L'INTERVISTA

giovedì 6 Febbraio, 2025

Trentino Export compie 50 anni. Fedrizzi: «Verso gli Usa di Biden crescita del 32%. I dazi di Trump? Rischio frenata»

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Alle Cantine Rotari dal pomeriggio via agli appuntamenti sull’internazionalizzazione. «Francia, Spagna, Arabia e Corea i mercati su cui puntare»

«Le imprese trentine devono uscire dalla comfort zone». L’appello arriva da Barbara Fedrizzi, alla guida di Trentino export e vicepresidente di Confindustria Trento con delega all’internazionalizzazione. L’economia oltreconfine sarà al centro degli «Export Days» alle Cantine Rotari di Mezzocorona: oggi pomeriggio in una tavola rotonda ad hoc e domani negli incontri individuali tra le aziende e i referenti esteri. L’appuntamento è aperto a tutte le imprese del Trentino e dell’Alto Adige, e non solo alle 125 piccole e medie aziende consorziate alla cooperativa Trentino export, che festeggerà così i 50 anni di attività.
Perché nasce Trentino export?
«Nasce da un’idea lungimirante dei padri fondatori Giuseppe Menestrina, Leonello Letrari, Roberto Alberti, Armando Bonafini, Giuseppino Volani, Renato Girelli e Alessandro Calvo. Già allora si riscontrava l’esigenza di aiutare le piccole e medie imprese a espandersi nei Paesi esteri. L’export cominciava ad essere un tassello necessario per la crescita di un’azienda. Oggi è diventato imprescindibile. Andare all’estero è fondamentale perché i mercati del Trentino e dell’Italia possono rivelarsi saturi e possono entrare in un contesto economico di difficoltà. Potenziare il proprio mercato oltreconfine consente alle imprese di crescere e, allo stesso tempo, di reggere l’urto delle crisi».
Trentino export è stata fondata nel 1975, quattordici anni prima della Caduta del muro di Berlino: un altro mondo, un’altra epoca storica. Quali sono stati i principali cambiamenti che hanno inciso sul percorso di internazionalizzazione? E come sono stati affrontati?
«L’innovazione è uno dei tratti caratterizzanti dell’identità della nostra cooperativa, che ha saputo adattare nel tempo soluzioni e strategie alle esigenze di un contesto in rapida evoluzione. Penso al trattato di Maastricht e alla nascita dell’Unione europea, con l’avvento del mercato comune europeo negli anni Novanta. Penso ai cambiamenti sociali e all’avvento della globalizzazione nei primi anni del terzo millennio che hanno portato la cooperativa, sotto la guida di Andrea Penzo, a creare una nuova rete di referenti esteri per supportare al meglio le aziende trentine. E penso, infine, al primo Export Day, nel 2009, e all’egregio lavoro condotto in Brasile dove, sotto la presidenza di Marco Stenico, nel 2012 venne inaugurata la piattaforma logistica “Pi.Ma.Rio” per la distribuzione dei prodotti trentini in Brasile. Oggi contiamo una trentina di referenti sparsi in tutto il mondo».
Oltre due terzi dell’export trentino (il 66%) è in mano alle aziende con più di 100 dipendenti. Le piccole e medie imprese fanno ancora tanta fatica ad esportare…
«La dimensione dell’azienda è direttamente collegata alle potenzialità di esportazione. Le piccole e medie imprese, dunque, devono essere supportate da consorzi o associazioni, a partire dall’assesment iniziale (cioè un checkup delle potenzialità) fino alle diverse fasi di introduzione del prodotto nei mercati esteri».
Come descriverebbe l’export trentino?
«C’è una forte potenzialità inespressa. Soprattutto le piccole e medie imprese tendono a rimanere nella comfort zone, sia per paura sia per mancanza di cultura. Non ci si può accontentare solo di quello che si è creato fino ad adesso. Internazionalizzazione è crescita, crescita è qualità della vita, è benessere, è welfare. Il compito di Trentino export è proprio quello di stimolare le piccole aziende ad approfondire le tematiche dell’internazionalizzazione e, appunto, a dare un aiuto concreto per espandersi nei mercati esteri».
Finora è mancato un sostegno di «sistema»?
«Sì, sicuramente. Negli ultimi anni, però, il supporto all’internazionalizzazione da parte del pubblico sta diventando concreto e fattivo. Ci sono tantissime attività da sviluppare, ma i tempi nostri sono diversi da quelli del pubblico».
Qual è stata l’ultima missione «Paese» di Trentino export?
«In Arabia Saudita, nel 2023. La missione “Paese” permette a tutti di partecipare a un progetto di internazionalizzazione, indipendentemente dal settore. Ci siamo trovati con 12 aziende, metà trentine e metà altoatesine, dalla meccanica all’alimentare, dal tessile ai servizi. Ora stiamo organizzando una missione in Francia insieme a Trentino sviluppo. La collaborazione con la società della Provincia nasce per fare rete e aiutare tutte le aziende a 360 gradi. Ma, come detto, purtroppo bisogna rispettare i tempi del pubblico».
Ci sono altre missioni in programma?
«I mercati sui quali abbiamo deciso di puntare insieme alla Provincia sono Francia, Spagna, Arabia Saudita e Corea del sud. Noi, come Trentino export, facciamo anche un focus “Paese” al mese su Stati potenzialmente interessanti. L’Export days “sostituisce” questi focus: le aziende avranno la possibilità di incontrare 15 dei nostri referenti (da remoto) per capire le potenzialità del proprio prodotto nel Paese di riferimento. Per quest’anno, inoltre, oltre all’Export days, abbiamo programmato dei focus su Messico, Cina, Egitto e Golfo Persico».
Che impatto avrà la politica dei dazi di Trump?
«Se metterà i dazi sui nostri prodotti ci sarà sicuramente un rallentamento dell’export. Non ce lo auguriamo perché negli ultimi anni l’esportazione verso gli Stati Uniti è aumentata notevolmente, soprattutto sotto la presidenza Biden, con una crescita del 32% e un consolidamento dei volumi sui 620 milioni di euro. Dobbiamo rafforzare l’Europa e trattare con gli Usa in maniera compatta, altrimenti Trump deciderà di applicare i dazi su tutti i Paesi in modo indiscriminato oppure farà accordi con singoli Stati».