero»
Nei sequestri sono stati trovati anche dei lingotti veri e propri: ne sono stati individuati nel corso di un sequestro in provincia di Alessandria, 131, per un valore di circa 800 mila euro. Solo una piccola frazione della cifra a sette zeri che avevano scucito gli investitori e che servivano come copertura, per remunerare, per l’appunto, i «primi clienti», dando così credito allo schema piramidale. Non mancavano, altri benefit, come l’iscrizione ad associazioni esclusive, attività culturali pensate per rafforzare il «network», composto, però, esclusivamente da cittadini truffati.
«Un problema sociale»
Proprio nei giorni scorsi, il comando provinciale dei carabinieri di Trento, aveva sottolineato come le truffe, in particolare agli anziani, costituiscano attualmente un vero e proprio problema sociale, essendo uno dei reati più diffusi e con un trend votato alla crescita. Aiutano anche le nuove tecnologie, in particolare i social network, grazie ai quali è possibile, spesso, reperire dati per studiare i profili psicologici e non solo delle potenziali vittime.