L'INTERVISTA

giovedì 30 Gennaio, 2025

Giacomo Panozzo conquista TikTok: «Voglio combattere lo scrolling. Troppi giovani con la soglia di attenzione bassa»

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Classe 2000, di Predazzo, racconta la storia toccando i cuori dei suoi 300mila followers. «I miei primi video? Durante il Covid, con il lockdown»

Giacomo Panozzo, classe 2000, di Predazzo: dopo il diploma di scuola superiore conseguito a Pozza di Fassa e una laurea triennale in storia, è ora iscritto alla magistrale in scienze storiche all’Università di Padova. Parallelamente al suo percorso di studio e alla passione per la musica che lo porta spesso a suonare il sax, Giacomo, dai giorni bui della seconda pandemia del 2020 ha iniziato a pubblicare video divulgativi di carattere storico sui social e da quel primo video caricato su TikTok, non si è più fermato, inanellando ben presto centinaia di migliaia di follower (337mila per la precisione) con relativi visualizzazioni e commenti. Ed è proprio la storia, i suoi protagonisti e i suoi eventi che Giacomo racconta in chiave ironica per far comprendere il passato, guardare all’oggi ed immaginare un po’ il futuro.
Come lo vediamo sui social è anche nella vita reale: spontaneo, simpatico, estroso e preparato.
Giacomo, come ha iniziato ad appassionarsi di storia?
«Inizialmente a scuola la storia mi annoiava. La passione mi è paradossalmente arrivata durante gli anni della triennale, da quando ho cominciato a vedere la storia come un processo, una sequenza, un rapporto di causa effetto, come una serie tv con i suoi episodi, le sue stagioni e i suoi personaggi, che mi ha fatto comprendere che un evento è sicuramente causa di qualcosa che è già successo. Questo è estremamente interessante, come anche lo scoprire che la storia è fatta da persone come noi, con gli stessi pregi e difetti».
Il suo rapporto con la storia ora com’è?
«Sono appassionatissimo. Comprendere e conoscere la storia ci fa essere molto più consapevoli di quello che sta succedendo ai giorni nostri. In modo particolare a me piace molto la storia contemporanea, perché studiando quel determinato periodo, si scopre che il presente è influenzato da ciò che è accaduto nel passato. È anche per questa ragione che mi è sempre piaciuto studiare e raccontare la storia e le storie».
Cosa la ha spinta a parlare di storia su TikTok?
«Durante la seconda quarantena, nel 2020, durante gli studi della mia laurea triennale e con l’esplosione di TikTok, ho iniziato a registrare i primi video ed è stata un’attività che mi è piaciuta fin da subito. Inizialmente con una versione molto embrionale di quello che è il mio attuale progetto narrativo, ma sempre in chiave ironica ho iniziato a creare video storici rimanendo costante fino a renderlo quello che è ora. Non mi sarei mai aspettato questo risultato, probabilmente la passione e il tempo dedicato anche al montaggio mi stanno ripagando».
Come è proseguita la sua esperienza online?
«In questi anni ho realizzato come i social possono essere veramente uno strumento potentissimo, perché con solo un telefono e una connessione ad internet ognuno di noi può parlare a milioni di persone. Proprio per questo motivo e perché i social sono una modalità comunicativa relativamente nuova, vanno compresi ed utilizzati nel giusto modo. Credo che i social non siano uno strumento perfetto bensì uno strumento inevitabile. Parallelamente a TikTok, ho anche un canale YouTube al quale tengo molto. I numeri mi interessano parzialmente, il nostro lavoro non dipende da quelli, un creator bravo non vuol dire che faccia tante visualizzazioni, non è un rapporto causa effetto come invece è la storia».
Come passa dall’ideazione alla realizzazione?
«Mi è sempre piaciuto l’aspetto divulgativo: vedo la storia come un racconto e fin da bambino ho sempre narrato storie e aneddoti che via via a mia volta apprendevo. Realizzo tutto in autonomia, dalla scrittura del testo, passando per la registrazione, fino al montaggio. Un video di 6-7 minuti, ad esempio, necessità di due/tre giorni di lavoro anche perché c’è tanta responsabilità nel comunicare a un pubblico potenzialmente molto ampio».
Che messaggio vuole portare?
«Sono convinto che dobbiamo combattere una sempre crescente velocità nella fruibilità dei contenuti online, il cosiddetto scrolling. Ho notato che i ragazzi che incontro nelle scuole, manifestano una soglia di attenzione sempre più bassa. Il mio obiettivo, però, non è solo denunciare questa caratteristica, bensì innescare un cambiamento positivo. La grande difficoltà è rendere attrattiva una disciplina poco appetibile ad un pubblico giovane. Voglio avvicinare le persone alla storia, raccontandola attraverso avvenimenti o personaggi che interessano alla gente. Non è spettacolarizzare la storia, ma cercare di raccontarla toccando le corde delle emozioni».
Nelle sue narrazioni c’è spazio per qualche capitolo di storia trentina?
«La bellezza del territorio trentino anche dal punto di vista storico è incredibile. Il Trentino è sempre stato un territorio di passaggio, eterogeneo, ibrido. Non è un caso che il concilio di Trento sia avvenuto proprio nel capoluogo della nostra provincia. Dall’anno scorso, studiando la storia locale mi sono accorto sempre più che la nostra è una storia dove la questione della convivenza tra etnie e culture diverse per secoli è stata centrale».
Progetti futuri?
«Non escludo la possibilità di approdare un giorno all’insegnamento. Intanto spero di poter continuare a partecipare a conferenze ed eventi culturali. In un momento storico nel quale la storia è tornata prepotentemente nelle vite di tutti noi, mi piace l’idea di poter continuare a raccontarla, a vari livelli, perché, usando una definizione che mi piace particolarmente, la storia è la scienza degli uomini nel tempo».