La storia

domenica 9 Febbraio, 2025

Pietro Miola, il cuoco che conquistò Niigata. Fu il primo italiano ad aprire un ristorante in Giappone

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La sua eredità è ricordata ancora oggi: ne ha ricostruito la storia il professor Masayoshi Ishida, ospite ieri a Fiera

Pietro Miola, originario di Pieve nel Primiero, nell’Ottocento ha intrapreso un viaggio straordinario che lo ha portato dalla sua tranquilla valle trentina fino alle affascinanti terre del Giappone. Nato il 2 febbraio 1837 da una famiglia umile, Miola ha sfidato le avversità e ha costruito un ponte culturale tra l’Italia e il Giappone, diventando una figura leggendaria. La sua storia, che abbraccia due secoli e due continenti, ed è stata recentemente ricostruita dal professor Masayoshi Ishida, presidente della facoltà di Gastronomia di Scienze dell’Alimentazione all’Università di Tokyo e rappresentante di Slow Food in Giappone.
Ieri, lo studioso ha raccontato le vicende di Miola in una conferenza a Fiera di Primiero. Nato a Pieve da Domenico Miola e Caterina Della Torre, Pietro aveva nove fratelli e proveniva da una famiglia non benestante, il padre era un semplice villico. Nonostante non fosse cuoco di professione, aveva acquisito esperienza di cucina come «maestro di casa della Clotilde», era infatti sovraintendente della cucina e della mensa militare sulla nave da guerra, Clotilde, di Tommaso di Savoia. Non indossando la divisa militare, arrivato a Yokohama poté lasciare la nave. Gli stranieri però nell’Ottocento in Giappone non potevano uscire dalla zona a loro delimitata, Pietro ci riuscì grazie all’arrivo di un circo europeo.
Il circo a quel tempo era molto apprezzato dalla corte imperiale. Nell’estate del 1874, con una compagnia circense francese, Miola arrivò così a Niigata, una città animata dall’apertura del nuovo porto. Gravemente ferito e abbandonato dalla carovana circense, Pietro fu aiutato dal governatore della prefettura che, commosso dalla sua storia, gli offrì 200 yen per aprire un ristorante specializzato in stufato di manzo (Gyunabe). Prima di allora, in Giappone non si mangiava carne di manzo, quindi questa fu una vera novità. Miola chiamò il locale «Italia Ken» (“ken” in giapponese significa “tettoia”). Il locale però andò distrutto causa un grande incendio nel 1878 ma grazie all’incoraggiamento delle persone vicine a Pietro, venne ricostruito nella sua attuale sede di Nishibori.
A quel punto non era più solo un ristorante di Gyunabe, ma divenne il primo vero ristorante occidentale del Giappone. «Italia Ken», esiste ancora oggi e Pietro Miola viene tuttora ricordato. Per un po’ di tempo Miola fu chiamato Pietro Migliore, un cambio di cognome avvenuto per l’italianizzazione promossa dal regime fascista. Miola era descritto come un uomo grassottello e affabile, chiacchierone e molto accogliente nel suo locale, che piaceva a tutti.
«Ha introdotto i Giapponesi alle delizie dei maccheroni e dell’Asti Spumante, mi fa sentire il benvenuto ed è entusiasta del papa Pio IX e del re Vittorio Emanuele» scrisse Goustave Goudareu, segretario all’ambasciata italiana di Tokyo, in un diario di viaggio. Pietro Miola portava sempre il Primiero nel cuore, chiamò il suo cane Brikan, un nome che si presume derivi dal passo Brocon, dove lo stesso Pietro in un’intervista ha raccontato di andarci spesso da bambino.
Prima di arrivare in Giappone, sembra che Miola fosse stato uno dei volontari dei Mille di Garibaldi. Questa ipotesi è supportata dalle due medaglie che Miola porta affisse al kimono nell’unica immagine che lo ritrae. Una medaglia era commemorativa per la guerra d’indipendenza e una seconda gli era stata conferita dall’Italia per aver partecipato al primo combattimento. Pietro Miola tornò in Italia molto ricco, e nel 1914 si trasferì a Vicenza. Nel 1920, insieme alla sorella, si stabilì a Torino, dove ha concluso la sua vita avventurosa.
L’evento con il professor Ishida, molto apprezzato e partecipato da parte dei locali, è stato organizzato dalla Condotta Slow Food Primiero in collaborazione con diverse associazioni locali. Il progetto fa capo a «I Sabati del Mondo», che celebra le storie di persone che hanno contribuito a creare legami tra culture diverse. L’eredità di Pietro Miola continua a vivere, sia in Italia che in Giappone, come simbolo di connessione culturale e di innovazione. La sua storia è un esempio di come l’immigrazione, la resilienza e l’apertura mentale possano portare a risultati straordinari, creando legami duraturi e significativi tra persone di diverse parti del mondo. Miola ha lasciato un’impronta indelebile nelle pagine dei libri di storia ed ha rappresentato un ponte tra due culture lontane, arricchendo il patrimonio gastronomico e umano di due paesi.