il personaggio

martedì 4 Febbraio, 2025

Lutto nella cultura: è morto Giorgio Boninsegna. Si è spento con un libro in mano

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Per 21 anni la sua libreria in centro storico a Rovereto era stata un punto di riferimento: per vecchi e nuovi titoli, ma anche per discutere e confrontarsi. A gennaio era caduto, poi l’infarto

Quando ad andarsene è un amico, il timore di cadere nella retorica dei sentimenti aumenta; Giorgio Boninsegna, che la città tutta percepiva come amico gentile ed elegante, non lo vorrebbe proprio. All’incredibile creatore e conduttore della libreria di Via Rialto “Io e i libri”, fatta a suo ricalco tra legni vissuti e canterini, non servirebbe un nanosecondo per stanare esagerazioni e trucchi da imbonitori. Eppure la sua morte lascia tutti veramente costernati, anche per la repentinità con cui è subentrata, a una settimana da un “banale” intervento al femore. Ora sarà difficile rinunciare a incontrarlo per le vie cittadine, sia pure con la sua andatura incerta e acciaccata; doloroso rinunciare a quel suo sorriso dietro al quale si intuiva una valanga di esperienze, conoscenze, letture, e quella voglia di comunicare che non l’aveva mai abbandonato, nonostante la difficoltà di parola lasciatagli in regalo dall’ictus che l’aveva colpito nel settembre del 2022.
Coerentemente con una vita vissuta esattamente come lui desiderava, anche a costo di scontrarsi con le consuetudini sociali un tempo più restrittive, lo scorso 23 gennaio, senza ascoltare consiglio alcuno, aveva voluto raggiungere alcuni amici a Verona. Al ritorno, poco dopo essere sceso dal treno, mentre s’accingeva a raggiungere la Casa di soggiorno Vannetti, in cui ormai risiedeva da un paio di anni, è avvenuta la malaugurata caduta: pronto soccorso, diagnosi di frattura al femore e dimissioni perché l’intervento non poteva essere effettuato immediatamente, a causa dei farmaci anticoagulanti che stava prendendo per problemi cardiaci. Giorgio ha fatto ritorno in ospedale per essere operato lunedì 27 gennaio e, a intervento andato bene, era stato dimesso giovedì 30. Tornato in Casa Vannetti in netta via di ripresa, stava già iniziando a muoversi col girello come ci racconta il fratello Corrado: «Sabato primo febbraio gli ho portato il giornale e sembrava che tutto andasse bene, purtroppo il suo povero cuore non ce l’ha fatta». È morto ieri mattina con un libro in mano, coerentemente.
Avevamo intervistato quest’uomo dalla personalità delicata e complessa come un contrappunto rinascimentale, in cui cultura e umanità si fondono, nel settembre 2023, esattamente un anno dopo la chiusura della sua libreria in pieno centro storico, sorvegliata dalle cariatidi di Depero. Già i roveretani rimpiangevano un librario nobile, civiltà d’antan, che sapeva consigliare e persino dare a credito libri che andava in giro personalmente a selezionare per i suoi clienti-amici. Un’abitudine, quella di mettersi in gioco in prima persona nella ricerca del bello, che aveva esercitato per una vita intera, sin da quando, signore elegante e bellissimo, selezionava stoffe e abiti da porre in vendita nel negozio di Via Mercerie che aveva chiamato con le proprie iniziali, “GB”, tanto per dire quanto partecipasse, nervi e carne, a quanto andava realizzando.
Classe 1947, perito elettronico per dovere, fashion design per passione, Boninsegna si era formato nella celebre scuola di moda milanese Marangoni, lavorando anche come selezionatore di tessuti e campionari alla Hilton di Calliano. Vita dinamica, aveva disegnato modelli per collezioni moda uomo a Monaco, a Bologna, fino ad approdare al bellissimo negozio veronese di Via Mazzini: 3 piani di moda, amava ricordare, bellissimo, in cui ha preparato collezioni per 10 anni, fino a quando i tempi moderni del pronto moda massificata hanno avuto la meglio. Ma in tutta quella sua vita di sensibilità tattile e cromatica non aveva mai dimenticato l’altra grande passione, che l’aveva accompagnato sin dall’infanzia, quella per la carta stampata. «Quando, arrivato a 50 anni, mi chiesi cosa potessi ancora fare senza “piegarmi” a prendere ordini da qualcuno – ci aveva confessato – mi venne naturale pensare a una libreria. L’ho chiamata “Io e i Libri siamo qui”, volevo fare capire che quello non doveva essere un asettico negozio in cui entrare, prendere, pagare e uscire. C’ero io, lì dentro, a disposizione anche solo per confrontarsi, scambiare pareri. L’ho condotta per 21 anni». Fino a quel sabato del ’22 in cui abbassò le serrande avvertendo un leggero malessere. Trovare la libreria chiusa fu il primo duro colpo per la città, abituata a trovarlo al suo posto anche di domenica. L’ultimo, quello definitivo, l’ha ricevuto ieri.
I funerali non sono ancora stati fissati, in attesa dell’arrivo della sorella Paola, da Amburgo, ma si svolgeranno presumibilmente domani.
Per la morte di Giorgio Boninsegna interviene anche l’assessore alla Cultura Micol Cossali, esprimendo una sorta di ringraziamento a una personalità che è stata originalmente attiva nel campo culturale cittadino: «Giorgio con la sua libreria, con quel suo spirito sempre attento e critico con cui sapeva cogliere spunti di riflessione portando avanti anche punti di vista diversi, è stata una figura importante per la città di Rovereto. È stata voce interessante, che con l’orgoglio ha portato avanti la propria diversità. La sua stessa libreria non era un negozio come tutti gli altri, era un posto dove si sapeva di poter trovare passione, amore per la cultura, per la letteratura. Attraverso l’arte aveva saputo coltivare senso civico e quei valori, lontano da intenti decorativi, che sono importanti per la vita di ognuno. Condivideva l’idea di cultura come ossatura della vita stessa di una comunità. Ed è anche bello ricordarlo come persona che è stata orgogliosa della propria originalità, che anzi ha vissuto e ha fatto vivere la propria originalità come cifra arricchente, voce di chi non ha mai voluto omologarsi». L’assessore sorride nel ricordare in quale modo lei non avesse più scordato il nome della plumbago, pianta conosciuta anche come gelsomino azzurro: «Era il periodo delle prime riunioni dei Distretti e si doveva stabilire il colore con cui contraddistinguerli. Quello di San Marco, dove si trovava la sua libreria, era già orientato sul bianco e lui, intestardito sul blu, si spazientì nel sentire che qualcuno non conosceva il bellissimo fiore della plumbago, simbolo di amore e fedeltà».