lunedì 10 Febbraio, 2025
di Davide Orsato
Si è vista sparire in un colpo solo, in pochi minuti cinquemila euro dalla tessera prepagata. È l’incubo di ogni correntista è, nel 2021 è diventato realtà per una cinquantenne residente a Mezzolombardo. Dopo quattro anni, però, è arrivata la sentenza del giudice di pace che ha deciso che il servizio di carte prepagate dovrà ridare tutti i soldi, oltre a rifondere le spese legali.
Si sta parlando, niente meno, che che di Postapay, di proprietà di Poste Italiane. Una carta ricaricabile diffusissima e utilizzata anche per iniziative istituzionali (una su tutte: il reddito di cittadinanza). La vicenda accaduta a nel centro della Rotaliana potrebbe riguardare anche altre persone: perché la disavventura, ma sarebbe meglio dire «truffa vera e propria» ha coinvolto altre persone, molte anche in Trentino.
Blitz informatico
I fatti risalgono al marzo del 2021. La donna ha risposto a un messaggio che sembrava arrivare dall’operatore bancario, cioè da Postepay. Ma è un caso di phishing, della truffa, solitamente — ma non esclusivamente — punta, utilizzando account e siti fittizi, capaci, però, di replicare quelli di istituzioni bancarie «vere» a raccogliere i dati necessari per l’accesso degli utenti. A volta i sistemi sono molto efficaci: in questo caso i truffatori sono riusciti a carpire la fiducia della donna, fino a indurla a inserire un codice pin comunicatole da Postepay (quello vero) via cellulare. Sono bastati pochi minuti per svuotare il conto: la vittima si è trovata con un bello «zero» come saldo.
Le contromisure
La donna non è rimasta con le mani in mano e ha subito bloccato la carta e avvisato Poste Italiane. Nel giro di qualche giorno ha presentato anche denuncia alle forze dell’ordine. Si aspettava una risposta anche dalla società legata a Poste Italiane, ma ha tardato. E, quando, arrivata, è stata tranchant: la colpa sarebbe stata tutta della donna, che non ha preso le necessarie precauzioni per evitare la truffa.
Davanti al giudice
La vittima non ci è stata. Ha ricorso all’aiuto degli avvocati Paolo Mazzoni e Danilo Pezzi ha adito alle vie legali. La questione è finita davanti al giudice competente, di Mezzolombardo, che si è pronunciato lo scorso 3 febbraio. La società non si è nemmeno presentata e la sentenza è arrivata contumacia. L’unica risposta che è arrivata la società è stata una nota presentata un giorno prima dell’udienza che si è tenuta a luglio 2024 e non accolta, perché arrivato oltre il termine dei dieci giorni precedenti.
La sentenza
Alla fine, il giudice di pace Alessandro Sigillo ha stabilito che Postepay dovrà pagare 4.999,99 euro, poco meno rispetto la cifra persa (5.100 euro) oltre a 1.265 euro di spese legali. Per il giudice, quanto accaduto rientra nella sfera del rischio professionale delle banche, che devono assumersi l’onere della sicurezza. Ma c’è anche un altro punto, tecnico ma sostanziale. Il giudice ha infatti eccepito che la soglia di sicurezza non era adeguata. Con un solo codice, arrivato in un singolo Sms è stato possibile effettuare l’operazione sufficiente a svuotare il conto. Insomma: serviva un maggiore protocollo di sicurezza. «Si è trattata di una truffa ben congegnata — spiega l’avvocato Pezzi — un phishing “fatto bene” che ha colpito molte persone. Si è trattato, infatti, di un problema ricorrente quando è stata lanciata la formula utilizzata dalla nostra cliente, Postepay Evolution. E ci sono molti casi del genere, in Italia ma anche in Trentino, che stanno finendo nelle aule giudiziarie».