L'intervista
lunedì 3 Febbraio, 2025
di Redazione
In un’intervista rilasciata a Francesca Cazzaniga, del sito specializzato tuttobiciweb.it, Christian Piffer ha parlato del ritorno in bicicletta dopo quel drammatico venerdì 24 gennaio in cui ha perso la sorella Sara, investita da un’auto in sorpasso a Mezzocorona: una risalita in sella avvenuta mercoledì, due giorni dopo il funerale della sorella 19enne. «Non sono uscito tutti i giorni – le parole del 20enne di Palù di Giovo – ho alternato un po’ le uscite ai rulli perché il tempo qui in Trentino non è stato dei migliori. Nel tornare in bici ho avuto paura, soprattutto per le macchine che ho incontrato. Non ho fatto allenamenti specifici, ma solo qualche oretta per cercare di ritrovare le giuste sensazioni in bici, con il pensiero costante di Sara che mi manca tantissimo, non potete immaginare quanto. Le gare? Dovrei iniziare con la San Geo, in programma il 22 febbraio, ma non so se sarò pronto e se quindi sarò in condizione di correre».
Il ciclista cembrano, da quest’anno tesserato per la Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino, ha quindi ripercorso i tragici momenti di dieci giorni fa. «Avevamo appena superato il centro abitato di Mezzocorona e stavamo pedalando lungo la via Cesare Battisti – una strada secondaria e meno trafficata – in direzione Mezzolombardo, quando abbiamo visto in lontananza arrivare in senso opposto una macchina e subito dopo un’altra autovettura che provava a sorpassarla. È stata questione di attimi, di pochi secondi: sulla nostra destra avevamo il marciapiede e quindi non siamo riusciti a spostarci più di tanto. Io sono riuscito a passare, lei no. Quando l’autovettura ci ha affiancato, ho pensato che ce l’avevamo fatta, ma un attimo dopo ho sentito un forte botto, mi sono girato e l’ho vista per terra. Inizialmente non pensavo fosse così grave, pensavo potesse essersi rotta qualcosa; sono andato subito da lei e lì ho sentito i suoi ultimi respiri, l’ho vista spegnersi sotto i miei occhi. C’era un’altra signora che ha visto la scena ed è corsa subito ad aiutarmi per chiamare i soccorsi e i miei genitori. C’erano anche dei lavoratori della zona che hanno cercato insieme a me di fare il possibile. I soccorsi sono arrivati dopo circa una ventina di minuti, e subito dopo sono giunti anche i miei genitori, ma purtroppo per Sara non c’è stato più niente da fare. Quando ho chiamato mia mamma e mio papà la prima volta, ho solo detto loro che avevamo fatto un brutto incidente, ma non appena ho riattaccato il telefono ho capito la gravità della situazione e li ho richiamati per dire loro che il suo cuore non batteva più».
Infine, Piffer (secondo di quattro fratelli, tutti sportivi) ha riflettuto su come migliorare la sicurezza di chi pedala. «Penso a delle regole più severe e quindi più rigide per il rispetto del ciclista. Agli automobilisti vorrei lanciare un appello ed è quello di sorpassare i ciclisti solo con un’adeguata distanza di sicurezza e se ci sono le giuste condizioni di visibilità. Vorrei poi dire a chi guida un veicolo di avere meno fretta, e dunque più calma. La vita è una, correre non serve a niente».